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Comune di Vibo in dissesto: tutte le responsabilità del sindaco Limardo e del senatore Mangialavori

L'incapacità di redigere un piano di riequilibrio finanziario credibile per la Corte dei Conti ed i continui errori politici del parlamentare di Forza Italia

Comune di Vibo in dissesto: tutte le responsabilità del sindaco Limardo e del senatore Mangialavori
Maria Limardo

Fa quasi tenerezza ascoltare il sindaco Maria Limardo nel tentativo di allontanare da sé e dal suo esecutivo la responsabilità del nuovo dissesto. Le raffazzonate argomentazioni utilizzate dal primo cittadino in conferenza stampa e le sue rassicurazioni sulla circostanza che nessun ulteriore patimento dovranno subire i cittadini in relazione al nuovo default rappresentano un cumulo di enormità che fanno quasi apparire la decisione della Corte dei Conti come un evento da festeggiare lungo le vie della città. Si possono riassumere nei seguenti termini le affermazioni del sindaco: «cari concittadini state già pagando le tasse al massimo delle aliquote, pertanto il nuovo dissesto, la cui responsabilità, a suo dire, appartiene alle passate amministrazioni, non inciderà sulla vostra posizione. Come amministrazione ci siamo impegnati al massimo, pensavamo di farcela ma così non è stato ed in ogni caso il dissesto non deve essere visto necessariamente come una iattura, in quanto, in un’ottica di risanamento finanziario, potrebbe portare ad un miglioramento delle condizioni generali dell’ente a tutto vantaggio delle future generazioni». [Continua in basso]

Crediamo che ci sia poco da aggiungere a delle boutades di tale portata. Infatti, contrariamente alla Limardo, anche un bambino delle scuole primarie ha ben presente che una cosa è continuare a pagare le tasse al massimo delle aliquote per qualche altro mese – come sarebbe avvenuto se il piano di riequilibrio finanziario predisposto dall’amministrazione non fosse stato bocciato – ed altra cosa è essere costretti a farlo, in seguito alla decisione della Corte dei Conti, per altri dieci anni. In relazione invece alle argomentazioni utilizzate a sostegno degli ipotizzati vantaggi per le nuove generazioni, va detto che esse fanno ritornare alla mente quel famoso primario, il quale – di fronte al fallimento delle sue terapie – rivolgendosi ai ricoverati del suo reparto di terapia intensiva affermava che per loro non cambiava nulla in quanto erano comunque destinati a morire ed anzi il conseguenziale svuotamento del reparto avrebbe addirittura consentito una migliore assistenza ai futuri pazienti. Riteniamo che non sia il caso di dedicare altro tempo alle amenità del sindaco per occuparci del più significativo dato politico.

Giuseppe Mangialavori e Maria Limardo
Giuseppe Mangialavori e Maria Limardo

Sotto tale aspetto la decisione dei giudici contabili certifica, senza se e senza ma, il fallimento dell’esecutivo in quanto, che ne dica il sindaco, ad essere bocciato è stato il suo piano di riequilibrio e non quello predisposto da chi l’ha preceduta. La cosa preoccupante, di fronte a questa inconfutabile evidenza, è che il sindaco e l’assessore al ramo, Maria Teresa Nardo, continuano, con una robusta dose di supponenza, a difendere il proprio operato, supportati in questa ennesima arrampicata sugli specchi dall’intera maggioranza, senza neppure riuscire a rendersi conto che il punto non è chi o come abbia formato il debito, bensì la loro incapacità a redigere un piano di riequilibrio finanziario che risultasse credibile. Sgombrato il campo anche dal tentativo di addossare ad altri ogni responsabilità, non rimane che occuparci dei contenuti della conferenza stampa indetta dal capogruppo del Pd Stefano Luciano. Egli individua in modo netto e chiaro nel senatore Mangialavori di Forza Italia il primo responsabile di questo ennesimo disastro, indicando con lucidità colpe e limiti. In primo luogo il senatore, sempre secondo Luciano, è stato il principale sponsor di un’amministrazione rilevatosi inadeguata, poi in qualità di parlamentare non ha prodotto nulla per la città, è carente di una visione politica all’altezza del suo ruolo, non possiede neppure il coraggio necessario per affrontare le proprie responsabilità, di fronte alle quali preferisce invece nascondersi e fuggire. Riteniamo, per quel che diremo, che Luciano abbia perfettamente colto nel segno. [Continua in basso]

Il Comune di Vibo: il sindaco Maria Limardo e l’ex consigliere regionale Vito Pitaro

E’ infatti assolutamente vero che Mangialavori sia il padre padrone di questa amministrazione, avendone scelto e sponsorizzato il sindaco ed imposto successivamente quale assessore al bilancio Maria Teresa Nardo, entrambi dimostratosi incapaci nei rispettivi ruoli. Vera pure la circostanza che per la città non ha prodotto nulla; tutte le somme arrivate, ad eccezione dei due famosi milioni, tante e tante volte enfatizzati e festeggiati dai suoi cicisbei, vanno ascritte all’impegno dell’onorevole del M5S Riccardo Tucci. E’ pure vero che il senatore Mangialavori ha palesato una limitata visione politica dal duplice effetto. Sotto un primo profilo questo vulnus lo porta a sostenere candidature inopportune, che lo costringono poi a precipitose retromarce (il caso Pitaro è emblematico), a discapito di altre certamente più autorevoli; a tal fine basta ricordare l’ostracismo nei confronti di De Nisi, il quale dopo averlo sostenuto con lealtà in occasione della sua elezione a senatore, s’è visto pugnalato alle spalle. Sotto un diverso profilo, il limite di cui stiamo parlando  impedisce al senatore di elaborare qualsivoglia progetto di ampio respiro a favore del territorio. Infine anche la mancanza di coraggio attribuitagli da Luciano nell’assumersi le responsabilità rappresenta una sua nota caratterizzante, confermata ancora una volta dall’assordante silenzio fin qui mantenuto di fronte al nuovo dissesto.

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