Provinciali, parola a Bruni: «Da De Nisi colpo di mano per metterci nel sacco»
All’indomani del ritiro dei candidati dalla lista del terzo polo, l’esponente dell’Udc accusa l’ex interlocutore: «Aveva già un accordo su Schinella perciò ci siamo chiamati fuori». E aggiunge: «Martino temuto perché può dar fastidio alle Regionali»
Si dichiara sereno. Convinto di aver agito in maniera corretta e lineare e che, le responsabilità sul piano politico nella vicenda che hanno agitato le acque del terzo polo, sono da ascrivere ad altri. Segnatamente a chi ha messo in atto un «vero e proprio colpo di mano nel tentativo di metterci nel sacco». Tradotto: per Ottavio Gaetano Bruni a «truccare le regole del gioco» nel confronto politico in vista delle elezioni provinciali a Vibo, è stato Francesco De Nisi. E anche se l’uomo forte dell’Udc a Vibo ora ostenta tranquillità, non è difficile immaginare che quei «tentativi furbeschi di tradire i patti» lo hanno fatto andare su tutte le furie. «Noi – ribadisce nella chiacchierata domenicale con Il Vibonese – siamo stati corretti e lineari sin dall’inizio. Abbiamo sempre detto di essere pronti al dialogo con tutti e non abbiamo avuto mai l’assillo di presentare per forza un candidato presidente. Indubbiamente volevamo anche discutere su un candidato concordato. Invece c’è stato un colpo di mano, perché mentre ancora si discuteva di questo, c’era qualcuno che presentava la lista senza il nostro beneplacito. L’unica cosa che potevamo fare a quel punto, era rompere il progetto e tirarci fuori. Non abbiamo fatto una questione di nomi ma di rispetto di tutte le forze della coalizione. A fronte di questo ci siamo ritrovati un candidato imposto da altri partiti che non avremmo mai potuto accettare. Poi la meraviglia, la sorpresa (anche se ormai si è capaci di tutto) di trovarci di fronte ad un accordo consumato alle nostre spalle». (L’articolo prosegue sotto la pubblicità)
Quindi una mossa che vi ha colto di sorpresa, come la giudica? «Ma come si fa a dire “non voglio più mettere piede in via Argentaria”, “con il Pd non voglio più avere a che fare” (cita De Nisi, ndr) e poi presentare furbescamente una lista senza presidente proponendo di appoggiare il candidato del Pd. È una contraddizione che mi induce a pensare che con questo candidato (Schinella, ndr) ci fosse già un accordo preventivo. E io avevo sempre sostenuto, alla presenza degli autori del progetto di centro (De Nisi, Fera, Giamborino, Soriano, ndr) e di altri esponenti politici, che non avrei mai votato un candidato del Pd se non fosse stato condiviso da tutti, quindi anche da noi. Mi pare un discorso lineare e coerente, invece c’è chi ha voluto fare il furbo pensando di metterci nel sacco. Però, grazie a Dio, è venuta a galla la verità, abbiamo saputo le cose e ci siamo tirati fuori perché continuare a dialogare con questi soggetti mi è parso poco opportuno dal punto di vista politico».
Ora che farete? Chi sosterrete? «Ora discuteremo, riuniremo il partito, faremo un’analisi serena e decideremo cosa fare: se far convergere i voti o restare fuori dai giochi. Non abbiamo ancora deciso. Di sicuro io sono contrario all’astensione, la considero una fuga dalle responsabilità, perché ritengo che bisogna avere il coraggio di esprimere una scelta. In ogni caso decideremo insieme. Certo non avendo un candidato, ognuno si sente libero di fare ciò che crede e la libertà di voto potrebbe essere un opzione».
Formalmente i vostri candidati sono ancora in campo, però… ci sono margini di ripensamento? «Dobbiamo aspettare il verbale definitivo della commissione perché se dovessero risultare ancora i nomi dei nostri tre candidati noi faremo ricorso a chi di competenza. Non ci sono margini di ripensamento. Anzi siamo ancora più indignati di prima dopo le dichiarazioni di De Nisi perché ha detto un sacco di falsità. Non è possibile che nel mentre si discuta se candidare il presidente si presenti una lista senza candidato presidente e ci si chieda di appoggiare uno del Pd. Come si può andare d’accordo e continuare a ragionare con questi soggetti?».
Perché tante resistenze sulla figura di Martino? «Noi avevamo puntato su un giovane sindaco preparato che poteva rilanciare il ruolo della Provincia. Non ci è stato consentito, hanno voluto giocare con mille strumenti per far fallire questo progetto. Io credo che Marco Martino sia uno che alle elezioni regionali, se si dovesse candidare, potrebbe dare fastidio a qualcuno. Quindi era preferibile toglierlo dai piedi sin da subito, perché secondo loro alla Provincia avrebbe acquistato ancor maggiore spessore. Questa è stata la motivazione di fondo, non ne trovo altre».
Quindi dava fastidio anche al centrodestra, visto che anche da quel tavolo avete preso le distanze? «Qualcuno del centrodestra lo temeva. Non dimentichiamo che De Nisi era ancora nel centrodestra quando abbiamo fatto l’interpartitica. Noi avevamo anche detto: possiamo anche fare a meno di Martino, scegliamo un candidato superpartes. Scegliamo Arena. Ma mi rendo conto che probabilmente anche lì c’era il veto di qualcuno che allora forse ha fatto pesare anche con il suo voto contrario».
Si riferisce sempre a De Nisi? «Penso di sì… ma poi sui nomi non abbiamo nemmeno discusso. La cosa si è interrotta sui criteri e sui metodi. Di certo Martino nel momento in cui rompiamo il tavolo del centrodestra resta il candidato dell’Udc e quando abbiamo messo in piedi il progetto di centro abbiamo detto a chiare note se c’erano altri nomi da valutare e De Nisi, Giamborino e Soriano hanno detto no. Dal canto nostro abbiamo da subito messo in chiaro che se avessimo fatto una lista civica aperta al Pd, il candidato alla presidenza doveva essere il nostro. Ed è stato questo il principio sacrosanto sul quale abbiamo impostato il progetto. Poi sono venuti i colpi di mano, con i quali pensavano di metterci nel sacco, ma credo che abbiamo una modestissima esperienza per non cadere in questi tranelli».
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