Nuovo Pignone rinuncia a investire 60 milioni di euro a Corigliano Rossano: brutta notizia anche per Vibo
L’azienda che ha il suo principale insediamento calabrese a Porto Salvo e opera in Italia per Baker Hughes, decide di mollare: «Troppi ostacoli, non ci sono le condizioni». La lettera inviata a Occhiuto per annunciare la decisione
«Gentile presidente Occhiuto, le scrivo per informarla che Baker Hughes – Nuovo Pignone, dopo attenta valutazione, prendendo atto che sono venute a mancare le condizioni per poter proseguire, ha preso la decisione di ritirarsi dal progetto di investimento relativo al nuovo insediamento industriale sul Porto di Corigliano Rossano (CS)». Così, con una lettera, Paolo Noccioni, presidente di Nuovo Pignone International, ha annunciato al governatore della Calabria l’intenzione del suo gruppo di rinunciare a investire ben 60 milioni di euro per uno stabilimento da realizzare nello scalo portuale della città cosentina.
Quando esattamente un anno fa, il gruppo industriale annunciò l’intenzione di investire 60 milioni in Calabria, furono in molti a rammaricarsi che la scelta non fosse caduta su Vibo Marina, dove l’azienda che produce turbine è già presente con il suo principale insediamento produttivo calabrese, che in Italia opera, appunto, attraverso Nuovo Pignone.
«La scelta era caduta sul porto di Corigliano Rossano per la combinazione di diversi fattori, tra cui la posizione strategica, la dimensione della superficie disponibile e l’elevato pescaggio dei fondali – spiega il manager nella lettera a Occhiuto -. Tale progetto rappresentava per l’azienda un importante investimento in termini economici, per lo sviluppo del proprio business e anche per lo sviluppo del territorio calabrese, in cui Nuovo Pignone opera dagli anni ’60 con lo stabilimento di Vibo Valentia». Il richiamo a Vibo non è certo casuale e dal massiccio investimento a Corigliano Rossano sarebbero comunque scaturiti riverberi importanti per il territorio vibonese, che avrebbe potuto rafforzare la sua posizione nel contesto industriale regionale, come sottolinea lo stesso manager nella lettera: «L’investimento a Corigliano avrebbe avuto infatti, a parere di Baker Hughes e come più volte condiviso con Regione Calabria, importanti ricadute sul territorio, presentando in prospettiva rilevanti opportunità di crescita».
Prospettiva che oggi, dunque, sembra tramontare a causa dell’opposizione politica e dei ricorsi al Tar contro il progetto: «Purtroppo – continua il manager – la pianificazione prevista ha subito forti rallentamenti a causa all’atto formale di ricorso che è stato notificato alla nostra azienda e ad altri enti lo scorso giugno e ci costringe oggi a prendere atto che non sussistono più le condizioni temporali per realizzare il progetto».
Poi la chiosa finale: «L’azienda sta valutando delle soluzioni e delle modalità per attivare alternative in modo da continuare a salvaguardare e a sviluppare il ruolo di attore di primo piano a livello mondiale nel settore energetico, come la sua lunga storia dimostra». Insomma, andremo altrove.