Pizzo, nella città del gelato va in scena la protesta dei gelatai – Video
Dopo i parrucchieri scendono in piazza i maestri gelatieri che, insieme a ristoratori e commercianti, dichiarano guerra alla politica
«Siamo a rischio chiusura. Il Governo ci deve ascoltare, abbiamo bisogno delle linee guida per capire come e se potere ricominciare a lavorare». Loris Aracri è il titolare di un wine bar. Il 18 maggio potrà aprire la sua attività, ma dovrà sanificare il locale e distanziare i tavoli. Un’operazione che avrà dei costi. Ecco perché chiede «liquidità a fondo perduto e la sospensione della tassazione». Nella città della pace e del gelato, sono proprio i gelatieri, con i ristoratori e i commercianti, a dichiarare guerra alla politica. Una politica sorda alle istanze di una categoria piegata dal Covid-19.
Siamo a Pizzo, in piazza della Repubblica, nel salotto buono della città teatro questa mattina di un flash mob. Artigiani e commercianti si sono dati appuntamento in piazza per far sentire la loro voce. La voce di chi non ha più speranze. La voce di chi chiede aiuti concreti allo Stato. «I fitti dobbiamo pagarli, le tasse pure, ma senza entrate come facciamo ad affrontare tutte queste spese?». Si domanda un’altra ristoratrice. [Continua]
Esercenti preoccupati per una stagione turistica che sarebbe già dovuta partire. C’è chi per quest’anno ha dovuto gettato la spugna. È il titolare dei calessini, le caratteristiche moto ape che accompagnavano i turisti in lungo e in largo alla scoperta delle bellezze della costa degli dei. Per quest’anno resteranno chiusi in garage in attesa di tempi migliore. Resteranno a casa pure i 24 autisti stagionali.
C’è chi aveva rilevato un ristorante: «I primi di marzo abbiamo sottoscritto il contratto – racconta il ristoratore -. Qualche giorno dopo è scoppiata l’emergenza…». Gli fa eco la moglie, al nono mese di gravidanza: «Stavamo per realizzare il nostro sogno, ma tutto d’improvviso s’è fermato e non sappiamo se apriremo mai…
C’è chi si preoccupa per i dipendenti che ha lasciato a casa. «Fino a due mesi fa avevo 18 lavoratori stagionali. Ora non potrò assumerne più di quattro – dice amareggiato l’esercente. Ma c’è di più: «In queste condizioni, non so neppure se mi converrà riaprire».
C’è invece chi non vede l’ora di ripartire: «Vorremmo riaprire al più presto – dice Domenico Penna – e non perdere altro tempo. Riprendere in sicurezza, con pochi turisti, è vero, ma ricominciare…».