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Psc, Cascasi: «Politica inerme, ancora una volta prevale l’interesse dei privati»

L’imprenditore attacca l’amministrazione comunale: «Occasione mancata per rilanciare Vibo Marina, sul porto è dimostrata l’ingerenza della criminalità organizzata»

Psc, Cascasi: «Politica inerme, ancora una volta prevale l’interesse dei privati»
Il lungomare di via Vespucci a Vibo Marina

di Francesco Cascasi *

Caro direttore, è un giorno triste per la città che si è ritrovata senza guida politica, incapace di assumere le responsabilità e di cogliere la sfida alla quale è stata chiamata nella predisposizione del Piano strutturale.

Vane sono state le mie sollecitazioni ai consiglieri comunali per spronarli ad assumere un atto di orgoglio e rivendicare il ruolo di massimo decisore per muovere lo sviluppo della città.

Vani sono stati gli appelli a sindacati, associazioni, partiti affinché si riappropriassero del ruolo di mediatori tra le istanze del territorio e chi occupa un ruolo di decisione politica.

Vibo, il Consiglio approva dopo 16 anni il Piano strutturale comunale

Nemmeno hanno avuto il coraggio di assumersi la responsabilità della decisione dichiarando esplicitamente di condividere l’indirizzo politico dato dall’amministrazione del 2004 tanto che si sono premuniti lasciando alla dirigente Adriana Teti di rispondere sulle questioni politiche sollevate da una parte dell’opposizione.

Non solo ma si sono pure premurati di ridimensionare il loro apporto ricordando che si tratta di lavoro sul quale hanno operato altre amministrazioni comunali: una sorta di alibi preventivo per dire se qualcosa non va la responsabilità non è attribuibile a noi.

Visto che di questo si è trattato spero solo che i consiglieri abbiano almeno il buon gusto di non far accreditare il gettone di presenza dato che hanno mancato all’impegno per i quali sono stati eletti.

Mentre il sindaco si è premurato di ribadire che loro hanno inciso ben poco. «La nostra attività è stata minimale, è consistita solo nella presa d’atto adeguamento al regolamento edilizio regionale» affermando di fatto di aver ratificato l’operato di decisioni assunte da altri, l’assessore Scalamogna, sempre a quanto risulta dai resoconti giornalistici, ha avuto il coraggio di rivendicare le scelte per quanto riguarda via Vespucci, il destino della spiaggia e della Meridionale Petroli affermando, a nome dell’amministrazione comunale che «potranno convivere le due attività industriale e turistica».

Che peccato per il destino del porto di Vibo Marina costretto a convivere perennemente nell’incertezza e morire d’inedia come l’asino di Buridano che non sapendo decidere su quale fieno sfamarsi finì per morire di fame.

Ciechi e sordi i consiglieri comunali fanno finta che sia tutto normale mentre nell’ultimo anno è cambiato il mondo e non hanno saputo cogliere l’occasione che l’approvazione del Piano strutturale aveva offerto loro per ripensare in profondità il destino del porto di Vibo Marina anche assumendo il coraggio di chiedere una pausa di riflessione indispensabile dopo quanto emerso nelle recenti inchieste della Procura distrettuale dalle quali, a prescindere dalla configurazione di reati, emergono comportamenti tra politica e criminalità organizzata quantomeno contrari ai principi di etica pubblica.

Forse non sarebbe stato male anche leggere i passaggi della motivazione della sentenza depositata dal Giudice delle indagini preliminari di Catanzaro all’esito dell’abbreviato di Costa Pulita dove risulta accertata giudizialmente la presenza inquietante della criminalità organizzata sul porto di Vibo Marina.

Nell’ultimo anno è cambiato globalmente il rapporto tra sviluppo economico e direzione politica. C’è stata una crisi endemica che ha messo in ginocchio le attività economiche tradizionali e che oggi impone di ripensare la compatibilità tra luogo e sviluppo.

Sono in arrivo risorse straordinarie per la riconversione delle attività economiche nel senso della compatibilità ambientale ed ecologica e dobbiamo sentirci dire che nulla è mutato rispetto al 2004 e che per Vibo Marina occorre immaginare la compatibilità tra industria e turismo.

