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Comunali a Vibo Valentia fra liste “pulite”, candidati e pure… indagati

Ecco cosa si trova realmente andando a spulciare fra gli aspiranti consiglieri. I legami scomodi e quei procedimenti penali in corso

Comunali a Vibo Valentia fra liste “pulite”, candidati e pure… indagati

E’ senza dubbio l’argomento del giorno, al centro di uno scontro politico con pochi precedenti, utilizzato a seconda della convenienza elettorale da una parte e dall’altra a discapito dei fatti e della realtà. Quella granitica ed incontestabile che emerge dalle carte. Carte giudiziarie che mai come in questo caso “cantano” e scottano. Elezioni comunali a Vibo Valentia, ovvero liste pulite ed “impresentabili”, dove nessuno schieramento questa volta è immune ed “immacolato”, con un maggiore numero di “casi” da segnalare che appare direttamente proporzionale al maggior numero di liste presentate dai vari candidati a sindaco: otto a sostegno di Maria Limardo; sei a sostegno di Stefano Luciano; una a testa a sostegno di Domenico Santoro e Francesco Belsito.  [Continua dopo la pubblicità] 

Iniziamo il nostro “viaggio” nelle liste partendo da ciò che la nuova legge “Spazzacorrotti”, approvata a gennaio, ha imposto venga reso pubblico: la pubblicazione online (in questo caso sul sito del Comune di Vibo) del casellario giudiziale di tutti i candidati al Consiglio comunale. E non mancano le sentenze definitive. Nella lista “Fare” che sostiene Francesco Belsito a sindaco troviamo candidato Ivan Gentile, condannato in via definitiva per il reato di invasione di edifici (art. 633 del codice penale), con sentenza divenuta irrevocabile il 10 novembre 2011. Nella lista “Fratelli d’Italia” troviamo invece candidato Giulio Sganga, nei cui confronti il 30 ottobre 2014 è andata definitiva la sentenza per il reato di evasione dagli arresti domiciliari (concessa la sospensione condizionale della pena con ordinanza del 16 gennaio 2015 ). Sganga era rimasto coinvolto nel processo “Dinasty 2- Do Ut Des” a Salerno dove è stato assolto da quasi tutti i capi d’imputazione, tranne il reato di falso (relativo al permesso a costruire un villaggio turistico a Parghelia) che è caduto in prescrizione. Nella lista “Con Vibo per Vibo” (espressione dell’Udc ed a sostegno di Maria Limardo) è candidata Maria Loscrì nei cui confronti il 21 settembre 2016 è andata definitiva una condanna per il reato di appropriazione indebita commesso sino al 30 giugno 2008 a Ionadi. Concesse le attenuanti generiche, la Loscrì ha ottenuto il beneficio della sospensione condizionale della pena. Anche nello schieramento a sostegno del candidato a sindaco Stefano Luciano si ritrovano due candidati con sentenze definitive. Si tratta di: Pietro Comito nei cui confronti il 10 giugno 1988 è divenuta definitiva una condanna ad un anno e sei mesi (ed una multa di 500mila lire) per il reato di ricettazione, con l’intera pena poi rientrata nel condono penale del 1986; e Giuseppe Greco, anche lui candidato nella lista “Concretezza” a sostegno di Stefano Luciano (lista che comprende candidati dichiaratamente di destra e sovranisti e facente parte di una colazione che vede schierato pure il Pd) nei cui confronti il 16 ottobre 2017 è andata definitiva una condanna per il reato di invasione di terreni o edifici (stesso reato del candidato Ivan Gentile della lista “Fare” a sostegno di Belsito sindaco), con il beneficio della sospensione condizionale della pena.

Passiamo ora ai candidati al consiglio comunale con carichi pendenti, cioè con procedimenti penali in corso oppure attualmente indagati. Nello schieramento a sostegno di Maria Limardo (otto le liste schierate) troviamo candidato Pasquale Barbuto nei cui confronti il 15 aprile scorso la Procura di Vibo ha chiuso le indagini per l’ipotesi di reato di peculato quale presidente del Cda di “Vibo Sviluppo”. Un’indagine che vede indagato per la stessa ipotesi di reato anche l’ex consigliere regionale del Pd Pietro Giamborino (sempre quale amministratore di “Vibo Sviluppo”). Se è invece in corso il processo per bancarotta fraudolenta nei confronti di altro candidato della lista “Con Vibo per Vibo” (Rosario Mirabello), per il candidato Michele Catania (stessa lista) il Tribunale di Vibo ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura per valutare se procedere per il reato di falsa testimonianza. E’ invece caduto in prescrizione il reato di falso contestato al candidato di Fratelli d’Italia (di cui è segretario cittadino) Raffaele Anello, finito sotto processo a Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta sui falsi esami alla facoltà di Giurisprudenza (quattro gli esami contestati).

