Comunali a Sant’Onofrio, la replica del candidato Pezzo e la nostra risposta
L’aspirante primo cittadino interviene dopo l'inchiesta giornalistica sulle imminenti candidature e sul genero imputato in Rinascita Scott afferma: «Se ha sbagliato è giusto che paghi»
Dal candidato a sindaco di Sant’Onofrio, architetto Antonino Pezzo, in relazione al nostro articolo sulle imminenti elezioni comunali (LEGGI QUI: Comunali, antimafia e indagini: i “casi” Sant’Onofrio e Joppolo) riceviamo e integralmente pubblichiamo:
“Sacrosanto il diritto di cronaca, inaccettabili le insinuazioni e le inesattezze. Sono l’arch. Antonino Pezzo, certo non sono la persona giusta a dire di me ma rimando il tutto al mio curriculum vitae/professionale e alla mia fedina penale.
Non permetto a nessuno di infangare 40 anni di attività professionale praticata all’insegna della legalità, della serietà professionale, della giustizia. La mia foto a fianco del sottotitolo dell’articolo de “Il Vibonese” di ieri “L’antimafia su Sant’Onofrio” è completamente fuori posto. Chi scrive non conosce i fatti; nel periodo dell’amministrazione Stinà (maggio 2002 –maggio 2007) si è vero, sono stato assessore esterno ai lavori pubblici ma dimentica di dire tre cose importanti. La prima è che ho ricoperto il ruolo di assessore per meno di un anno in quanto mi sono fatto espellere dall’allora sindaco Stinà; la seconda che in quel breve periodo di tempo ho evitato, con la mia professionalità, lo spostamento dello svincolo autostradale del mio paese, capovolgendo decisioni già assunte nelle sedi comunali, regionali e statali. Infine, e non per questo di poco conto, che dopo pochi mesi dall’attività di assessore ignoti mi hanno bruciato il portone di casa. Sono cresciuto in una famiglia sana e rispettosa della legge, ho avuto un padre che per oltre 40 anni ha portato, con onore, la divisa al pieno servizio della comunità. Per quanto riguarda mio genero sarà il Tribunale a decidere se ha sbagliato o commesso reati e se ha sbagliato è giusto che paghi”.
Sin qui la nota dell’architetto Pezzo. Prendiamo atto che se nel ricordare il suo incarico di assessore nella giunta Stinà non si scrive pure della sua espulsione, dello svincolo autostradale e del portone di casa incendiato si cade a suo avviso in “inesattezze” e – sempre ad avviso dello stesso arch. Pezzo – pure in “insinuazioni”. Tralasciando il rilievo sulla collocazione della sua foto (in alto piuttosto che in basso, a destra piuttosto che a sinistra) che lasciamo ai lettori giudicare, nella nota dell’architetto Pezzo ci sembra si sfugga dal problema principale che avevamo posto e che non è dato dal fatto se il genero (Saverio Curello, imputato in Rinascita Scott) sia colpevole o meno (abbiamo ribadito che si difenderà dinanzi al Tribunale come meglio ritiene), piuttosto il fatto che il Comune di Sant’Onofrio, di cui l’architetto Pezzo aspira ad essere il primo cittadino e la guida politica, si è da tempo costituito parte civile nel processo Rinascita Scott. In altre parole, il Comune di Sant’Onofrio sta pagando un avvocato affinchè lo stesso affianchi in aula la pubblica accusa (Dda di Catanzaro) per chiedere l’affermazione della penale responsabilità degli imputati e, quindi, anche del genero del futuro sindaco (se l’architetto Pezzo verrà premiato dagli elettori). Circostanza, quest’ultima – un Comune parte civile contro il genero del sindaco in un processo di mafia – che non capita tutti i giorni di vedere e che a noi (ma rispettiamo opinioni diverse) non sembra affatto normale. (G.B.)
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