Fusione tra Comuni, il Comitato del Progetto Valentia: «Unica via per fare uscire dall’agonia il Vibonese»
L’idea è quella di trasformare il Comune di Vibo Valentia in un grande ente territoriale inglobando al suo interno altri 13 enti locali del territorio provinciale. L’unione farebbe diventare il capoluogo la terza città della Calabria
Il Comitato “Progetto Valentia” promotore del “Progetto di fusione e la nascita della città di Valentia” ha formalmente un anno esatto di vita. Ma i suoi componenti: dal presidente Nicola Cortese, passando dal suo vice Diego Brancia, dal segretario Giuseppe Mancini, dal tesoriere Domenico Garrì e dai rispettivi consiglieri, sono impegnati sul campo da quasi due. Obiettivo esplicitamente dichiarato nell’atto costitutivo dell’organismo: «Promuovere la fusione dei Comuni del Vibonese per una ottimizzazione più razionale delle risorse del territorio». Tradotto in soldoni: fare diventare il Comune di Vibo Valentia un grande ente inglobando al suo interno altri 13 enti locali del Vibonese. Un concetto decisamente semplice a parole, ma terribilmente difficile da realizzare, da mettere in pratica in quanto è chiamato a superare resistenze amministrative, culturali e soprattutto campanilistiche. [Continua in basso]
L’idea del grande ente territoriale è richiamata, peraltro, anche nel frontespizio del ricco e documentato report stilato per illustrare a istituzioni e cittadini proprio quanto deciso e messo in cantiere: l’associazione “Progetto Valentia”, dunque, punta alla fusione tra i Comuni del Vibonese «per la nascita di un nuovo ente locale con dimensioni ottimali per lo sviluppo del territorio». Nel dossier non è stato tralasciato nulla. Al suo interno ben dodici articolati capitoli per spiegare nel dettaglio motivi e ragioni alla base di tale progetto. Li elenchiamo: contesto storico e socio-economico; dimensione comunale e costi di funzionamento; dimensione comunale e capacità di programmazione; promozione dell’associazionismo tra vincoli e incentive; nuovo fenomeno delle fusioni di Comuni; vantaggi della fusione dei Comuni: proposta di fusione ed il Progetto Valentia per la nascita della terza città della Calabria; ragioni storiche di un territorio e le prospettive di una chiave unitaria di sviluppo; progetti per lo sviluppo del nuovo ente locale e le prospettive di investimento e crescita socioeconomica; nuove infrastrutture connesse al nuovo ente locale del Progetto Valentia; iter amministrativo per la fusione dei Comuni e la nascita del nuovo ente locale. Chiude il capitolo riservato al Comitato promotore dell’iniziativa “Fusione Comuni Nuova Città di Valentia”.
Un grande ente territoriale
L’idea, dunque, è quella di trasformare il Comune capoluogo di provincia in un grande ente territoriale fondendo altri 13 enti locali per realizzare, appunto, la terza città più grande della Calabria. Questi i Comini proposti per la fusione: Vibo Valentia; Pizzo; Mileto; Maierato; Jonadi; San Gregorio d’Ippona; Sant’Onofrio; San Costantino Calabro; Filandari; Briatico; Filogaso; Stefanaconi; Cessaniti; Francica, per una popolazione complessiva residente di 79.500 abitanti. Il nuovo ente locale che il Comitato promotore ipotizza dovrà avere la denominazione, ancora del tutto provvisoria, di “Valentia” o di “Grande Vibo Valentia”. Il progetto, a suo tempo, è stato già inoltrato a tutte le amministrazione comunali interessate e sottoposto al vaglio dei rispettivi sindaci. A tutto ciò ha fatto seguito una presentazione ufficiale svoltasi al Valentianum alla presenza, tra gli altri, del deputato del M5S Riccardo Tucci. Ma c’è di più: sulla faccenda, i rappresentati del Comitato promotore hanno anche protocollato a Palazzo Luigi Razza diverse richieste di ordine del giorno da discutere in Consiglio comunale, ma ancora attendono che qualcuno risponda. È necessario, infatti, che sia il Comune di Vibo Valentia a deliberare per primo la fusione e poi a cascata tutti gli altri enti elencati nel dossier eventualmente interessati al progetto. [Continua in basso]
«Le popolazioni del nuovo ente locale – si legge nel report – godrebbero di indubbi vantaggi sotto svariati profili (tributario, polo di attrazione di investimenti ed infrastrutturale, essendo già naturalmente inserita nelle dinamiche economiche del settore turistico ed agroindustriale). Per il nostro territorio è l’unica via d’uscita all’isolamento ed alle condizioni di grave ritardo e sottosviluppo a cui risulta attualmente relegato. Non dimentichiamo che dal 2014 in poi è in notevole incremento il fenomeno della fusione tra Comuni, specie nelle aree urbane del centro-nord, con la nascita di nuovi enti locali».
