Turismo in ginocchio dopo le mareggiate, Confindustria: «Stagione a rischio»
Per gli industriali vibonesi serve «affrontare le urgenze che rischiano di compromettere l’attrattività del territorio» ma è ancor più necessario «creare contesti di qualità al di fuori delle strutture turistiche»
«Le recenti condizioni meteo avverse hanno dimostrato tutta la fragilità della nostra costa e l’inadeguatezza delle misure poste a salvaguardia del patrimonio paesaggistico. La piena fruizione delle nostre coste, l’erosione costiera e più in generate la tutela del territorio rappresentano – affermano il referente territoriale della Sezione Turismo, Giovanni Imparato, ed il presidente di Confindustria Vibo Valentia Gaetano Macri – oggi come ieri, il punto nodale su cui ruota l’intera capacità di attrarre i potenziali visitatori (italiani e stranieri) su questo meraviglioso fazzoletto di terra che rappresenta un inimitabile patrimonio naturalistico e paesaggistico».
Per l’associazione vibonese degli industriali «è ovvio che la natura da sempre faccia il suo corso e che gli eventi meteomarini non possano essere certamente governabili. Ciò che invece riteniamo sia possibile fare – spiegano – è rispettare le regole, porre in essere comportamenti virtuosi e mettere a frutto i fondi comunitari utili a fortificare le barriere, a porre in sicurezza le aree interessate dal dissesto idrogeologico ed a ripristinare, ove necessario, condizioni di difesa del suolo e di argine al verificarsi degli eventi naturali».
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Per Imparato e Macrì «in questo difficile contesto s’inserisce la farraginosità burocratica e normative che, sempre in nome di un’Europa che (specie quando si parla di difesa del “made in Italy”), stentiamo talvolta a comprendere. Siamo una regione che vanta 800 chilometri di coste che potrebbero rappresentare sempre più una fonte primaria di lavoro, economia sostenibile e benessere, eppure stentiamo a difenderle adeguatamente e lasciamo che incuria e negligenza le trasformino in macerie e in diseconomie».
Quindi il richiamo ad «una efficace e tempestiva azione di coordinamento e di programmazione che sia vicina alle esigenze dei cittadini e delle imprese. Ripensare il corretto utilizzo del suolo – scrive Confindustria -, investire in sicurezza e salvaguardia dall’erosione, definire piani pluriennali di intervento volti a mitigare gli effetti devastanti della natura sono solo le basi per poter poi affrontare successivamente il nodo dell’impiego della risorsa mare e delle coste come “asset” fondamentali della nostra offerta turistica. Se la programmazione è fondamentale per coordinare uno sviluppo economico della nostra regione, con investimenti privati e pubblici che puntano agli stessi obiettivi, in questo momento è altrettanto importante intervenire su urgenze che rischiano di compromettere la prossima stagione estiva, facendo perdere ulteriore attrattiva e competitività al turismo calabrese».
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Questo anche perché «la competizione è globale e per il nostro sviluppo è fondamentale una corretta relazione tra ciò che è offerta turistica interna, intesa come capacità di offrire servizi di qualità a costi ragionevoli ed esterna, ovvero la piena fruizione del contesto territoriale. Appare chiaro – quindi per Confindustria – che anche le più qualificate strutture ricettive abbiano bisogno di contesti esterni di qualità. La vivibilità di ciò che sta “fuori” dai confini dell’ospitalità sarà sempre più l’elemento qualificante e determinante per orientare la scelta del viaggiatore. Che si tratti di mobilità, sanità o ambiente poco cambia. La scommessa si vince sulla qualità totale che un territorio è capace di esprimere ed è su questo tema che il Governo regionale e gli apparati provinciali dovranno investire con maggiore incisività».
Gli operatori del turismo, avvisa Confindustria, stanno «pagando duramente il pasticcio di una riforma monca, che ha generato enti locali incapaci di governare il territorio e che si muovono (poco) nella inqualificabile confusione e rassegnazione della loro stessa inutilità. Dobbiamo adesso ripristinare un luogo di confronto ed un dialogo inter-istituzionale che metta nella giusta priorità azioni e programmi».
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