Comunali, antimafia e indagini: i “casi” Sant’Onofrio e Joppolo
Uno degli aspiranti sindaci è il suocero di un imputato di Rinascita Scott, mentre dall'inchiesta emergono rilievi pure su altri candidati. Nel comune costiero, invece, un aspirante primo cittadino è stato condannato per associazione a delinquere insieme alla moglie dell’altro candidato a sindaco
Si voterà anche a Sant’Onofrio e Joppolo il 3 e 4 ottobre prossimi per il rinnovo dei rispettivi Consigli comunali e quindi anche per i nuovi sindaci. Comuni i cui organi elettivi sono stati rinnovati nel 2016 e sui quali più volte, nel corso di questi anni, si è paventato l’invio di Commissioni di accesso agli atti da parte della Prefettura di Vibo Valentia onde scongiurare eventuali infiltrazioni mafiose. Alla fine entrambe le amministrazioni – quella di Sant’Onofrio guidata dal sindaco Onofrio Maragò e quella di Joppolo guidata dal primo cittadino Carmelo Mazza – sono riuscite a portare a termine il proprio mandato elettorale, non senza però finire al centro di diversi “casi” e atti di inchieste antimafia. [Continua in basso]
I candidati a sindaco di Sant’Onofrio
Salvo sorprese dell’ultima ora, a sfidarsi a Sant’Onofrio – paese confinante con Vibo Valentia – dovrebbero essere il sindaco uscente Onofrio Maragò (di professione ingegnere) di centrosinistra e Nino Pezzo (di professione architetto), centrodestra, già segretario cittadino dell’Udc sino al 2014.
Nel 2016 Onofrio Maragò con 695 voti ha avuto la meglio su Salvatore Bulzomì (Forza Italia, già consigliere regionale Udc e vicesindaco di Vibo, fermo a 601 voti) e Pietro Lopreiato (già vicesindaco, che ha ottenuto 636 voti).
Con Onofrio Maragò dovrebbero essere ricandidati l’assessore uscente Rosa Ferraro, il consigliere comunale uscente Gregorio Profiti e Fortunato Santaguida, già vicepresidente del consiglio comunale. C’è invece incertezza su altre candidature. La candidatura di Nino Pezzo era già stata invece preannunciata nel febbraio scorso da Pietro Lopreiato, capogruppo di minoranza uscente per la lista “Per Sant’Onofrio” (vicina a Forza Italia) e già vicesindaco. [Continua in basso]
L’Antimafia su Sant’Onofrio
Se la Prefettura di Vibo Valentia sull’ultima consiliatura non è intervenuta, va ricordato tuttavia che gli organi elettivi del Comune di Sant’Onofrio sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose nell’aprile 2009 (l’amministrazione guidata dall’allora sindaco Francesco Ciancio, eletta nel 2007, si era dimessa tre mesi prima) e nel decreto di scioglimento è scritto che “dagli atti giudiziari risulta il ruolo determinante svolto dalla cosca Bonavota sia nelle consultazioni elettorali del 2002, sia in quelle del 2007”. Dal 27 maggio 2002 al 28 maggio 2007, sindaco di Sant’Onofrio è stato Onofrio Stinà ed in tale amministrazione Nino Pezzo – oggi candidato a sindaco – ha ricoperto, per un dato lasso temporale, la carica di assessore. Il nome di Pezzo era già stato ventilato quale candidato sindaco per il centrodestra nella tornata elettorale del 2011, poi superato con la candidatura (vincente per mancanza di avversari) del compianto medico Tito Rodà, scomparso nel maggio del 2020.
Nino Pezzo è il suocero di un imputato del maxiprocesso Rinascita Scott – Curello Saverio – accusato del reato di associazione mafiosa ed in particolare di aver messo a disposizione le proprie attività commerciali (onoranze funebri), gestite insieme ad Antonio Curello e Nazzareno Curello (anche loro sotto processo), “per riunioni strategiche del sodalizio alle quali avrebbero partecipato attivamente, portando messaggi riservati e operando – si legge nel capo di imputazione – alle dirette dipendenze di Paolino Lo Bianco, Vincenzo Barba e Gregorio Gasparro”.
Naturalmente la responsabilità penale nel nostro ordinamento è personale, vige la presunzione di innocenza sino a sentenza definitiva e gli imputati si difenderanno nel processo per come riterranno opportuno. Atteso però che il Consiglio comunale di Sant’Onofrio in un recente passato è già stato sciolto per infiltrazioni mafiose, occupandoci di candidature ed antimafia il legame parentale del candidato a sindaco Nino Pezzo non può essere taciuto. Ma non solo. Il Comune di Sant’Onofrio nel maxiprocesso Rinascita Scott si è costituito parte civile e, in caso di elezione a primo cittadino, Nino Pezzo si ritroverà nella posizione di guida politica di un ente locale che è parte civile anche contro il genero. [Continua in basso]
Allo stesso modo, agli atti dell’inchiesta Rinascita Scott, i carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo Valentia hanno dedicato un intero capitolo alle infiltrazioni negli enti locali della provincia di Vibo Valentia, partendo proprio da Sant’Onofrio.
