martedì,Luglio 2 2024

La guerra della ‘nduja, Porcelli (Coldiretti) contro Fiamingo (Consorzio di Spilinga): «Promuove un fake Made in Usa»

Il presidente provinciale dell'organizzazione e produttore del celebre insaccato accusa il collega di aver pubblicizzato oltreoceano «un falso». Dito puntato anche contro il vicesindaco: «Dovrebbero piuttosto impegnarsi per velocizzare l'iter per l'Igp»

La guerra della ‘nduja, Porcelli (Coldiretti) contro Fiamingo (Consorzio di Spilinga): «Promuove un fake Made in Usa»
L'iniziativa al Fancy Food di New York e a destra la 'nduja prodotta negli Usa

«Al Fancy Food di New York, il più importante evento fieristico nordamericano dedicato alle specialità alimentari, presentata una fake ‘nduja di Spilinga». L’accusa arriva direttamente da Coldiretti Calabria, che punta il dito contro l’iniziativa del presidente del consorzio della ‘nduja di Spilinga Francesco Fiamingo e del vicesindaco del paese vibonese Franco Barbalace. I due compaiono in un video che ha spopolato sui social, in compagnia con la chef e food creator Rosy Chin nominata l’anno scorso ambasciatrice nel mondo della ‘nduja di Spilinga.

«Pensavamo che il viaggio oltreoceano dei due rappresentanti era per far conoscere e pubblicizzare la nduja. Siamo stati costretti a ricrederci! Cosa si possono aspettare i veri produttori della ‘Nduja di Spilinga e i cittadini-consumatori se al Fancy Food di New York, i massimi esponenti istituzionali e soprattutto del Consorzio portano alla ribalta un nuovo marchio nato per produrre direttamente negli Stati Uniti, un’imitazione, un falso, del famoso insaccato tipico prodotto nello spilingese?», si chiedono il presidente regionale di Coldiretti Calabria Franco Aceto e il presidente provinciale di Vibo Giuseppe Porcelli, di Spilinga e a sua volta produttore del celebre insaccato.

Per loro si tratta di un «paradosso: chi dovrebbe tutelare con le unghie e con i denti le vere produzioni tipiche, visto i ruoli che ricopre, si fa invece promotore – coinvolgendo anche una  food blogger Rosy Chin insignita “motu proprio” dell’altisonante titolo di ambasciatrice della ‘Nduja di Spilinga nel mondo – per promuovere un nuovo brand che da qualche tempo produce direttamente il noto insaccato direttamente negli Stati Uniti».

«Una vera campagna di promozione del Fake Made in Italy – prosegue la nota – in contrapposizione al duro e costante lavoro di Coldiretti, con le numerose iniziative messe in campo, non per ultima la grande mobilitazione del Brennero e la raccolta firme proprio contro il Fake Made in Italy. L’“Italian Sounding” oggi costa alle vere aziende italiane circa 120 miliardi di euro l’anno e circa 2 miliardi in Calabria di fatturato. Alle politiche sindacali di Coldiretti si aggiungono le politiche del governo regionale ma soprattutto del governo nazionale che con le proprie iniziative sta cercando costantemente di contrastare l’uso improprio di nomi e simboli che richiamano l’italianità di prodotti che non vengono realizzati in Italia».

«Un orrore e ribadisco, una vergogna – dichiara Porcelli -. Chi dovrebbe difendere il lavoro e tutelare la produzione locale di ‘Nduja di Spilinga sfrutta lo stesso nome per produrre dall’altra parte del mondo!  Davvero un controsenso, ad essere buoni! Il presidente del Consorzio Nduja di Spilinga insieme al vicesindaco, dovrebbero impegnare il proprio tempo per velocizzare la promozione dell’iter IGP per la ‘Nduja di Spilinga. Soprattutto il presidente del Consorzio, proprio lui che ha l’obbligo statutario di tutelare la produzione e il prodotto, in barba a tutte le regole di buon senso inizia a produrre al di fuori della zona eletta per la produzione e quindi ledendo fortemente l’essenza stessa su cui si fonda la richiesta di tutela! Oggi alla luce dì tutto ciò mi chiedo se veramente il progetto IGP procede a rilento per ostruzionismo istituzionale o forse proprio perché chi si deve spendere con tutte le forze senza dare alibi a nessuno che la ‘Nduja di Spilinga si può produrre dappertutto, rema contro sfruttando altrove il buon nome della ‘Nduja di Spilinga. È giunto il tempo di far chiarezza».

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