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Manufatti abusivi a casa della famiglia del sindaco di Stefanaconi: chieste le dimissioni di Solano

I consiglieri di minoranza richiamano l'ordinanza sui quattro manufatti della famiglia del primo cittadino: «Stante il grave fatto, deve fare un passo indietro»

Manufatti abusivi a casa della famiglia del sindaco di Stefanaconi: chieste le dimissioni di Solano
Il Consiglio comunale di Stefanaconi
Salvatore Solano

Movimento per Stefanaconi”, il gruppo di opposizione in Consiglio comunale a Stefanaconi interviene in merito all’ordinanza n. 286 del 22 novembre scorso emessa dallo stesso Comune, con la quale «a seguito del sopralluogo effettuato congiuntamente ai carabinieri della locale Stazione di Sant’Onofrio, l’Ufficio Tecnico comunale di Stefanaconi, riscontrava – scrivono – presso l’abitazione della famiglia del sindaco Salvatore Solano, dove lo stesso abita ed è residente fin dalla nascita, ben quattro manufatti costruiti abusivamente in quanto “opere prive di titolo edilizio”, ingiungendone l’immediata demolizione».
«Tale ordinanza – proseguono i consiglieri di minoranza – segue alla sospensione di qualche mese addietro dei lavori e conseguente istanza di permesso in sanatoria per la realizzazione di una cappella funeraria nel locale cimitero, pure questa di proprietà della famiglia del sindaco, in quanto sprovvisti di progetto e licenza edilizia». [Continua in basso]

Chieste le dimissioni del sindaco

Per il “Movimento per Stefanaconi”, «stante la gravità degli atti, che evitiamo di commentare, non possiamo esimerci però dal sollecitare, ancora una volta, le dimissioni del sindaco Solano.
Lo facciamo – spiegano – nel rispetto della legalità e del ruolo politico di controllo e di verifica che ci è stato demandato, non già perchè confidiamo in una sua presa di coscienza del senso delle istituzioni, che sempre dovrebbe contraddistinguere un rappresentante delle stesse.
Rappresentante delle istituzioni che in ogni circostanza è chiamato a dimostrare, di essere un punto di riferimento morale per tutti i cittadini e quindi, ancor prima ed ancora meglio di questi – concludono i firmatari del documento – dovrebbe rispettare, e non solo far rispettare, le regole e le leggi».

Salvatore Solano è anche presidente della Provincia di Vibo Valentia ed in tale veste sono state chieste le dimissioni da parte del Pd in quanto rinviato a giudizio per corruzione, estorsione elettorale e turbata libertà degli incanti (in quest’ultimo caso con l’aggravante mafiosa) con l’ente Provincia costituito parte civile nel medesimo procedimento penale (Petrol Mafie). Le ipotesi di reato contestate a Salvatore Solano sono mosse dalla Dda di Catanzaro – guidata dal procuratore Nicola Gratteri – in concorso con il cugino Giuseppe D’Amico (arrestato per associazione mafiosa, narcotraffico, estorsione ed un’altra sfilza di reati)

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