mercoledì,Febbraio 19 2025

Sul piede di guerra i 34 precari Arpal in servizio all’Asp di Vibo: «Dopo 11 anni di lavoro ci riducono orario e stipendio»

A far scattare il malcontento è stata la decisione della Regione: «Non si può accettare che così tante famiglie vengano messe in difficoltà. Vogliamo essere stabilizzati»

Sul piede di guerra i 34 precari Arpal in servizio all’Asp di Vibo: «Dopo 11 anni di lavoro ci riducono orario e stipendio»
Asp di Vibo

Sul piede di guerra 34 lavoratori precari appartenenti al bacino regionale Arpal, da 11 anni in servizio presso l’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia.
In una lettera aperta, il personale utilizzato presso le diverse strutture dislocate sul territorio di competenza dell’Asp sottolinea che «l’Azienda sanitaria ha tentato invano con la Regione Calabria di attivare procedure che assorbissero questo personale chiedendo espressamente la stabilizzazione nella dotazione organica dell’Ente, anche alla luce dell’impegno profuso dagli stessi precari utilizzati nella campagna vaccinale durante la grave pandemia Covid-19».

A far scattare il malcontento è stata «la decisione della Regione Calabria di prevedere per i 34 lavoratori un monte orario di 14 settimanali per una retribuzione che ridurrebbe in maniera significativa trattamenti economici e previdenziali». I firmatari della lettera si chiedono: «Come può la Regione Calabria di concerto con l’Azienda Sanitaria di Vibo Valentia, dopo avere utilizzato il personale per ben 11 anni, accettare e condividere una condizione che arretri lo stato economico di famiglie che da anni investono sul territorio contribuendo tra l’altro alla crescita demografica e alla redistribuzione di risorse economiche? Come può un Azienda affidare compiti di responsabilità a questo personale e poi dal niente pretendere che gli stessi possano assolvere in maniera produttiva i compiti ai quali erano stati assegnati con il monte orario previsto di 14h? Come può una Regione Calabria affermare che il fabbisogno dell’Asp di Vibo Valentia non prevede in pianta organica profili per assorbire il personale in questione?».

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«Non si recrimina alcun diritto perduto – continuano i lavoratori nella lettera – ma siamo coscienti che il nostro status acquisito trovi degna collocazione presso la Pubblica amministrazione, ciò che meno comprendiamo è il motivo per il quale questo territorio debba essere sempre oggetto di scelte tali da ridurre servizi e impedire in questo caso l’affermarsi di un percorso professionale ed umano. Ci sentiamo in dovere di ringraziare il personale medico e il personale amministrativo con il quale abbiamo condiviso un percorso, ma esprimiamo rammarico per una vicenda che poteva avere dei risvolti positivi e che per negligenza di chi dovrebbe tutelarci e rappresentarci è stata lasciata in mano ai lavoratori stessi».

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