Educatori “spediti” dietro una scrivania: quei bandi che non convincono
Suscitano perplessità i capitolati approvati dal Comune di Vibo, capofila del distretto. Prevista l’assunzione di personale per 430mila euro
Qualcosa si muove, finalmente, nel settore delle Politiche sociali a Vibo Valentia. Ma non tutto sembra filare liscio. Nei giorni scorsi il Comune capoluogo, che è anche capofila del distretto sanitario che comprende altri 14 enti locali della provincia, ha pubblicato tre distinte determine che danno attuazione, o meglio rappresentano uno step, al progetto ministeriale (risalente al 2016) di Sostegno all’inclusione attiva (Sia), poi di fatto trasformato in Reddito di inclusione (Rei) con l’obiettivo di contrastare la povertà e di offrire supporto a tutte quelle famiglie – e sono tante nel Vibonese ed a Vibo in particolare – bisognose di aiuto economico o che presentano nel proprio nucleo minori con necessità di sostegno, scolastico e domiciliare, o disabili.
Il distretto socio-assistenziale di Vibo, a seguito di una dettagliata progettazione (l’assessore dell’epoca era Lorenza Scrugli), aveva ottenuto una somma di 2 milioni e 158mila euro, con cui finanziare, in base a progettazione individuale sulle specifiche esigenze dei beneficiari del Sia/Rei, i rispettivi progetti. Tra questi – ad esempio – rientrava il “famoso” bando per gli otto assistenti sociali, che era stato pubblicato e poi ritirato anche a seguito di una “battaglia” in consiglio comunale a Vibo Valentia, e che poi fu definito con l’intervento della Regione che ne stilò una graduatoria da cui attingere i professionisti.
Si è arrivati così al 5 maggio scorso, quando a Palazzo Luigi Razza hanno pubblicato le tre determine. Con la prima, la 525, viene indetta una procedura aperta con il ricorso al Mepa «per l’affidamento ad un’agenzia interinale del servizio di somministrazione di lavoro temporaneo di 5 unità lavorative per l’Ufficio di Piano del distretto socio assistenziale», per le quali vengono stanziati 113mila euro fino al 31 dicembre; e vengono inoltre approvati il disciplinare di gara e il capitolato.
Con la seconda, la 526, viene affidato il «servizio per l’assistenza educativa domiciliare» del distretto, per 165mila euro, tramite sei educatori socio-pedagogici che avranno il compito di andare incontro ai bisogni specifici dei minori e di intervenire anche nell’ambito delle dinamiche familiari e di conflitto. Con l’ultima determina, la 527, col medesimo stanziamento di 165mila euro, si cercano assistenti all’autonomia e alla comunicazione.
Tutto liscio? Niente affatto. Perché il capitolato approvato in tutti e tre i distinti casi ha fatto storcere il naso a molti, a cominciare da alcuni consiglieri comunali che ieri mattina hanno sollevato il caso in commissione.
Nel capitolato per le cinque unità lavorative per l’Ufficio di Piano, ad esempio, vengono posti dei paletti particolarmente “stringenti” come ad esempio il requisito di una «esperienza maturata almeno parzialmente con riferimento al sistema integrato di interventi e servizi sociali nel distretto socio-assistenziale e/o nei singoli Comuni associati». Una corsia preferenziale, insomma, per chi ha già lavorato in un Comune o nel medesimo distretto (se ha lavorato negli altri non va bene?) che viene posta a base dei requisiti e non, ad esempio, come titolo da spendere per ottenere maggior punteggio in una graduatoria.
Perplessità le solleva anche il secondo capitolato sui sei educatori, in questo caso nel punto in cui viene specificato che due di loro «dovranno essere messi a disposizione degli uffici del distretto nei giorni ed orari di funzionamento degli stessi, che provvederanno, di concerto con il coordinatore, direttamente al loro utilizzo ed all’organizzazione delle attività». Ma c’è di più: «La scelta di questi due educatori rimane ad esclusiva discrezione dell’ufficio di Piano, senza che, per questo, possano essere avanzate pretese o osservazioni da parte dell’aggiudicatario o dell’altro personale assunto. È possibile – si legge ancora – nel corso del servizio operare delle sostituzioni sui nominativi assegnati all’ufficio». Ora le domande sono almeno due: perché, a fronte delle gravi esigenze di una platea purtroppo vastissima di soggetti bisognosi, sottrarre due educatori ai loro compiti e “confinarli” dietro una comoda scrivania? Per gli amministrativi non è già sufficiente il bando precedente (la 525)?
Perplessità non mancano neanche nell’ultimo capitolato, dove non viene precisato il numero di figure da assumere e dove, anche qui, spunta l’articolo che dice che «l’Ufficio di Piano si riserva di tenere a disposizione per necessità extrascolastiche due o più educatori professionali…». Nel mirino, per concludere, ci finisce anche la strada scelta per individuare i professionisti, che è quella dell’agenzia interinale. Non resta che attendere novità, e magari sorprese, nei prossimi giorni…