Il Pd e la candidatura divisiva di Michele Mirabello a segretario provinciale
Si riapre il dibattito politico nel Partito democratico per la successione a Enzo Insardà. Il nome dell’ex consigliere regionale evoca a tanti un ritorno al passato remoto inconciliabile con la necessità di rinnovamento delle forze di centrosinistra
In questi giorni all’interno del Partito democratico si è riaperto il dibattito sulla successione dell’attuale segretario provinciale Enzo Insardà, il quale ha deciso di non riproporre la propria candidatura. L’obiettivo è quello di individuare soggetti che posseggano caratteristiche in linea con le enunciazioni da tanto tempo ripetute a tutti i livelli nel Pd. In particolare si mira ad individuare una persona politicamente leale, affidabile e credibile che non crei divisioni e riesca ad amalgamare tutte le varie sensibilità, che rappresenti un netto segno di rottura con il passato per poter procedere verso quel percorso di rilancio e di rinnovamento capace di rimuovere tutte le scorie che hanno avvelenato il partito, ed in grado successivamente di riunire intorno ad un unico tavolo tutte le forze dell’area di sinistra per realizzare un fronte comune contro il soverchiante predominio del centrodestra. [Continua in basso]
Dopo tutte queste belle parole e gli encomiabili intenti, sentire che tra le candidature più accreditate – intorno alle quali si sta discutendo – figuri quella di Michele Mirabello è apparsa come una battuta di spirito, rappresentando l’ex consigliere regionale, per come vedremo, l’esatto contrario di tutto ciò che vuol perseguire. Riteniamo che tale candidatura non possa rappresentare l’inizio del nuovo corso di cui tanto si parla, bensì dieci passi indietro nel tempo, anzi una corsa sfrenata verso quel passato sul quale a parole si vorrebbe porre una pietra tombale. Sono infatti molti gli episodi legati alla storia politica dell’aspirante candidato che testimoniano la sua totale inconciliabilità con quel che si cerca e con gli obiettivi indicati. A tal uopo riteniamo utile iniziare proprio dalle vicende che segnarono la sua precedente elezione a segretario provinciale. Mirabello prevalse su Peppe Barbuto, stimatissimo assessore ai lavori pubblici dell’ente provinciale guidato da De Nisi, ma quel risultato fece gridare allo scandalo, in quanto – per come raccontarono le cronache dell’epoca – si parlò di uno spregiudicato uso di tessere farlocche, essendo emerso che in diversi comuni il partito aveva più tesserati che voti.
Per quanto ci riguarda, siamo convinti che, se le cose fossero andate in maniera diversa, oggi racconteremmo un’altra storia ed il partito si troverebbe in acque ben più tranquille; invece quel risultato, che consegnò le redini del partito a Mirabello, segnò l’inizio della parabola discendente e fece maturare, nei tempi successivi, l’idea dell’abbandono a personaggi politici che avevano fatto la storia del Pd. Alla luce di questo nostro convincimento, appare paradossale che oggi qualcuno si attardi a discutere sull’opportunità di riconsegnare il partito nelle mani di Mirabello, consentendogli di completare l’opera di azzeramento a suo tempo avviata. Quanto poi a lealtà, affidabilità e credibilità politica, i fatti dicono che nessuno più di lui sia così distante da tali valori; anche in questo caso rinviamo alle cronache giornalistiche che si occuparono dei suoi proverbiali e sistematici tradimenti nei confronti dei propri benefattori politici, La Torre prima, De Nisi poi ed infine Censore, il tradimento che fece più scalpore di tutti, sia per l’assoluta ingratitudine dimostrata nei confronti di chi lo aveva portato dall’anonimato alla ribalta del Consiglio Regionale, sia per i tempi e le modalità con cui fu posto in essere. E’ ovvio che Mirabello abbia tutto il diritto di proporre la propria candidatura ma è altrettanto chiaro che vada riconosciuta pari dignità a chiunque su di essa esprima le sue valutazioni, positive o negative che siano; il punto non è dunque questo ed infatti l’attenzione è tutta rivolta al partito, per capire chi sponsorizzerà e soprattutto attraverso quali argomentazioni sosterrà che Mirabello rappresenta la persona giusta per dare quel netto segnale di rottura con il passato di cui tutti parlano, e che i suoi trascorsi hanno evidenziato capacità di aggregazione, lealtà, affidabilità e credibilità politica tali da riscuotere incondizionata fiducia all’interno del Pd ed all’esterno tra i sostenitori e le altre forze della sinistra che dovrebbero sedere intorno a quell’ipotetico tavolo di cui si è detto. Chiuso il capitolo Mirabello ed affrontando un discorso di più ampio respiro, riteniamo che, per dare un vero segnale di cambiamento immediatamente percepibile da parte di tutti, andrebbe valutata l’ipotesi di un cambio di genere, una donna segretario provinciale sarebbe una novità assoluta, dagli effetti terapeutici distanti anni luce rispetto a quelli che potrebbero conseguire alla riesumazione di una qualsiasi vecchia cariatide della politica che ancora ruota intorno al partito.
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