L’impegno della politica
In questi giorni, poi, la proposta di fusione del Comune capoluogo con altri enti è stata ripresa e pienamente sposata da alcuni consiglieri di minoranza al Comune di Vibo Valentia. Si tratta di Domenico Santoro (Movimento 5 Stelle), Lorenza Scrugli (“Vibo Valentia da Vivere”), Laura Pugliese (gruppo Misto) e Pietro Comito (“Concretezza”), i quali in proposito hanno presentato al sindaco della città Maria Limardo una mozione d’ordine da discutere durante la prossima seduta di consiglio comunale al fine – hanno spiegato nel loro documento i rappresentanti dell’opposizione consiliare – di «poter impegnare politicamente il sindaco e la giunta ad adottare determinati provvedimenti in riferimento alla proposta portata avanti dal Comitato promotore del “Progetto di fusione e la nascita della città di Valentia” e che prevede l’accorpamento complessivo di 14 Comuni». [Continua in basso]
Le parole del presidente Cortese
«Abbiamo appreso con grande gioia che alcune forze politiche in sede al Consiglio comunale di Vibo Valentia, abbiano sposato il progetto della nascita di un nuovo ente locale da 80.000 abitanti – dichiara il presidente dell’associazione Nicola Cortese – La nascita della terza città della Calabria per numero di residenti ed auspicabilmente la prima per potenzialità turistiche ed enogastronomiche, interromperebbe il triste declino dei nostri Comuni. Il Progetto Valentia – per la fusione di quattordici enti – deriva dalla osservazione, confluita in uno studio effettuato da alcuni cittadini di varia estrazione politica e sociale, che il Vibonese versi in una condizione di agonia costante».
Una lenta ma inarrestabile agonia, che il presidente del Comitato non esita a definire economica, demografica, socio-culturale. La fusione, quindi, – spiega ancora l’interessato – «potrá farci uscire da questo stato di quasi irreversibilità, anche attraverso l’iniezione di impulsi economico finanziari, di rigenerazione di idee di sviluppo: alta velocità, interporto, e riconversione delle aree industriali dismesse, porto di Vibo Marina, ospedale Hub, polo universitario, ArciDiocesi. Per fare tutto ciò serve una città “unica”, da Pizzo a Mileto, superando il cieco e stantio campanilismo dei borghi e delle contrade, puntando, nel rispetto delle municipalità e del decentramento dei servizi, ad un Comune di medie-grandi dimensioni, capace di essere attrattivo ed efficiente: un solo sindaco, un solo consiglio comunale, una macchina amministrativa snella ed economica». Avviandosi alla conclusione, Cortese non dimentica, infine, di ricordare che «i piccoli Comuni della Provincia di Vibo hanno visto la loro popolazione dimezzata negli ultimi dieci anni. Questo fenomeno è irreversibile. Potrà essere arginato dalla nascita di un nuovo ente locale, Valentia appunto, in grado anche – chiude il presidente – di superare il dissesto finanziario in corso».