Elezioni provinciali, il Pd prende tempo ma Censore è pronto a fare la sua mossa
Il partito istituisce un direttorio a tre in attesa che si definisca la strategia degli avversari. Per ragioni diverse anche l’ex deputato guarda agli esiti dell’interpartitica di centrodestra che vede Martino in fibrillazione
Un vecchio adagio politico recita: “se vuoi prendere tempo istituisci una commissione”. E a questa sempre valida strategia sembra voler ricorrere ancora una volta il Partito democratico vibonese alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del consiglio provinciale. Mentre il centrodestra ha avviato da tempo la discussione e già domani potrebbe quagliare sul nome del candidato alla presidenza (unitario o meno che sia), il centrosinistra lacerato da mille beghe è impegnato a fare ciò che gli riesce meglio: procrastinare il più possibile. Lo fa con il varo di un direttorio a tre con il mandato di elaborare una strategia e vagliare le candidature in funzione dell’appuntamento elettorale di secondo livello che chiamerà alle urne gli amministratori vibonesi, quando manca ormai meno di un mese alla presentazione delle liste. Anche se, in questo caso, la dilazione dei tempi sembra aver proprio l’obiettivo di capire, in una delicata partita a scacchi, cosa faranno e su chi punteranno gli avversari. Il punto della situazione per il Pd, dopo l’assemblea di venerdì, si aggiorna infatti a martedì prossimo, quando probabilmente la strategia di Forza Italia sarà già delineata. Sulle contromisure politiche da attuare ragioneranno quindi i membri del direttorio formato dal segretario provinciale del partito Vincenzo Insardà, dal consigliere regionale Michele Mirabello e dal sindaco di Pizzo Gianluca Callipo. Pochi per la verità i margini di manovra. All’opposizione nel Comune capoluogo e alle prese con le scosse di assestamento dopo la batosta elettorale del 4 marzo, il Pd prova a contare le frecce al proprio arco nel tentativo di allestire una proposta credibile da contrapporre a quella del centrodestra che allo stato appare vincente. Diversi i nomi circolati nelle ultime settimane per la presidenza: su tutti quelli del sindaco di Cessaniti Francesco Mazzeo, già nell’orbita dell’ex deputato Bruno Censore e ora tra i sostenitori della ricandidatura di Mario Oliverio alla Regione (osteggiata invece dal politico serrese) e quello di Giuseppe Barilaro, primo cittadino di Acquaro, la cui posizione si sarebbe però fortemente ridimensionata nelle ultime ore non avendo trovato valide sponde (a parte proprio quella di Censore) nei vertici del partito. Tra i papabili si era fatto anche il nome di Antonino Schinella, sindaco di Arena, e, negli ultimi giorni, della collega ricadese Giulia Russo. (L’articolo prosegue sotto la pubblicità)
Ipotesi, strategie, manovre la cui definizione ultima non potrà non tenere conto del nuovo assetto di un partito alle prese in questi giorni con la rottura di un asse (quello tra Mirabello e Censore) che si consuma in vista delle prossime regionali e che di conseguenza orienterà l’adesione dei sindaci a questa o quella corrente. Consapevole di questo, l’ex uomo forte di Serra San Bruno, non pare intenzionato a restare alla finestra aspettando che lo “sfratto” si consumi sotto i suoi occhi. Da politico navigato starebbe infatti già elaborando una strategia da “guastatore” e alla ricerca di nuove alleanze, proprio a partire dal voto per Palazzo ex Enel. In quest’ottica guarderebbe con molto interesse proprio agli sviluppi dell’interpartitica di centrodestra. Ad avvalorare questa ipotesi uno dei protagonisti di quel tavolo, ovvero il candidato in pectore dell’Udc Marco Martino, il quale se pochi giorni fa ammetteva testualmente a Il Vibonese che il centrosinistra attende di capire la sua posizione per ragionare su una possibile intesa, questa mattina in un sibillino post su Facebook sembra volersi polemicamente divincolare dal centrodestra e al contempo manifestare disponibilità al dialogo ad altri. «Ho sempre osservato con dispiacere enorme che quando un giovane valido cerca di emergere – scrive il sindaco di Capistrano – c’è chi deve cercare di frenarlo oppure isolarlo con giochetti che ricordano una politica ridicola e di bassa capacità. Specie quando il giovane non avendo scheletri nell’armadio non è perseguibile di indignazione. Nei nostri territori si grida al cambiamento ma nello stesso tempo si pensa all’accordino di comodo con chiunque, senza pensare alla legge della coerenza o dell’appartenenza» aggiunge con toni evidentemente critici. E amaramente prosegue: «Non si domanda mai la storia passata, le capacità distinte, bensì si bada solo all’ interesse personale. Ecco perché questo territorio, fin quando avremo classe politica che permetterà tutto ciò, stenterà a decollare e chi ci governa saprà come azzittirci. Basta un accordino di comodo e tutto è risolto, muti come pesci niente spirito di legittimazione, niente spirito di appartenenza. Qui da noi basta l’egoismo e per il resto tutto andrà sempre bene, anche a costo di perdere importanti occasioni di riscatto».
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