Sono questi gli amministratori che dovranno guidare lo sviluppo della città in un momento cruciale e che per attenuare la loro palese ignavia si affrettano a ridimensione gli effetti pratici del Piano rinviando ad altri strumenti per l’applicazione pratica delle linee di sviluppo.

Come dire al prigioniero che seppur costretto in una cella avrà qualche metro per poter dare corso alla sua voglia di movimento.

Chi scrive non vuole essere una anima bella e conosce bene turismo e industria ma proprio per questo posso affermare che tra le due ci può essere compatibilità solo se ciò avviene nella separazione.

Se vuole veramente favorire il polo industriale allora l’amministrazione comunale potrebbe cominciare ad immaginare di favorire le infrastrutture per l’accesso all’area industriale di Porto Salvo. Oppure, visto che questa amministrazione intende proseguire sulle linee tracciate dalle precedenti amministrazioni, vuole insistere con faraonici progetti come il muro paraonde sulla banchina Cortese il cui risultato è stato quello di far perdere il finanziamento di oltre sei milioni di euro destinato dal ministero dello Sviluppo economico per le opere infrastrutturali?

Qui non si tratta di compatibilità di industria e turismo ma di voler soffocare lo sviluppo turistico mantenendo un deposito costiero in un luogo che è ormai divenuto incompatibile.

Ho sentito epigoni della classa operaia dichiarare di voler votare per il Piano strutturale e che se nell’aula ci fossero stati i dipendenti della Meridionale Petroli i toni sarebbero stati diversi.

Forse è vero; ma dimentica le centinaia di giovani, lavoratori, imprenditori, piccoli commercianti che pagano il conto quotidiano perché il porto di Vibo Marina vive schiacciato da un immobilismo da oltre venti anni e sul quale aleggia minacciosa l’ombra della criminalità organizzata. Non è con la nostalgia che si costruisce il futuro ma con il coraggio delle scelte.

La Meridionale Petroli potrà come ha fatto negli ultimi anni continuare ad essere presente nonostante che l’ombra minacciosa delle curve di rischio si stagli sulla spiaggia di via Vespucci da oggi inibita all’accesso dopo che l’articolo 27 del regolamento urbanistico approvato ieri inibisce tutte le attività ad elevato affollamento o ricettività. Siamo certi che non succederà nulla.

Seguendo l’insegnamento di don Abbondio si farà in modo di procrastinare la situazione magari come è successo per l’anno scorso con qualche provvedimento di facciata come la limitazione dei parcheggi su via Vespucci.

Tanto tra l’interesse generale dei cittadini a fruire della spiaggia e quello di una azienda privata a mantenere la produzione, nonostante che i ritardi nel riportare le curve di rischio all’interno dello stabilimento sianoa questa addebitabili, sarà sacrificato sempre l’interesse dei cittadini.

È questa la cifra sottesa al concetto di compatibilità tra industria e turismo che ha in mente l’assessore Scalamogna. Vedo che è ottimista sull’esito delle decisioni del Ctr sulla verifica del mantenimento delle curve di rischio all’interno dello stabilimento. Non ne sarei così convinto visto che la questione si trascina da qualche anno senza che si approdi a nulla di fatto. E penso che non ne sia convinta neppure l’amministrazione comunale visto che non ha sentito ragioni alle richieste di modifica dell’articolo 27 richiamato.

Forse non sarebbe male che l’assessore Scalamogna verificasse perché non è stato dato seguito alla diffida inviata dall’amministrazione comunale alla Meridionale petroli in data  6 aprile 2018 con la quale il proprietario del deposito petrolifero veniva invitato a mettere in atto gli interventi idonei e le misure di prevenzione del rischio per la riduzione al minimo delle conseguenze pericolose e assegnava il termine di 60 giorni per la realizzazione delle opere prescritte, prorogato con nota del 16 luglio 2018, di altri dieci giorni e forse farebbe bene ad attivarsi di fronte alla nota della Regione Calabria che diffidava la Meridionale petroli a porre in essere nel termine di 60 giorni le prescrizioni, indicate nella riunione avvenuta il 5 marzo 2019. Non ce la faremo mai ad uscire da questo immobilismo. È il destino del Mezzogiorno rimanere senza speranza.

* imprenditore

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