Identità, passione e un sogno chiamato “Doc”: nasce l’Associazione viticoltori vibonesi
Sette aziende giovani e innovative, nel periodo più duro per il mercato, si mettono insieme per guardare al futuro e immaginare la ripresa. Il neo presidente Marvasi: «Diamo voce al territorio»
Guardare oltre la crisi. Tracciare traiettorie di sviluppo di largo respiro ponendosi orizzonti più ampi. E fare qualcosa che alle nostre latitudini appare spesso una chimera: mettersi insieme per collaborare ad un’azione comune che, oltre che sul piano imprenditoriale, ha un preciso valore anche su quello del marketing territoriale. Prende forza – significativamente in uno dei momenti più difficili sul piano economico e produttivo – la volontà di rendere il comparto vitivinicolo vibonese competitivo sul mercato, attrattivo per i consumatori, credibile per qualità e proposte. Concetti che riecheggiano nel lavoro che sette aziende del territorio stanno portando avanti da tempo e che oggi si sublimano nella costituzione dell’“Associazione viticoltori vibonesi”. [Continua]
Le “magnifiche sette” cantine vibonesi
Realtà nata dal desiderio di rilancio di un settore – in un territorio storicamente vocato alla produzione vinicola e ricco di varietà e specificità – che vuole dire la sua con proposte innovative ed originali, incarnate da cantine dall’anima moderna benché fortemente radicata nella tradizione. A fondare l’associazione le “magnifiche sette” vibonesi: Cantine Artese di Zambrone, Cantine Benvenuto di Francavilla Angitola, Casa Comerci di Nicotera, Marchisa Vini e Origine & Identità,entrambe di Tropea, Masicei e Rombolà di Brattirò. In esse si condensano produzioni che vanno dall’aromatico Zibibbo di Pizzo al verace Magliocco canino: espressioni autentiche della ricchezza e della storia del territorio.
Associazione giovane e agguerrita
A presiedere la neonata associazione Renato Marvasi, titolare di Marchisa Vini, affiancato da Giovanni Benvenuto nel ruolo di vicepresidente e Rosa Comerci nelle vesti di segretaria. Un’associazione giovane e ambiziosa che guarda ora prioritariamente all’uscita dalla crisi dettata dall’emergenza sanitaria in corso ma che trae linfa, con uguale slancio, dalla voglia di emergere di un territorio finora ingiustamente relegato ai margini del dibattito enologico, eclissato, anche nei rapporti con gli enti regionali, da territori che hanno goduto di maggiore rappresentanza. Questo, nonostante il Vibonese abbia tutti gli elementi per far parlare di sé e, c’è da giurarci, d’ora in poi lo farà con maggiore autorevolezza anche grazie alla neonata associazione.
Il risveglio dei vignaioli vibonesi, ora si punta alla Doc “Costa degli Dei”
Nel mirino c’è soprattutto un obiettivo: la Doc. Denominazione di origine controllata che andrebbe ad includere un’ampia porzione di territorio vibonese, quella convenzionalmente denominata “Costa degli Dei” e oltre. Traguardo ambizioso ma il cui lungo percorso appare già ben instradato. «Intanto stiamo lavorando, con il supporto della Regione, all’ottenimento dell’Indicazione geografica tipica (Igt) – spiega Marvarsi – , c’è già una bozza di disciplinare di produzione che stiamo valutando. Ora dobbiamo rintracciare tutti i vitigni già classificati del Vibonese, per poi procedere alla definizione finale e all’approvazione del disciplinare. C’è il nome, “Costa degli Dei”, che identifica un territorio preciso e che speriamo un giorno di poter associare alla Doc, obiettivo ovviamente più complicato anche per via della diversa conformazione dei territori su cui operiamo e delle diverse specificità delle nostre aziende. Ma non demordiamo».
Idee chiare e strategie anti-crisi
Quindi le ricette per affrontare la crisi che attanaglia al momento il settore enologico così come diversi altri settori produttivi. «Stiamo ragionando su strategie commerciali da mettere in atto per affrontare l’emergenza – spiega -, e ho proposto la realizzazione di un pacchetto dei nostri vini: sei bottiglie diverse in un unico pacchetto che serva a promuovere le nostre produzioni di punta e al tempo stesso il nostro territorio. Un’iniezione di fiducia per il futuro, perché dobbiamo credere nella ripresa e farci trovare pronti quando questa situazione finirà».