Addio al socialista Salvatore L’Andolina, amministratore capace e politico lungimirante
È deceduto oggi l’ex sindaco di Zambrone, in carica, in diversi mandati, tra il 1970 e il 1990. Tante le opere realizzare nel piccolo centro del Vibonese e nelle sue frazioni. Il ricordo del figlio Corrado
Idealista e pragmatico, coraggioso, libertario e tenace, strenuo difensore dei deboli e combattente per la giustizia sociale. Questo il profilo amministrativo del professore Salvatore L’Andolina, deceduto questa mattina, che ha ricoperto la carica di sindaco, a Zambrone, dal luglio 1970 al gennaio 1972 e dal luglio 1983 al febbraio 1990 (dopo avere vinto altre due elezioni: 1983 e 1988). «Fra le opere del primo mandato – si legge in una nota diramata dal figlio e attuale sindaco del piccolo centro vibonese, Corrado L’Andolina – la sistemazione delle arterie viarie comunali, l’ideazione della piazza retrostante il palazzo municipale (poi realizzata dalla sua amministrazione negli anni Ottanta), la costruzione del terzo lotto dell’edificio scolastico di San Giovanni, l’acquedotto rurale di Priscopio, il completamento dell’edificio della scuola elementare di Zambrone, il terzo lotto della rete idrica, fognante per la frazione Daffinà, l’impianto di riscaldamento per l’edificio scolastico zambronese, ampliamento e ammodernamento della pubblica illuminazione comunale».
E ancora, «il suo capolavoro amministrativo si realizzò negli anni Ottanta. L’istituzione della Guardia medica turistica e l’ideazione di una manifestazione folkloristica internazionale furono tra i primi provvedimenti.A seguire l’istituzione della biblioteca comunale “Domenico Zappone” e il rinnovo radicale della toponomastica. Poi venne creato il primo spazio verde attrezzato nella frazione San Giovanni e sempre a San Giovanni, migliorato l’assetto urbano con marciapiedi, viali alberati e valorizzata la sorgente delle Valli. Il Comune si dotò di un gonfalone e di uno stemma. Poi venne recuperata la Fontana vecchia di Daffinacello. Recuperati i nominativi di tutti i caduti in guerra dopo una lunga e faticosa ricerca condotta in prima persona dal sindaco. Il 1984 fu l’anno dei record dell’azione amministrativa: 158 delibere di consiglio comunale e 504 di giunta; il che rende l’idea dell’attivismo dell’azione amministrativa. Venne ideata la kermesse estiva ZambronEstate; modernizzato il sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti in idonee discariche comunali controllate. A seguire, la realizzazione delle statue comunali: Madre che sorregge caduto, Emigrante, Seminatore e Vendemmia. Venne realizzata un’imponente e modernissima opera pubblica destinata, tuttora, ad essere utilizzata come Centro servizi sociali. Su Daffinacello, realizzate le opere di ampliamento della via Rinascita, con annessa villetta e della via Indipendenza. Su Daffinà, creato un largo di fronte alla chiesetta locale e un altro largo al centro del paese (previo abbattimento di una parte delle preesistenti baracche)».
La sua azione amministrativa non esaurì a questo. «Nel 1986 il Comune – si legge ancora – fu tra i primi d’Italia ad essere informatizzato. Seguirono l’ampliamento del cimitero di San Giovanni con costruzione della chiesetta cimiteriale e ampliamenti delle rete fognaria e del sistema di approvvigionamento idrico. L’amministrazione pro tempore contribuì, infine, al restauro della chiesa San Nicodemo di Daffinà. Il suo capolavoro fu la Piazza VIII Marzo, gioiello avveniristico di architettura che segnerà la svolta urbanistica del capoluogo (e che cancellerà le baracche costruite dopo il terremoto del 1905). Anche viale XXV Aprile, alberato e dotato di marciapiedi in porfido e l’ampliamento con ammodernamento della centrale Piazza San Carlo, furono sue realizzazioni. Ferreo il rispetto dei limiti di bilancio. La sua opera più importante fu la tutela del territorio, grazie a un Piano regolatore generale rigoroso che per anni tutelò la bellezza del paesaggio rispettandone limiti e vocazione. E per tali obiettivi si avvalse dei migliori professionisti dell’epoca. Grazie al suo intervento politico, tra il 1967 e il 1970 vennero, altresì, realizzate innumerevoli case popolari. L’amore per la comunità, intenso, sincero e profondo. L’onestà, mai sbandierata ma sempre praticata. Dirittura morale, ineccepibile. L’etica, segnata dal senso di responsabilità. Il suo profilo culturale elevatissimo. Un esempio alto, per le future generazioni che hanno a cuore le sorti e il destino di questa località. Infine, la sua oratoria: calda, trascinante, densa di contenuti; il modo più efficace per veicolare sentimenti e cultura, progetti e speranze». I funerali si svolgeranno a Zambrone, nella chiesa “San Carlo Borromeo”, domani, giovedì 5 aprile, alle ore 16.