Dalle risultanze investigative è così emerso “l’interessamento della consorteria capeggiata dai fratelli Bonavota – scrivono gli inquirenti – in ordine alle consultazioni elettorali tenutesi in data 05.06.2016 per l’elezione del Consiglio Comunale di Sant’Onofrio. In particolare, importanti conversazioni dimostrano “l’influenza che il sodalizio di Sant’Onofrio esercita sulla popolazione al fine di pilotare i voti verso candidati e liste a loro preferiti e nello specifico verso la lista Tre Spighe, risultata vincitrice delle elezioni”, con sindaco Onofrio Maragò. I carabinieri (tutto è agli atti dell’inchiesta Rinascita Scott) hanno poi monitorato i movimenti di diversi esponenti del clan Bonavota-Cugliari che avrebbero partecipato nel 2016 ai festeggiamenti per la vittoria della lista “Tre Spighe”. Gli inquirenti hanno poi messo nero su bianco che Fortunato Santaguida, consigliere comunale eletto con la lista “Tre Spighe”, vicepresidente del Consiglio comunale ed al quale sono state assegnate anche le deleghe allo sport ed al volontariato, è il padre di Francesco Santaguida, quest’ultimo già condannato per narcotraffico nella storica operazione “Stupor Mundi” della Dda di Reggio Calabria e poi di nuovo arrestato lo scorso anno nell’inchiesta “Carminius” della Dda di Torino in quanto accusato del reato di associazione mafiosa con il ruolo di aver affiancato i vertici del clan Arone “nel compimento di qualunque attività criminosa di interesse dell’associazione”. Francesco Santaguida è inoltre cognato di Giuseppe Fortuna, sotto processo in Rinascita Scott e fratello del più noto Francesco Fortuna, ritenuto l’armiere ed il killer del clan Bonavota.
Di Fortunato Santaguida (che dovrebbe essere ricandidato nella compagine che fa capo al sindaco uscente Onofrio Maragò), gli inquirenti sottolineano poi i legami parentali con i Patania di Stefanaconi (cognato di una sorella di Fortunato Patania, ucciso nel 2011) ed il legame (cognato) con Antonino De Fina (detto Nino I Palumba), soggetto gravato da numerosi precedenti. Fortunato Santaguida è inoltre zio materno di Giuseppe Ferito, pure lui condannato per narcotraffico nell’ambito dell’operazione “Stupor Mundi” che ha fatto registrare la condanna di Francesco Santaguida (figlio di Fortunato).
Giuseppe Ferito – spiegano sempre gli inquirenti – è a sua volta lo zio di Antonio Ferito, quest’ultimo assessore comunale uscente ai lavori pubblici, alle attività produttive, alla viabilità ed ai trasporti.
I candidati a Joppolo
Anche a Joppolo si va alle urne per eleggere il nuovo sindaco ed i nuovi consiglieri comunali. I candidati a sindaco, allo stato, sono Giuseppe Dato, consigliere comunale di minoranza uscente, consigliere provinciale e già sindaco, e Valerio Mangialardo. Proprio l’elezione di Valerio Mangialardo nel giugno 2016 a consigliere comunale aveva aperto il primo “caso” a Joppolo, atteso che la figlia Caterina era stata nominata assessore esterno dal sindaco Carmelo Mazza. Nell’agosto del 2016, quindi, a seguito delle polemiche sollevate per tale contemporanea presenza, Valerio Mangialardo aveva rassegnato le dimissioni dalla carica di consigliere comunale. Nuove polemiche politiche erano però scoppiate nel dicembre 2016 quando Valerio Mangialardo era rientrato al Comune di Joppolo quale figura professionale dell’Ufficio tecnico avendo l’ente stipulato una convenzione con la Provincia di Vibo dove Mangialardo prestava servizio.