Nello schieramento a sostegno di Stefano Luciano (sei le liste in campo), invece, sotto processo per truffa aggravata ai danni dello Stato e falso – dinanzi al Tribunale di Vibo – si trova tuttora imputata la veterinaria Stefania Mazzeo, finita nell’operazione dei carabinieri denominata “Zuzù”, insieme ad altri 16 imputati. L’inchiesta – condotta sul campo dall’allora comandante della Stazione dei carabinieri di Vibo, Nazzareno Lopreiato – mira a far luce sulle richieste di rimborso chilometrico delle auto utilizzate per ragioni di lavoro e sulla timbratura del cartellino e l’allontanamento (per l’accusa ingiustificato) dal posto di lavoro. In tale procedimento (prossima udienza il 3 giugno) l’Asp di Vibo è costituita parte civile. Stefania Mazzeo è candidata con la lista “Concretezza”. A sostegno di Stefano Luciano anche il candidato Cosimo De Pinto con la lista “Legati al territorio”. E’ indagato dalla Procura di Vibo per il reato di occupazione abusiva di suolo demaniale relativa al lido Beach for Fun di Vibo Marina dove la Cassazione ha ritenuto inammissibile il suo ricorso finalizzato a rivedere la decisione del Tribunale Riesame che ha confermato il sequestro in sede penale deciso dal gip dell’area demaniale (1.331,15 metri quadri) dello stabilimento balneare. Anche in sede amministrativa, il Tar ha confermato l’ingiunzione di sgombero per il “Beach for Fun” emessa il 22 ottobre dello scorso anno dalla Capitaneria di Porto. Tribunale amministrativo chiamato a pronunciarsi pure sulla richiesta di sospensiva rispetto all’ordinanza di chiusura emessa dal Comune di Vibo (che contesta l’assenza del certificato di agibilità e la destinazione d’uso del locale) nei confronti del wine bar “L’Ormeggio” di Vibo Marina di cui è socio accomandatario il padre del candidato Mino De Pinto.

Ed apriamo ora il capitolo più delicato ovvero quello dei candidati in rapporti diretti o indiretti con la criminalità. Sebbene la responsabilità penale sia personale, un mancato “allontanamento” del politico da alcuni contesti familiari e amicali, oltre ad un voto inquinato, determina quello “svilimento delle istituzioni” e quella “perdita di prestigio e credibilità degli enti locali” spesso alla base del loro commissariamento per infiltrazioni mafiose. Nessuno schieramento interessato alla prossima tornata elettorale per il rinnovo degli organi elettivi del Comune di Vibo è immune dalla presenza di candidati “discutibili”. Nella lista “Fare” a sostegno di Francesco Belsito a sindaco è ad esempio candidato il fratello di un condannato in via definitiva per omicidio (ed arrestato anche per armi), nonché allo stesso tempo fratello pure di altro personaggio noto alle cronache per reati legati agli stupefacenti. Sempre nella lista “Fare” trova inoltre spazio un candidato che ha fatto parte di ben due consigli comunali (Briatico) sciolti per infiltrazioni mafiose. Nell’ultima amministrazione (sempre sciolta per infiltrazioni mafiose) ha ricoperto pure l’incarico di assessore.

Passando alla lista dei Cinque Stelle, uno dei candidati al consiglio comunale è fratello di un condannato in via definitiva per duplice omicidio consumato al culmine di uno scontro fra clan contrapposti nel Vibonese. Nell’occasione rimasero ferite altre nove persone, tutte estranee allo scontro fra i clan. Tale candidato ha inoltre acquisito, tramite matrimonio, stretta parentela pure con altra famiglia del Vibonese condannata per mafia ed omicidi. 

Passando alla coalizione a sostegno del candidato a sindaco Maria Limardo, nella lista Forza Porto Santa Venere un candidato emerge nell’inchiesta “Purgatorio” per legami con un soggetto “legato da vincoli diretti alla cosca Lo Bianco, nonché a Pantaleone Mancuso del ’47”. Tale soggetto – a cui sarebbe legato il candidato – si trova attualmente sotto processo a Vibo nell’ambito di un’inchiesta sul traffico di reperti archeologici unitamente ad altro imputato, che è a sua volta il coniuge di altra candidata della coalizione. Nell’ambito dell’inchiesta Purgatorio, altro aspirante consigliere viene quindi segnalato per rapporti e frequentazioni con il defunto boss Carmelo Lo Bianco, alias “Sicarro”, un altro emerge nell’inchiesta “Rimpiazzo” contro il clan dei Piscopisani per un contatto telefonico con una persona arrestata ad aprile ed ora scarcerata dal Riesame, mentre parentele e legami con la “famiglia” Lo Bianco-Barba hanno pure altri due candidati al consiglio comunale.

Andando infine alla coalizione a sostegno dell’aspirante sindaco Stefano Luciano, uno dei candidati (lista “Concretezza”) viene tirato in ballo dal pentito Raffaele Moscato come vicino al clan dei Piscopisani. Il figlio di tale aspirante consigliere (già assessore) viene invece indicato dallo stesso collaboratore quale intestatario di un’attività commerciale riconducibile – secondo gli investigatori – sempre al clan dei Piscopisani. Altro candidato dello schieramento di Stefano Luciano è invece direttamente imparentato con i componenti della “famiglia” Lo Bianco espressione dell’omonimo clan di Vibo Valentia. Un fratello di tale candidato – quale titolare di un’agenzia funebre – è stato denunciato dai carabinieri alla Procura di Vibo (ed è tuttora indagato) per la tumulazione di alcuni migranti in spregio alla legge (presunta inosservanza delle norme di polizia mortuaria), in alcuni casi – secondo i riscontri dei carabinieri – seppelliti senza cassa in legno a rivestire il contenitore di zinco. Le indagini dei militari dell’Arma mirano anche a chiarire tutti gli aspetti sulle procedure adottate dal Comune di Vibo per l’affidamento diretto del servizio a tale agenzia di onoranze funebri (tumulazione delle salme e fornitura delle bare), senza mai predisporre un bando trattandosi di un appalto inferiore ai 40mila euro.

Ad appesantire il “clima” elettorale, anche la presenza di almeno due soggetti – immortalati in diverse foto e dalle telecamere – noti alle forze dell’ordine (uno per narcotraffico) presenti alla prima uscita pubblica del candidato a sindaco Stefano Luciano al 501 hotel (seduti in seconda fila) e poi nel corso di un pubblico incontro al quartiere Affaccio. Presenze che potrebbero non essere per nulla sfuggite alle forze dell’ordine ed agli inquirenti che stanno monitorando tale tornata elettorale. 

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