Il corsivo | Salvatore L’Andolina. il ruolo pubblico: socialista, professore e sindaco
Socialista, professore, sindaco. La vita pubblica di mio padre può essere letta alla luce di questi tre poli di riferimento. La sua scelta di aderire alla cultura socialista, per sua stessa natura democratica, laica, libertaria e riformista nasce prima di tutto da un’esigenza di giustizia sociale. Lontano da ogni forma di egualitarismo interpretò questa necessità alla luce di un socialismo razionale nell’analisi critica della storia e della società che puntava diritta all’affermazione di un nuovo umanesimo, orientato dal rispetto del merito e dalla difesa dei più deboli che si traduceva in un sentimento di solidarietà non negoziabile. Fraterno, il rapporto instaurato coi compagni socialisti.
Divenne insegnante dopo sacrifici immani e interpretò questo ruolo con entusiasmo, sapienza e modalità didattiche innovative. E ciò fu possibile grazie alla sua infinita erudizione e alla sua profonda cultura che spaziava dai classici, alla letteratura nazionale e internazionale, alla saggistica più acuta. Penna felicissima, ha lasciato ritratti e spunti di riflessione di rara bellezza e profondità. Non a caso era da tutti chiamato: “Il Professore”, in omaggio non solo al suo lavoro di insegnante, ma soprattutto di colto, sapiente e coerente educatore.
Ricoprì la carica di sindaco del Comune di Zambrone per ben tre volte. La prima, nel lontano 1970 e fu, all’epoca, a soli ventisei ani, il primo cittadino più giovane d’Italia. Ritornò alla carica di sindaco dal 1983 al 1990, grazie a due vittorie elettorali consecutive. Svolse tale ruolo con un rispetto del senso delle istituzioni laicamente sacrale. La sua opera più importante fu il tentativo di orientare la comunità a un approccio differente nei confronti della res pubblica, sottolineando l’urgenza di adeguarsi a una legalità praticata come presupposto di un ordinato progetto di crescita civile. Si segnalò per il suo coraggio e per il suo eccezionale dinamismo. Innumerevoli le opere pubbliche, alcune di portata storica, come ad esempio l’avveniristica Piazza VIII Marzo o il Centro servizi sociali. Grazie al suo intervento politico vennero anche costruite innumerevoli case popolari. La sua idea di sviluppo era radicata nella crescita culturale e nel sensibile miglioramento delle condizioni urbanistiche. La sua principale opera fu la tutela incondizionata del territorio.
Appassionato oratore, carismatico leader dispensò bene in ogni sua azione, impegnandosi senza lesinare energie a risolvere piccoli e grandi problemi dei suoi concittadini (anche attraverso una lunga e gratuita attività di patronato). Acuto pensatore e instancabile lavoratore ricoprì molte altre cariche prestigiose (nazionali, regionali e provinciali) dove ottenne unanimi apprezzamenti per le capacità e l’onestà. Considerò Zambrone la sua casa e i cittadini Zambronesi la sua famiglia allargata. Cercò di abbellire la prima curandola come un bene prezioso. Con i secondi non mancarono incomprensioni, ma prevalse sempre un affetto reciproco immenso, destinato a superare i limiti della contingenza.
Corrado L’Andolina
(Sindaco di Zambrone)
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