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L’idea di Vibo Sviluppo: «Destinare i nostri fondi alle imprese vibonesi»

La proposta è di investire circa 15 milioni per sovvenzioni dirette ad almeno un centinaio di attività sane del territorio. Ecco tutti i dettagli

L’idea di Vibo Sviluppo: «Destinare i nostri fondi alle imprese vibonesi»

Utilizzare i fondi del Patto territoriale, circa 6,5 milioni di euro già in cassa, per sovvenzioni dirette quali anticipi rimborsabili, garanzie o prestiti a circa 80/100 imprese della provincia di Vibo Valentia. È questa l’idea della Vibo Sviluppo Spa, che in una lettera firmata dal presidente Pasquale Barbuto è stata sottoposta al partenariato economico e sociale della Provincia di Vibo. Missiva indirizzata anche ai presidenti di Regione Calabria, Provincia, Camera di commercio, sindaci, organizzazioni sindacali e datoriali.

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Vibo Sviluppo parte dal presupposto che è «necessario ed urgente» promuovere «misure di sostegno alle imprese, al lavoro e all’economia in relazione all’emergenza epidemiologica da Covid-19»; anche alla luce delle possibilità normative offerte dal decreto Rilancio. Da qui la «proposta di una riflessione sull’opportunità di destinare i fondi del Patto territoriale, già nella disponibilità della società e pari a 6,5 milioni di euro, ad aiuti sotto forma di garanzie su prestiti alle imprese, con un ritorno alla vocazione iniziale dei Patti territoriali di sostegno al sistema produttivo».

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«È piuttosto evidente – aggiunge Barbuto – che si tratta di un’opportunità straordinaria ed unica per l’intero territorio provinciale, resa possibile dalla favorevole sentenza del Tar Calabria 1522/2019, grazie alla quale i finanziamenti sono rimasti fortunatamente sul territorio, opportunità che merita di essere attentamente valutata con la volontà di superare le varie criticità per la sua effettiva realizzazione. In più, le possibili garanzie e l’abbattimento degli interessi su prestiti a lungo termine, da destinare alle imprese sane del territorio, risulterebbero un reale contrasto alla criminalità organizzata nella pratica dell’usura, vero pericolo della nostra debole economia, resa ancora più dilagante dalla crisi attuale, riattivando il “Protocollo Sicurezza” sottoscritto nel Patto territoriale dall’Ufficio territoriale del governo di Vibo Valentia. C’è da aggiungere che questa dotazione finanziaria può essere implementata degli ulteriori € 8,3 milioni di fondi residui del Patto territoriale da destinare allo sviluppo del tessuto imprenditoriale territoriale».

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L’idea, che si anticipa, sarà discussa a breve in una riunione del Partenariato economico e sociale e presentata alla Regione Calabria, responsabile delle funzioni di programmazione e gestione dei Patti territoriali, con la quale «sono già stati avviati positivamente i primi contatti. La riunione di Partenariato – evidenzia il presidente dell’ente – sarà l’occasione per discutere anche dell’utilità di attivare le funzioni di Agenzia di sviluppo locale, l’unica del territorio, secondo le previsioni della legge regionale 42/2013, con la società che potrebbe operare quale soggetto tecnico per intercettare nuovi finanziamenti a valere sui programmi europei, nazionali e regionali a favore del sistema produttivo locale ed a supporto degli Enti locali che hanno carenze di personale qualificato nelle attività di assistenza nelle fasi di progettazione, monitoraggio e rendicontazione dei progetti pubblici. Le cinque opere pubbliche – riqualificazione dell’area esterna al Valentianum (2,12 milioni), creazione di un mercatino rionale in località Moderata Durant (3,2 milioni), ristrutturazione del tetto e dei locali a piano terra di Palazzo De Riso Gagliardi (1,1 milioni), riqualificazione dell’area della Torretta di Briatico (198mila euro) – verso cui si è inteso destinare detto finanziamento e per i quali, comunque, non è ancora stato formalizzato l’impegno di spesa con l’emissione dei decreti di finanziamento, potrebbero non rappresentare una priorità e quindi si può differire la loro realizzazione, da effettuarsi con altri fondi che si libereranno oppure a seguito della rimodulazione del Por».

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