Filadelfia, Caterina Ruscio rinuncia a entrare in Consiglio e attacca il sindaco
L'esponente di “AttivaMente per Filadelfia”: «Avviata una fase di “azioni punitive” con la pretestuosa richiesta di ineleggibilità del professore Vito Rondinelli»
«Vista la documentazione inviatami al fine di accettare la nomina a consigliere, ritenuto che le ragioni, non condivisibili, che hanno spinto questa amministrazione a deliberare la decadenza di Vito Rondinelli sono sovrapponibili anche alla mia posizione e a quella dell’intero comitato di gestione della Biblioteca comunale, comunico la mia indisponibilità ad accettare la relativa nomina».
Si tira fuori Caterina Ruscio, prima dei non eletti della lista “AttivaMente per Filadelfia”, che sarebbe dovuta subentrare in Consiglio comunale di Filadelfia al posto proprio di Vito Rondinelli, quest’ultimo dichiarato ineleggibile dal civico consesso e, più in particolare, dal gruppo consiliare di “Coraggio Filadelfia”.
L’ineleggibilità è legata alle mancate dimissioni di Rondinelli – prima della candidatura a consigliere – dalla carica di presidente di Castelmonardo, istituzione comunale. Il gruppo consiliare “Attivamente per Filadelfia” nel difendere Rondinelli ha tuttavia fatto presente che anche il sindaco Anna Bartucca non si è dimessa dalla carica di consigliere della Biblioteca comunale. La rinuncia di Caterina Ruscio, dunque, ha tutti i contorni di una ferma e convinta vicinanza a Rondinelli, sottoposto a un «singolare “processo” di ineleggibilità» e, contestualmente, di un duro richiamo al primo cittadino.
Avviata una fase di «azioni punitive»
«In questi giorni – dichiara l’interessata – ho avuto modo di riflettere sull’intera vicenda. Devo dire che, inizialmente, ho pensato a come interpretare un ruolo che ritengo personalmente gratificante, proprio perché il nostro gruppo ha condiviso un programma che ha come fondamento l’impegno, la responsabilità e il cambiamento. E pensavo a come esprimere al meglio le mie competenze in una situazione complessa, a come tradurre in azioni politiche le istanze del gruppo. Tutto questo mi preoccupava non poco, ma, nel contempo, mi rendeva orgogliosa, perché mi si presentava l’occasione di verificare sul campo le mie capacità. Poi, devo confessare, durante questi momenti di lunga riflessione, ho visto scorrere nella mia mente le immagini di questo nuovo percorso di opposizione. Ho visto come il gruppo, da una naturale delusione per l’esito delle elezioni, sia passato a un atteggiamento di matura responsabilità, proponendo una collaborazione sui progetti i quali, con l’apporto critico della minoranza, potevano rappresentare un’opportunità di rilancio dalle grandi prospettive, proprio perché realizzati a partire da un’ampia condivisione rispetto ai bisogni della comunità».
È bastato poco, invece, annota l’interessata, «per capire che la disponibilità alla collaborazione, almeno sui progetti di grande valenza, era stata recepita solo con qualche parola di circostanza e che, in realtà, era fuori dall’orizzonte della maggioranza. Ed era, altresì, chiaro che la novità di genere non era altro che una illusione ottica, senza prospettive e autonomia. Non si spiega altrimenti l’avvio di una fase di “azioni punitive” con la pretestuosa richiesta di ineleggibilità del professore Vito Rondinelli. Dal canto nostro abbiamo prodotto le opportune controdeduzioni supportate da importanti elementi giuridici. Tuttavia, in Consiglio la maggioranza ha preso una decisione precostituita, prova ne – aggiunge Caterina Ruscio – è il fatto che i due portavoce (sindaco e vicesindaco) che hanno parlato a nome di tutti, non sono mai entrati nel merito delle contestazioni da loro stessi sollevate, ma hanno ostinatamente divagato, consegnando frettolosamente un documento scritto per liquidare la questione con un netto rifiuto».
