Operatori ecologici senza stipendio da tre mesi, Slai Cobas promuove un presidio davanti alla Prefettura di Vibo
Una situazione critica che riguarda i dipendenti di una società finita nel mirino dell'Agenzia di riscossione e attiva in diversi Comuni vibonesi. Alcuni hanno deciso di cambiare azienda, altri come Cessaniti e Zambrone no. La denuncia del sindacato
Tre mesi senza stipendio, pur lavorando regolarmente. Una situazione che coinvolge diversi lavoratori vibonesi, attivi del settore della raccolta dei rifiuti urbani. Al punto che il sindacato, la Slai Cobas, decide di organizzare un presidio davanti alla Prefettura per attivare l’attenzione delle istituzioni e giungere finalmente a una soluzione. Ma andiamo con ordine, questa circostanza riguarda i «dipendenti della Tecnew s.r.l, società operante in diversi Comuni del territorio nel settore r.s.u. che, suo malgrado di recente è stata destinataria di un atto esecutivo da parte dell’Agenzia della riscossione – scrive in una nota il coordinatore provinciale Slai Cobas, Nazareno Piperno -. Problemi, si dirà, dell’azienda e non dei lavoratori. Se non che, tale situazione con il blocco dei crediti vantati dalla società derivanti dai canoni maturati impedisce alla stessa di corrispondere le retribuzioni che i lavoratori aspettano ormai da tre lunghi mesi».
Da qui la richiesta del sindacato ai Comuni in cui la società opera. In particolare, Slai Cobas ha invocato «l’attivazione dell’intervento sostitutivo della Stazione appaltante ex art. 11 D.Legs. n. 36/2023 – l’attuale Codice degli appalti che riproduce in maniera pressoché identica un istituto elaborato a garanzia dei lavoratori e già previsto dalle precedenti versioni dell’indicato codice degli appalti. E qui la sorpresa – denuncia Piperno – rappresentata dalla diversa risposta degli enti interessati che in alcuni casi hanno provveduto regolarmente ad attivare la relativa procedura, come nel caso del Comune di Drapia, mentre in altri casi si sono recisamente rifiutati di farlo, come nel caso dei Comuni di Cessaniti e di Zambrone, che hanno adombrato l’impossibilità di attivare l’intervento sostitutivo stante che l’inadempienza presso gli Agenti della riscossione rilevata a carico della società impedirebbe l’attivarsi della procedura per l’insussistenza, così si legge, di prelazione alcuna in favore dei lavoratori subordinati».
la sezione provinciale di Slai Cobas sottolinea che hanno deciso di cambiare società «anche altre amministrazioni, tra cui il Comune di Cirò e il Comune di Terravecchia in provincia di Cosenza» e quindi «o sbagliano i Comuni che detto intervento l’hanno attivato o sbagliano, come crediamo, i Comuni che non l’hanno attivato per l’indicata motivazione. Se la legge è la stessa ed i presupposti sono gli stessi, allora non è possibile che si prendano decisioni diametralmente opposte in relazione alle medesime situazioni giuridiche».
E c’è di più, perché le differenti decisioni prese dai Comuni hanno avuto differenti conseguenze su lavoratori accomunati dallo stesso problema: «Mentre alcuni dipendenti della medesima società sono stati pagati, altri, in servizio nei Comuni di Cessaniti e Zambrone, aspettano da oltre tre mesi il dovuto senza peraltro la prospettiva di alcun miglioramento perlomeno nel breve periodo, non potendosi sapere se e quando la situazione andrà a risolversi. Da qui la decisione di tali lavoratori innanzitutto di procedere con l’eccezione di inadempimento prevista in tali casi dal codice civile che andrà a determinare, continuando a protrarsi tale situazione, la sospensione unilaterale della prestazione e la conseguente interruzione del servizio». A tutto questo si aggiungono gli scioperi e il presidio dei lavoratori organizzato da Slai Cobas davanti alla Prefettura di Vibo Valentia per giovedì 7 novembre, a partire dalle ore 10.
«Con la speranza e l’augurio – conclude Piperno – che l’autorevole intervento della Prefettura possa aiutarci da un lato a risolvere una situazione di grave crisi per i lavoratori che rischia di trascinarsi per lungo tempo e dall’altro ci aiuti a comprendere come è possibile un applicazione per così dire variegata e multiforme dei medesimi strumenti legali di tutela dei lavoratori».
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