Turismo, la sfida di Tropea: attrarre arrivi da tutto il mondo
L’operatrice turistica Deborah Valente guarda con fiducia alla crescita del settore: «Questa terra è straordinaria. Se ci crediamo diventeremo la Sicilia del futuro»
Settembre e ottobre, per la Costa degli Dei, rappresentano l’ultima fase della bella stagione, con presenze straniere ormai fisse fino ai primi di novembre. È quindi tempo di riflessioni. Le fortune di questa parte di Calabria dimostrano che nella ricerca – da parte degli addetti ai lavori – dell’ultimo Eden da scoprire, un certo isolamento, da gap può diventare opportunità. In un periodo in cui i consumatori più attenti ed i viaggiatori più esigenti cercano una ed una sola cosa, ovvero l’autenticità, la Calabria (o per meglio dire: il “prodotto Calabria” nel marketing territoriale) ha vinto. La regione, da molti considerata l’ultimo mistero da svelare, l’ultima terra “inesplorata” del Mediterraneo, vive un momento di grande fermento. Grazie al lavoro di pochi e pioneristici tour operator che hanno scommesso – e vinto – sull’incoming, la mancanza di infrastrutture è stata, in buona sostanza, anche la causa della sua “purezza”: del suo rimanere intatta, territorio dove il visitatore può ancora sperimentare visioni purissime di folklore, autenticità, veridicità.
La Costa degli Dei fa da traino all’intera regione. Il tratto da Pizzo a Nicotera vanta luoghi culto quali Capo Vaticano, Baia di Riaci, Zambrone, Formicoli, ha tassi di crescita turistica da tigre celtica, un’immagine ormai ben ferma negli occhi e nel cuore del turismo europeo, una stagione che si apre a marzo e si chiude a novembre, ed una capitale balneare, Tropea, divenuta simbolo stesso della Regione. Ma sbaglia chi pensa che i turisti siano arrivati da soli.
Dietro flussi così importanti, c’è la tessitura paziente di chi per anni e anni ha esercitato la moral suasion sui grossisti esteri per convincerli ad aprire i loro cataloghi alla Calabria. Ci sono anni di comunicazione, preparazione, promozione. Una delle attrici più influenti di questa evoluzione è la manager Deborah Valente, tropeana Doc, che dopo una vita nell’accoglienza per conto dei big mondiali della ricettività è a capo della più grossa agenzia regionale di incoming, la Valentour, situata a Tropea. Qui, la stessa Valente gestisce anche sei strutture ricettive ed un lido “iperfashion”.
Di fatto, la sua biografia è quella di una visionaria che venti anni fa abbandona l’ovattata e ricchissima “Padania” per tornare nella terra natia ed aprire un’agenzia di viaggi. Era il 2001: 5 anni dopo, avrebbe maturato la scelta di specializzarsi nell’incoming, e dopo altri cinque anni, avrebbe puntato sulla Calabria quale unico prodotto. Dagli inizi sono passati venti anni, centinaia di migliaia di clienti, decine di sopralluoghi, promozioni, fiere di settore. È lei a fotografare lo stato dell’arte del turismo regionale. E lo fa partendo dagli inizi.
Che ricorda, degli albori del suo lavoro?
«Più di ogni altra cosa, le fiere passate di fronte ad un tavolo poco attrattivo, divenuto oggi sempre più affollato. Ricordo le prime manifestazioni dove proponevo la Calabria, con i colleghi delle altre regioni che mi consolavano per la mancanza di clienti interessati: gli stessi che oggi mi danno ragione per aver scommesso e vinto, e per aver convinto così tanti operatori, tanti stranieri a sceglierci».
Un punto di forza?
«Il nostro territorio, che è straordinario. Di quanti ho convinto a venire in Calabria, non ne ho perso uno. Li ho conquistati tutti. Sono la prima ad essere innamorata di questa terra, dalla quale ero partita ad otto anni, la cui lontananza mi suscitava una nostalgia tremenda, e dove, nel 2001, ho deciso di tornare».
Che tipologia di prodotto è, la Calabria?
«Siamo una regione difficile: per questo cerco di far capire al cliente che va amata così com’è. Con le sue contraddizioni. Chi viene, deve apprezzare anche i lati negativi, che alla fine ti colpiscono forse più della bellezza».
La difficoltà maggiore?
«La difficoltà più grande la incontriamo con i calabresi stessi, spesso indifferenti alla loro storia, alla loro bellezza. Non conoscono il loro territorio, e di conseguenza, non ne parlano, non sanno raccontarlo, non trasmettono ai turisti curiosità e bellezza. Noi dobbiamo imparare a guardare i nostri centri d’arte, il nostro mare, il nostro patrimonio, con gli occhi affascinati di chi viene in Calabria per la prima volta, con gli occhi del cliente. Mostrare noi stessi, per primi, l’entusiasmo per il nostro paese».
Come ha agito in questi anni?
«Abbiamo iniziato a raccontare cosa fosse la nostra Regione; poi abbiamo incuriosito, allettato ed indotto i venditori di pacchetti turistici esteri a venirci a trovare, a testare le nostre strutture e la nostra offerta. Quando facciamo arrivare qualche tour operator, quando chiamiamo i grossisti esteri, sappiamo che dobbiamo convincerli. E se siamo bravi, abbiamo conquistato clienti. La programmazione, la preparazione, la gestione della promozione è un lavoro duro. Devi essere innamorata del territorio, per affrontare tanta fatica e accettare tali sfide».
Che momento stiamo vivendo?
«Questo è il periodo degli stranieri: i mesi di settembre ed ottobre, per la costa degli Dei, rappresentano un prolungamento consolidato della bella stagione. Ormai è un dato di fatto: ed anche questo è frutto di impegno e programmazione. Di anno in anno, le presenze si moltiplicano, specie quelle straniere. La Germania continua a farla da padrone, è la nazione più forte in termini turistici, grazie ai voli tra Lamezia e le diverse città tedesche. Ma in futuro, si apriranno altri mercati importanti. Penso alla Finlandia, che da aprile 2020 aprirà una rotta da e per Lamezia, i cui giornalisti di settore ed i cui tour operator saranno a Tropea nei prossimi giorni».
E gli italiani?
«Noi parliamo a tutti, anche al mercato italiano, che c’è ed è importante. Ma non è premiale come quello estero. Saranno gli stranieri a lanciare definitivamente la Calabria nell’Olimpo delle destinazioni turistiche. Ed il giorno che anche la costa jonica e le aree turisticamente più marginali, ma con potenzialità straordinarie – capiranno questo, diventeremo la Sicilia del futuro».
Un sassolino nella scarpa?
«Le fortune di Tropea, della Costa degli Dei – oggi sotto gli occhi di tutti -, sono frutto di un lavoro che non viene riconosciuto. Manca la consapevolezza che i turisti sono qui grazie a noi, a chi ha fatto promozione da vent’anni, ininterrottamente. Non è che di loro iniziativa, hanno preso un volo Alitalia e sono arrivati a Tropea. Il 90% delle presenze è indotta dai tour operator».
E’ ottimista?
«Sono fiduciosa. La Calabria non è una terra facile, ma è certamente un luogo magico. Ci siamo lasciati alle spalle la fama di regione poco attrattiva. Oggi, piace e convince. Il tempo ci ha dato ragione. Abbiamo spinto sull’acceleratore e i risultati sono arrivati. Ma di lavoro, ce ne è voluto tanto».