Ricerca BenVivere 2021, la provincia di Vibo maglia nera: ultima nella classifica nazionale
Esito impietoso per il Vibonese dalla terza edizione del report stilato dal quotidiano “Avvenire” con la Scuola di economia civile e il contributo di Federcasse
Ancora una volta ultimi. Questa volta, però, il bollino nero non arriva dal quotidiano economico milanese il “Sole24Ore” ma da un altro importante giornale nazionale. Seguiteci. La provincia di Vibo Valentia occupa nuovamente il gradino più basso – con una perdita di nove posizioni rispetto allo scorso anno – della classifica della terza edizione del report sul BenVivere in Italia effettuata dal quotidiano “Avvenire” con la Scuola di economia civile e il contributo di Federcasse: una ricerca che per il terzo anno si pone l’obiettivo di rispondere alla domanda “che cosa fa di un territorio un posto ideale in cui trascorrere la propria vita?”. Il report è stato presentato a Firenze il 24 settembre nella prima giornata del Festival Nazionale dell’Economia Civile (Fnec). La ricerca è stata pubblicata nel numero speciale dell’inserto settimanale “L’economia civile” di Avvenire. I parametri utilizzati dai ricercatori per predisporre la classifica sono: Ambiente e Lavoro, Servizi alla Persona, Turismo e Cultura, Impegno Civile, Capitale Umano, Accoglienza, Economia e Inclusione, Demografia, Legalità e Sicurezza. [Continua in basso]
I primi e gli ultimi
La classifica resta dominata da Bolzano, ma al secondo posto sale con un miglioramento di cinque posizioni la città di Prato che diventa così la prima dei territori dell’Italia centrale, mentre al terzo posto risale di una posizione Pordenone, seguita prima da Trento e poi da Milano, mentre al sesto posto troviamo Firenze in calo di tre posizioni. In fondo, invece, troviamo Reggio Calabria terzultima, il Sud Sardegna penultima e, appunto, Vibo Valentia ultima. Insomma, il territorio vibonese non riesce in alcun modo a migliorare la sua qualità della vita nei diversi segmenti che compongono la vita sociale degli individui. E alla fine di ogni ricerca il risultato sembra non cambiare di una sola virgola. Politica inefficiente, classe dirigente non all’altezza del proprio ruolo, una economia asfittica, una crisi demografica ormai sotto gli occhi di tutti e gli innumerevoli problemi e ritardi causati anche dalla pandemia Covid19 sono solo alcune delle chiavi di lettura di un fenomeno che ormai sta diventando cronico. Patrimonio genetico di questo territorio che, invece, proprio in virtù delle sue ricchezze naturali e del suo ricco bagaglio storico-architettonico, avrebbe la possibilità di conquistare gradini ben più alti e meritevoli. Ma così non è. Purtroppo. E cosa ancora più grave è che questo dato arrivi nonostante ci sia stato – per come si leggerà più in fondo – un generale miglioramento dei territori del Sud Italia rispetto a quelli del Nord del Paese.
Un Sud che comunque recupera
Più in generale però – riporta l’articolo di Avvenire -, esaminando la distribuzione nazionale della variazione percentuale registrata da ciascuna provincia rispetto all’anno precedente si nota un recupero del Sud e del Centro rispetto alle province settentrionali. La mappa mostra una concentrazione di variazioni positive intorno all’1% o al 2% nelle aree meridionali e insulari e una concentrazione di leggero peggioramento o variazioni negative intorno al -1% o -2% nelle province del Nord Italia.
«Questa tendenza – scrivono i ricercatori – è confermata dal confronto tra le differenze medie dei livelli di benvivere registrate nelle tre macro-aree italiane: sia le province Sud-insulari sia quelle del Centro recuperano sul valore medio dell’indice di benvivere rispetto all’anno precedente (rispettivamente 0,515 e 0,252), mentre le province del Nord restano sostanzialmente stabili (0,024). Questo determina un processo di moderata convergenza, con il Sud che guadagna rispetto al Nord 0,491 punti in media nel livello del benvivere e 0,263 punti rispetto al Centro. Allo stesso tempo, le province del Centro guadagnano in media 0,228 punti rispetto al Nord».
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