Gli aspiranti consiglieri comunali
A consiglieri comunali dovrebbero essere ricandidati con Peppe Dato sindaco gli uscenti Stefano Siclari (cognato dello stesso Dato) e Salvatore Burzì. In squadra anche Giovanni Burzì. Fra le fila a sostegno di Valerio Mangialardo dovrebbero essere invece ricandidati: Antonio Loiacono di Caroniti e Ambrogio Scaramozzino (assessore uscente con la giunta guidata da Carmelo Mazza), mentre troverebbero spazio in lista (salvo ripensamenti dell’ultima ora) anche l’ingegnere Francesco Albino, l’ingegnere Sisto Comerci, Sabrina Macchione (presidente della locale Pro loco, nonché cognata di Giovanni Burzì candidato nello schieramento opposto), Biagio Zappia (già assessore e vicesindaco con Giuseppe Dato, consigliere comunale dal 2006 al 2011 con sindaco Salvatore Vecchio ed anche assessore dal 1997 al 2006 con sindaco Libero Vecchio).
Non dovrebbe ricandidarsi a consigliere comunale il sindaco uscente Carmelo Mazza (all’epoca sostenuto anche da Salvatore Vecchio che ne ha poi preso le distanze nel corso della consiliatura), il quale fornirebbe un appoggio esterno alla lista di Valerio Mangialardo, mentre starebbe trovando difficoltà a trovare una lista per la ricandidatura Dino Sterza, già assessore con Carmelo Mazza ed al centro in questi mesi della nota vicenda dell’antenna di telefonia mobile che si voleva installare nei terreni di Giuliano Sterza, padre di Dino, già vicesindaco della giunta Mazza.
Comune di Joppolo ad alto rischio
Comune da sempre sull’orlo del dissesto finanziario per svariati milioni di euro, la Commissione parlamentare antimafia, all’epoca presieduta da Rosy Bindi, in una relazione era stata chiara ed aveva adeguatamente sottolineato l’alto rischio che corre il Comune di Joppolo. “L’insieme degli elementi emersi – aveva scritto la Commissione antimafia – sebbene inidonei a fondare un provvedimento dissolutorio – tanto è vero che il Tar del Lazio ed il Consiglio di Stato hanno poi annullato lo scioglimento per infiltrazioni mafiose – rappresentano tuttavia una situazione ad alto rischio che, da anni, interessa Joppolo”.
Un Comune dove una “diffusa illegalità – aveva evidenziato ancora l’Antimafia – ha caratterizzato i settori dell’amministrazione comunale che hanno interessato la programmazione, lo sviluppo, la gestione del territorio e delle risorse, l’assunzione del personale, i contratti per l’esecuzione di opere e l’acquisizione di servizi”.
Da ricordare che nel 2019 è stato reintegrato in Comune dal giudice del lavoro il geometra Sabatino Panzitta, dopo il licenziamento nel 2017 scaturito dal coinvolgimento dello stesso Panzitta in alcune vicende giudiziarie dalle quali in appello in sede penale (dopo una condanna in primo grado a Vibo nel 2016 a 5 anni per peculato e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici) è uscito grazie alla prescrizione del reato.
I consiglieri Taccone e Loiacono
E’ il 19 dicembre 2017 quando la nostra testata solleva il caso del consigliere comunale di Joppolo, Mimmo Taccone, che sul proprio profilo Facebook non aveva trovato di meglio che chiedere “Un minuto di silenzio per lo zio Totò”, ovvero il capo di Cosa Nostra Totò Riina. Un cugino dello stesso Taccone (Francesco Taccone) è stato invece condannato per la detenzione di armi e droga.
E’ invece il 9 febbraio 2018 quando Il Vibonese.it solleva il caso del consigliere comunale di maggioranza di Joppolo, Antonio Loiacono, che sul proprio profilo Facebook non ha invece trovato di meglio che condividere il video di una canzone della calabrese Teresa Merante che canta “U latitanti”, un brano che racconta la storia autobiografica del latitante Rocco Castiglione ed il suo arresto nelle campagne di Roccabernarda, in provincia di Crotone. Si tratta della stessa Teresa Merante protagonista lo scorso anno di una canzone con tanto di video girato a Nicotera insieme al sindaco Giuseppe Marasco (che si è poi scusato per l’accaduto dopo un nostro servizio) in cui augura buon anno ai carcerati. Sia Mimmo Taccone che Antonio Loiacono sono stati inoltre al centro di altra nostra inchiesta giornalistica per “l’amicizia pura” (così l’hanno definita gli stessi su facebook) e le foto scattate a Joppolo in compagnia di Antonio Mazzitelli, quest’ultimo poi arrestato nel settembre 2018 in Lombardia per narcotraffico e la detenzione di una pistola (in precedenza per narcotraffico sono stati arrestati anche gli zii materni di Mazzitelli). Antonio Loiacono dovrebbe essere ricandidato a consigliere comunale a sostegno del candidato a sindaco Valerio Mangialardo.