Mancate dimissioni del sindaco dal comitato della Biblioteca
L’ostentazione di questa indecifrabile arrogante sicurezza – spiega la Ruscio – è cominciata a vacillare solo quando è stato fatto notare alla sindaca, Anna Bartucca, che lei non si era dimessa dal comitato di gestione dell’istituzione Biblioteca. I lunghi attimi di forte imbarazzo venivano rattoppati, infine, con la frase “non era necessario che io mi dimettessi”. Ma siccome il rammendo non era un capolavoro di sartoria, interveniva il vicesindaco che affermava, in sostanza, che la sindaca si poteva considerare decaduta, in quanto per sei mesi non aveva svolto attività. Anche questo rammendo peggiorava la situazione. Allora, meglio fare un taglio netto ai rattoppi: perché non togliere dal verbale la dichiarazione “Non era necessario che io mi dimettessi”? È presto fatto! Senza rattoppi il capo d’abbigliamento si presentava come nuovo. Sennonché, a conclusione del lavoro, il bel vestito veniva deturpato da una impertinente sfilacciatura. Infatti, improvvisamente si vedeva penzolare, attaccata a un esilissimo filo, la domanda del professore Rondinelli: “Sindaco, perché non ha rassegnato le dimissioni dal comitato di gestione della Biblioteca?”, priva però della risposta udita da tutti i presenti: “Non era necessario che io mi dimettessi”».
“Coraggio Filadelfia”?
Tutto questo – si fa notare ancora Caterina Ruscio – «avveniva al cospetto di tutti gli altri consiglieri, irrigiditi nei loro scranni, ignari, credo, degli elementi utili fondamentali per poter prendere con coscienza una decisione importante. Di conseguenza, votavano con timida e rattrappita mano, probabilmente in esecuzione a un ordine di scuderia, visto che nessuno aveva avuto il “coraggio” di offrire una pur sintetica dichiarazione di voto. Ho pensato, allora, ai momenti della campagna elettorale, quando il nostro gruppo veniva tacciato di essere inadeguato rispetto alla loro formidabile giunta che già scalpitava per dar prova di sé; si sa che la sua partenza veniva imprevedibilmente rinviata, benché prevista dall’odg. Un rinvio che pensavamo fosse dovuto all’elaborazione profonda dei contenuti da comunicare. E quando, finalmente, ciò è avvenuto, abbiamo assistito al poco edificante spettacolo di una “programmazione” parziale, priva della necessaria organicità, utile a una seria valutazione. Una grande squadra, come detto, così “coraggiosa” che il vicesindaco non ha trovato grandi resistenze nel sottrarre le deleghe più pesanti (bilancio, lavori pubblici, commissione elettorale, capogruppo), anche se lo ha fatto, per come dichiarato, per dare tempo ai suoi consiglieri di prepararsi e, quindi, di essere in grado di svolgere tali funzioni. Da parte mia, spero che possano superare “l’esame” al più presto, e che siano “promossi”. Ma il capolavoro dei capolavori è che si sono fatti affibbiare l’etichetta “Coraggio Filadelfia”, che allo stato sembra una beffa, un ossimoro, perché, purtroppo, fin qui, di coraggio ne hanno dimostrato poco».
Una «palude di ambiguità»
In questa vicenda, nella quale «la sindaca si è impantanata nella situazione che lei stessa ha orchestrato», Caterina Ruscio confida di trovarsi suo «malgrado, accomunata ad essa, in quanto, nella passata consiliatura, mi ritrovavo nel ruolo di presidente facente funzioni della Biblioteca. Legate dallo stesso destino, certo, ma lei, con un colpo d’ali e di genio si tirava fuori dal pantano con l’ormai risaputa frase: “Non era necessario che io mi dimettessi”, mentre io sono rimasta nella palude d’ambiguità creata dalla maggioranza. E tuttora mi trovo con le ali impaniate in questa assurda storia. Potrei chiedere una mano alla sindaca. Però, ho deciso di restare in questa pozzanghera, perché la mia condizione è quella di chi fa un sacrificio personale per rivendicare un principio universale di uguaglianza; perché dichiararsi ineleggibile in questa situazione significa, per me, “intellegibile”, cioè chiara, trasparente, degna del voto e della considerazione degli elettori e dei cittadini. Io dichiaro di essere ineleggibile, noi dichiariamo di essere ineleggibili, poiché oggi questa affermazione costituisce un grido di libertà contro l’innalzamento di un muro di divisione nella nostra comunità».
In conclusione, la rappresentante di “AttivaMente per Filadelfia” spiega di avere «deciso di fare un passo indietro da una postazione personale, poiché la mia rinuncia è un sacrificio modesto rispetto al passo in avanti che fa la democrazia. Spero che la mia rinuncia alla rappresentanza della minoranza in consiglio comunale possa contribuire a migliorare – conclude l’interessata – le relazioni del vivere civile e restituire il giusto valore all’impegno politico nella nostra comunità».