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Comune Vibo: l’inadeguatezza di sindaco e assessori potenziano il ruolo della dirigente Teti

Continuano le acrobazie burocratiche attraverso la “somma urgenza” in mancanza di indirizzi politici. Emergono poi circostanze sconcertanti: l’ente ha incassato zero euro dal bando sullo Sport e dai fondi Pin.Qua, mentre l’amministrazione non risponde sui mancati canoni del Sistema bibliotecario e il presidente del Consiglio disconosce le norme regolamentari

Comune Vibo: l’inadeguatezza di sindaco e assessori potenziano il ruolo della dirigente Teti
Il Comune di Vibo Valentia
L’assessore Mochele Falduto e Maria Limardo

Quello appena trascorso è stato un fine settimana caratterizzato da un duro confronto tra la maggioranza che governa il Comune di Vibo Valentia e le forze di opposizione. L’input va ascritto ad una serie di interrogazioni presentate dai consiglieri di minoranza Scrugli, Pugliese e Luciano miranti – per quanto concerne le prime due – a far luce sui motivi per i quali alcuni Comuni avevano ricevuto ingenti finanziamenti mentre Vibo è rimasta al palo e sulle stravaganti acrobazie burocratiche poste in essere dalla dirigente Teti, mentre il capogruppo del Pd Luciano aveva chiesto che venisse fatta chiarezza sui rapporti tra l’ente ed il Sistema Bibliotecario Vibonese. Riteniamo, sulla scorta di quel che diremo, che i tre consiglieri – attraverso le loro interrogazioni e gli interventi sugli organi di informazione – abbiano fatto emergere tutte le inadeguatezze di un esecutivo ormai completamente allo sbando e di un presidente del consiglio che non conosce le norme che regolano il funzionamento dell’organo che presiede, mentre non si sono rivelati idonei a risollevare le quotazioni di sindaco ed assessori gli interventi ad adiuvandum dei gruppi consiliari di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Città Futura, in quanto gli stessi non affrontano le questioni di merito ma si limitano ai soliti attacchi personali senza né capo né coda. [Continua in basso]

Adriana Teti

Nello specifico i consiglieri Scrugli e Pugliese – dopo aver preso atto che al Comune di Lamezia erano stati assegnati ben cento milioni di euro, nell’ambito dei fondi denominati Pin.qua, e che ai Comuni di Serra San Bruno, Filogaso, Mileto, San Calogero e Sant’Onofrio, in relazione al bando “Sport e periferie”, era stata destinata a ciascuno di essi una somma di circa settecentomila euro – e constatato pure il protrarsi del malvezzo della dirigente Teti di procedere con la famosa formula della “somma urgenza” – chiedevano agli assessori competenti delucidazioni in merito. Dai chiarimenti forniti dagli  assessori Primerano in relazione ai fondi Pin.qua, Falduto per il bando “Sport e periferia” e Santacaterina per quanto concerne il modus operandi della dirigente in ordine ai lavoratori interinali, sono emerse delle circostanze sconcertanti: il Comune ha incassato dai fondi Pin.qua l’invidiabile somma di zero euro per mancata partecipazione in quanto gli uffici erano impegnati nel seguire altri progetti, rimasti però oscuri; anche gli zero euro incassati dal bando “Sport e periferie” sono da ascrivere alla mancata partecipazione, la cui responsabilità – ci ha tenuto però a precisare l’assessore Falduto – non gli può essere addebitata in quanto all’epoca la delega era in capo ad altro soggetto che, ciliegina sulla torta, era lo stesso sindaco Maria Limardo.

L’assessore Santacaterina e il sindaco Limardo

Infine, da quanto dichiarato dall’assessore Santacaterina, apparsa più confusa del solito, si è dedotto che la dirigente Teti ha ormai relegato gli assessori ed il sindaco ad un ruolo di semplice coreografia, agendo ed assumendo decisioni in assenza o, peggio, in contrasto con gli atti di indirizzo politico, ritenendosi evidentemente titolare degli stessi poteri sostitutivi di sindaco, giunta e consiglio che la legge assegna ai commissari prefettizi. Sul punto la Scrugli è stata molto illuminante spiegando, documenti alla mano, come la dirigente Teti, in occasione dell’ennesima proroga dei lavoratori interinali – dovuta ai soliti motivi di “somma urgenza” conseguenziali alla  mancata attuazione delle sue stesse precedenti determinazioniin assenza di specifici atti di indirizzo abbia deciso motu proprio. [Continua in basso]

Stefano Luciano e Rino Putrino

Ancor peggio per quanto riguarda la tematica sollevata da Stefano Luciano, il quale chiedeva di conoscere se il Sistema Bibliotecario Vibonese continuasse a non pagare il canone pattuito con il Comune (15.000 euro annui) per l’utilizzo dei locali di palazzo Santa Chiara, per come in precedenza affermato dall’assessore Scalamogna in Consiglio comunale. In questo caso, né il sindaco né l’assessore hanno fornito alcuna risposta, preferendo mantenere un “sospetto silenzio” disertando l’aula consiliare. Su questo argomento si inserisce la polemica accessoria innescatesi  tra Luciano ed il presidente del consiglio comunale Rino Putrino, all’esito della quale si è avuta l’ulteriore conferma dell’inadeguatezza di tutti coloro che sono stati scelti per ricoprire ruoli di primo piano in questa amministrazione. E’ stato infatti un gioco agevole per Luciano evidenziare tutte le grosse inesattezze sostenute da Putrino, frutto di una accentuata non conoscenza in relazione alle norme che disciplinano il funzionamento del consiglio ed i poteri del suo presidente. Tale deficienza conoscitiva, per l’esponente del Pd, ha impedito a Putrino di riconvocare il consiglio comunale affinché venissero forniti i chiarimenti richiesti sul Sistema Bibliotecario vibonese, rendendolo complice di chi quei chiarimenti non vuole fornire ed allontanandolo da quella posizione di imparzialità che il ruolo ricoperto gli imporrebbe.

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