Il candidato Dato condannato con la moglie di Mangialardo
A rendere però probabilmente uniche nel suo genere le elezioni a Joppolo è il fatto che il 21 dicembre dello scorso anno il Tribunale collegiale di Vibo Valentia ha condannato il farmacista Giuseppe Dato a 3 anni per i reati di associazione a delinquere, falso e truffa. Con lui alla stessa pena sono state condannate anche Carmen Ferraro, dipendente della farmacia Dato, e Giuseppa Scinica, dipendente di uno studio medico ma soprattutto (per quello che qui interessa) moglie del candidato a sindaco (sfidante di Dato) Valerio Mangialardo. Il Tribunale ha altresì condannato Giuseppe Dato, Giuseppa Scinica e Carmen Ferraro anche all’interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque anni. Altri capi di imputazione sono invece stati dichiarati prescritti dal Tribunale. La sentenza di primo grado è stata appellata dai condannati. Stando così le cose, si registra il dato di fatto che uno dei candidati a sindaco è stato condannato in primo grado per essersi associato “per delinquere” (truffa al Servizio sanitario nazionale sul rimborso dei farmaci) con la moglie dell’altro candidato a sindaco. Un caso più unico che raro.
La loggia Morelli e l’iscrizione di Mangialardo
E’ il 2 luglio dello scorso anno quando i carabinieri arrestano in flagranza di reato a Stefanaconi Davide Licata poiché nella sua abitazione viene trovato un vero e proprio arsenale ed anche armi da guerra. Al momento dell’arresto, Davide Licata aveva con sé diversi telefoni cellulari tra i quali uno da cui gli investigatori sono riusciti ad estrarre dei files dai quali “si è accertata la presenza di una chat che attesta l’appartenenza di Davide Licata – scrivono gli investigatori – alla loggia Michele Morelli di Vibo Valentia. Dal report di estrazione dei dati relativi alle chat whatsapp presenti all’interno del dispositivo esaminato, veniva individuato – sottolineano ancora i carabinieri del Nucleo Investigativo – un gruppo denominato “Loggia Michele Morelli 156” comprendente una serie di utenze telefoniche riguardanti i soggetti organici alla prefata Loggia Massonica insistente nel comune capoluogo”.
Fra i nominativi ritrovati in tale gruppo whatsapp relativo alla loggia Michele Morelli di Vibo Valentia (la più antica della Calabria) anche quello di “Valerio Mangialardo, nato a Joppolo – annotano gli investigatori – il 03.10.1956”. Inutile sottolineare che Valerio Mangialardo – al pari di tutti gli altri componenti della loggia massonica “Michele Morelli” di Vibo Valentia – nulla ha a che vedere con l’arresto per armi di Davide Licata, né con il successivo coinvolgimento di Davide Licata (unitamente all’intera famiglia Licata) nell’operazione Diacono che mira a far luce sulla corruzione attorno all’Accademia Fidia di Stefanaconi. Nessuna “caccia al massone”, dunque, ma un dato da mettere comunque a conoscenza dei cittadini-elettori di Joppolo (l’iscrizione ad una loggia massonica) attesa la sua candidatura a sindaco. Del resto diverse Regioni (ma non la Calabria) hanno introdotto da tempo l’obbligo per i propri dipendenti di dichiarare l’appartenenza a qualsiasi associazione, «a prescindere dal loro carattere riservato o meno», e da anni se ne discute per chi ricopre cariche pubbliche elettive.
Quanto al resto, a Joppolo in questi anni abbiamo documentato di tutto, spesso con tanto di immagini e video: lavori eseguiti sul lungomare di Coccorino con i mezzi meccanici guidati da Paolo Ripepi (pluripregiudicato e già condannato per appartenenza al clan Mancuso), lavori sullo stesso lungomare che hanno portato alla rottura del muretto, discariche non autorizzate a Monte Poro, scarichi non depurati a Coccorinello e la distrazione in favore del Comune di Joppolo di fondi per un milione di euro che, dopo una nostra inchiesta, sono stati restituiti dal commissario per le discariche abusive, generale Giuseppe Vadalà, al competente Comune di Nicotera per la bonifica della discarica di località Colantoni. Devono ancora partire, invece, i lavori per la messa in sicurezza del lungomare di Joppolo dopo l’alluvione del 2018. A tre anni di distanza poco o nulla è stato fatto e le auto in direzione della torre di Joppolo continuano ad attraversare l’alveo del torrente Agnone. I lavori sono stati finanziati dalla Prociv e dalla Regione Calabria dopo qualche mese dal rovinoso evento per un importo complessivo di 1.500.000,00 euro, ma si è giunti alla loro aggiudicazione solo dopo oltre trenta mesi.
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