Farmacie raddoppiate e negozi chiusi, a Vibo in dodici anni sparito il 20% degli esercizi commerciali
Commercio in crisi soprattutto nel centro storico, mentre sembrano andare meglio le periferie. Ecco i dati di Confcommercio che insieme al centro studi Tagliacarne fotografa cosa è cambiato dal 2012 al 2024

Dal 2012 al 2024 il comune di Vibo Valentia ha perso quasi il 19,9% delle sue imprese di commercio al dettaglio. Una contrazione che ha riguardato soprattutto il centro storico, dove del resto la crisi nera del commercio è ormai sotto gli occhi di tutti con sempre più saracinesche abbassate e il corso principale della città ormai “spopolato”. I dati diffusi nei giorni scorsi da Confcommercio in collaborazione con il centro studi Guglielmo Tagliacarne non fanno altro che fotografare tale scenario. Ma ci dicono anche che rispetto ad altre città italiane, Vibo Valentia non è poi messa così male male.
La situazione nel resto d’Italia
Sui 122 centri presi in considerazione dall’analisi di Confcommercio, Vibo occupa infatti la 95esima posizione. Insomma, in molti stanno peggio. E a sorpresa le città che hanno registrato una maggiore riduzione di esercizi commerciali negli ultimi dodici anni si trovano tutte al Centro-Nord: ai primi cinque posti troviamo infatti Ancona (-34,7%), Gorizia (-34,2%), Pesaro (-32,4%), Varese (-31,7%) e Alessandria (-31,1%). Nelle ultime cinque posizioni i Comuni che registrano la migliore tenuta sono invece Crotone (-6,9%), Frascati (-8,3%), Olbia (-8,6%), Andria (-10,3%), Palermo (-11,2%).
La media nazionale è di -21,4% con 118mila negozi al dettaglio spariti in dodici anni (con maggiori chiusure nei centri storici rispetto alle periferie). Numeri consistenti a proposito dei quali Confcommercio ha parlato di allarme «desertificazione commerciale» che «rischia di trasformarsi in un vero e proprio declino delle città».
A Vibo soffre di più il centro storico
Volendo scendere nei particolari, secondo i dati del centro studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne, a Vibo Valentia centro il numero delle imprese di commercio al dettaglio è passato dalle 315 del 2012 alle 226 del 2024. Le riduzioni maggiori riguardano i negozi di alimentari (da 28 a 19) e quelli di libri e giocattoli (da 26 a 13), ma anche di abbigliamento e altri esercizi specializzati (da 164 a 108) e i tabacchi (da 19 a 15). Sono aumentate, anzi addirittura raddoppiate le farmacie: da 5 a 10.
Sono poi molto diminuiti i bar (da 48 a 31) mentre sono aumentati i ristoranti, da 40 a 44. Stabile il numero di alberghi e altri servizi di alloggio (da 15 a 16).
Situazione ben diversa per le periferie vibonesi, dove almeno stando ai dati diffusi da Confcommercio, qualche piccola speranza ancora c’è: dal 2012 al 2024 il numero delle imprese di commercio al dettaglio è infatti lievemente aumentato, passando dal 226 a 233. A trascinare il tutto è il lievitare del commercio ambulante (da 6 a 25 attività), dei tabacchi (da 10 a 13) e anche qui delle farmacie (da 7 a 12). In dodici anni sono aumentati anche i ristoranti (da 30 a 34), stabile il numero di bar e alberghi.