Tropea, l’azienda che produce visiere da donare ai sanitari: «Sono i più esposti nella battaglia» – Video
Christian Saturno è un imprenditore che ha convertito la sua ditta di tendaggi per realizzare dispositivi di protezione: «La situazione è tragica ma non bisogna fermarsi»
Sono centinaia, migliaia. Anche in Calabria, anche in un territorio in cui per fare impresa si arranca contro il sistema, la burocrazia, la criminalità. Sono gli imprenditori che da qualche settimana lottano senza sosta contro un nuovo nemico, subdolo e ingannevole anche nella denominazione: Sars-Cov-2, come se fosse una sigla da Agenzia delle entrate. In realtà è molto di più di un acronimo, è una tempesta che ha sconvolto sanità, società, economia, e su cui sembra non esserci rimedio immediato. E allora è necessario fare di necessità virtù e proseguire con nuovi obiettivi più immediati, magari meno remunerativi dal punto di vista economico, ma sicuramente più fruttuosi da quello umano.
Deve aver pensato questo Christian Saturno, imprenditore di Tropea che da un giorno a un altro ha dovuto chiudere i battenti della sua azienda di tendaggi per le disposizioni governative in risposta all’emergenza sanitaria: «Un giorno – ci spiega -, ascoltando il telegiornale con mia moglie ci siamo chiesti perché non metterci a disposizione di chi combatte in prima linea, vale a dire il personale sanitario, e visto che la nostra ditta si prestava alla realizzazione di dispositivi di protezione, abbiamo deciso con altri amici di creare un sistema di donazioni per produrre visiere che regaleremo proprio agli ospedali calabresi».
Una scelta non facile, ma quasi inevitabile: «Non amo stare con le mani in mano – prosegue Christian – e quindi ci siamo messi subito all’opera, anche per non fossilizzarci ed eventualmente farci trovare pronti quando si ripartirà». Già, la ripartenza, la voglia di tornare a vivere, per sé e per i suoi dipendenti: «Di solito l’attività si ravvivava con l’arrivo della stagione estiva: già da marzo le unità lavorative salivano a dieci/undici, ma ovviamente adesso è tutto fermo. I ragazzi che lavorano sono volontari, si danno da fare per produrre questi dispositivi».
Un’iniziativa che racconta la capacità di reazione e la resilienza di un popolo, quello calabrese, che nelle emergenze si rimbocca le maniche e dà il meglio di sé, soprattutto nel rapporto con gli altri. Anche se fiducia e speranza non cancellano un senso di incertezza dilagante: «La situazione è tragica – incalza -, me ne rendo conto parlando con amici commercianti e imprenditori che in questo momento sono all’esasperazione. Ma quello che dico a tutti è di non fermarsi, di farsi trovare pronti quando tutto ripartirà, perché è impensabile spegnere ogni cosa per sempre. Nel frattempo, però, mi concentro sull’oggi e spero che ci siano altre donazioni che permettano di continuare a produrre i dispositivi per poi donarli non solo ai sanitari, ma anche alle forze dell’ordine, visto che combattono anch’esse ogni giorno in prima linea».