I tri d’a cruci, la lotta tra tropeani e saraceni portata in scena dalla Compagnia teatrale BA17
In un intreccio tra danza, musica e recitazione, verrà raccontata una delle tante incursioni sulla costa che diede nome alla spiaggia “u gabbaturcu”
Il 1° maggio alle ore 19:30 in piazza Cannone a Tropea, appena restaurata e di fronte ad uno dei tramonti mozzafiato della costa tirrenica calabrese, andrà in scena l’opera inedita I tri d’a cruci della Compagnia Teatrale BA17, a firma della regista e performer Angelica Artemisia Pedatella, con l’intensa interpretazione di Massimo Rotundo, Luigi Cantoro, Giada Guzzo, Giuseppe Marvaso, Raphael Burgo, Kristal Berlingieri e la stessa Pedatella, accompagnati dalla musica dal vivo dei bravissimi Loris Paola, Daniele Gallo e Angelo Santoro. Tra colpi di scena, sfide musicali e una potente celebrazione di Tropea come Atene, centro di cultura e di diffusione di civiltà nel Mediterraneo, l’opera vede l’intreccio tra danza, musica e recitazione, nel tipico stile BA17 a cui gli artisti hanno abituato il pubblico. La storia riprende uno dei tanti episodi in cui il popolo tropeano ha dimostrato il proprio coraggio nella lotta alla pirateria saracena che dal medioevo in poi, per lunghi secoli, ha vessato le popolazioni della costa. [Continua in basso]
«La storia la fanno gli umili – chiosa decisamente la regista Angelica Artemisia Pedatella – e in quest’opera, tra i tanti episodi che riguardano le incursioni saracene sulla Costa degli dèi, ho scelto di raccontare quello più “popolare”, quello del “Gabbaturchi”. Credo che rappresenti non solo Tropea, ma tutti noi, la nostra determinazione, la stessa Calabria che è molto simile a quei pescatori che da soli, con quasi nessun mezzo, riuscirono con l’astuzia a cavarsela e ad avere la meglio contro un nemico molto più potente di loro». La storia racconta in effetti l’episodio che ha dato poi vita alla spiaggetta che oggi è chiamata proprio “u gabbaturcu”. Lo scontro tra i tre protagonisti tropeani, gente umile, e tre turchi diventa l’incontro tra due mondi che si scoprono non del tutto dissimili per matrice culturale – tutti figli della cultura greca – e per valori interiori. Il concetto di ospitalità viene esaltato e la misteriosa storia di Asena, la schiava turca, si intreccia al mondo di Pasquale, Giovanni e Maria, i tre fratelli pescatori che vivono una intimità fatta di affetto, scontro, gioco e un segreto che turba soprattutto Pasquale, interpretato dal solito travolgente Massimo Rotundo.
L’interazione con il mondo musulmano è sostenuta dall’ironia inequivocabile di Giuseppe Marvaso, che offre al personaggio del Rais una luce di immancabile simpatia, umanità e, strappando una risata, salda l’amicizia tra i due mondi al suono travolgente delle tarantelle che Loris Paola, Daniele Gallo e Angelo Santoro intonano, trascinando nella danza i protagonisti. E tra loro trascinano anche Asena, la misteriosa schiava turca interpretata da Angelica Artemisia Pedatella, che riscopre il suo passato proprio grazie al linguaggio della danza che si risveglia in lei, nascosto nei meandri di una memoria d’infanzia solo apparentemente perduta. L’incontro raggiunge l’apice con la battaglia musicale e ritmica tra i Giganti di Mastru Miciu Famà e i performer in scena, in una dimensione teatrale inedita e davvero di grandissimo impatto. L’opera racconta il coraggio del popolo di Tropea, ma anche i suoi valori. «Questa festa – ha spiegato il sindaco – è fortemente sentita e per l’amministrazione comunale rappresenta un’altra tappa di quella riscoperta culturale che è al centro delle nostre azioni». Con l’opera I tri d’a cruci Tropea mette in campo la propria storia, la fa diventare teatro e come l’antica Atene si presenta come faro culturale del mediterraneo.
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