Fusione tra Comuni nel Vibonese, Romeo (Pd): «Progetto che può dare risultati ottimali». Poi la sua idea
Il presidente dell’assemblea provinciale democrat: «Necessaria un proposta definitiva, che sia innanzitutto condivisa da tutti i sindaci dei Municipi coinvolti».
«La proposta del Comitato “Progetto Valentia” ha, secondo il mio avviso, innescato un dibattito estremamente interessante e culturalmente avanzato. Voglio complimentarmi e ringraziare come cittadino vibonese, i componenti del Comitato, per l’accurato lavoro di analisi dei dati, ma soprattutto per la sensibilità civica e politica della proposta. Non c’è alcun dubbio sulle positività che una qualsiasi fusione determina, anche in ambito privato dove l’efficienza dei servizi e le realtà economiche spesso sono brillanti». Pensieri e parole di Enzo Romeo, presidente dell’assemblea provinciale del Partito democratico vibonese, il quale prende una posizione netta in merito al dibattito sulla fusione dei Comuni del Vibonese aperto proprio dal “Progetto di fusione e la nascita della città di Valentia” lanciato dall’associazione “Progetto Valentia” presieduta da Nicola Cortese. Proposta, questa, che propone di unire al Comune di Vibo Valentia altri 13 centri del Vibonese (Pizzo; Mileto; Maierato; Jonadi; San Gregorio d’Ippona; Sant’Onofrio; San Costantino Calabro; Filandari; Briatico; Filogaso; Stefanaconi; Cessaniti; Francica) per realizzare un grande ente territoriale che arriverebbe ad essere la terza città della Calabria. [Continua in basso]
Inizio di «una nuova era»
Romeo, quindi, sa da che parte stare, lo dice e ribadisce con forza di essere estremamente «favorevole» all’unione tra più enti locali. Ed «a maggior ragione – puntualizza in proposito l’interessato – la fusione di enti pubblici nel Mezzogiorno di Italia, caratterizzati da grandi difficoltà economiche, strutturali e tecniche, non può che essere vista come la risoluzione dei tanti problemi e l’inizio di una nuova era per la realtà meridionale. Basterebbe analizzare i dati derivanti da un semplice consorzio dei servizi primari che vengono resi dagli enti locali, per accertarsi dei benefici economici ed organizzativi che esso determina, quindi figuriamoci la fusione politica di enti nella loro interezza».
La fusione politica di enti pubblici, spiega ancora il dirigente provinciale del Pd, «porta alla creazione di aree vaste dal punto di vista amministrativo, e questo secondo una visione sempre più europea, viene a determinare una maggiore competitività del territorio nell’ambito della valutazione di progetti sia strutturali sia di sviluppo socio-economico. L’estensione territoriale e la popolazione di un territorio – viene rimarcato ancora – sono i punti di maggiore forza nella richiesta di fondi, sia governativi che europei. Se la decisione di fondere degli enti locali di maggiore o minore dimensione si basasse su questi dati, la cosa sarebbe estremamente semplice ed immediata, ma il tutto deve fare i conti con una cultura fortemente campanilistica e dura a recepire concetti di cooperazione e centralizzazione anche se democratica, dei sevizi ordinari atti alla gestione delle comunità che andrebbero a fondersi».
Auspicata una proposta definitiva
Per Romeo, però, diventa «necessaria una proposta definitiva, che sia innanzitutto condivisa da tutti i sindaci dei Municipi del Vibonese coinvolti. Questi stessi dovrebbero rendersi promotori di una campagna di promozione e motivazione profonda dei rappresentanti politici nelle varie realtà ed insieme ad essi, determinare una scelta condivisa tra la popolazione di ogni Municipio. Il ruolo più semplice è senz’altro quello del consiglio comunale del capoluogo di provincia come Comune capofila, mentre nei restanti Comuni potrebbe non essere un lavoro facile».
Chiede il presidente dell’assemblea provinciale dem: «Quanti sono i sindaci che condividono in modo convinto il progetto? Quanti sono i sindaci che condividendo anche in modo convinto, sono disponibili ad iniziare un lavoro così difficile? Sono domande che probabilmente i promotori si saranno già poste, ma alle quali bisognerà dare risposte concrete attraverso le delibere dei consigli comunali. Mi piacerebbe – spiega il dirigente politico – che questo mio dubbio fosse smentito dai fatti ed in tempi brevi, se questo avvenisse ne sarei felice, avendo a cuore le sorti di una città e di un territorio provinciale che amo e che vorrei vedere crescere e svilupparsi. Un progetto culturalmente ambizioso, come tutte le idee ambiziose può dare un risultato ottimale solo nel tempo e se crediamo nello sviluppo dei nostri territori, abbiamo l’obbligo e il dovere di crederci fino in fondo». [Continua in basso]
Viste le possibili difficoltà, Romeo fa presente in chiusura di intervento che «si potrebbe partire da una fusione più contenuta, magari dettata anche da distanze chilometriche ridotte tra i centri abitati, per esempio Vibo, Sant’Onofrio, Stefanaconi e Ionadi. Tutto ciò consentirebbe di intraprendere un percorso certamente virtuoso con risultati positivi ed immediati che potrebbero portare a fare riflettere anche altre realtà municipali sulla validità del progetto».
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