Il Porto delle nebbie, lo scalo di Vibo Marina sempre più in crisi
Le criticità dell’infrastruttura portuale messe in evidenza da Antonio Montesanti: «Al porto hanno tolto tutto, anche il nome»
Quando venne realizzato, nella seconda metà dell’Ottocento, per iniziativa del Governo nazionale che riprese il progetto ideato dal re di Napoli, era forse considerato il maggiore porto calabrese. Oggi viene indicato come la cenerentola del sistema portuale della regione, avendo progressivamente perso negli anni i suoipunti di forza e persino il suo nome, che una mozione che sarà discussa nel consiglio comunale di Vibo Valentia il prossimo 30 aprile tenterà di ripristinare. In alcuni giorni sembra un deserto d’acqua, senza nemmeno la presenza di una nave. A soffermarsi in quelle che sono le principali criticità dello scalo marittimo è lo storico Antonio Montesanti che effettua un impietoso excursus delle opportunità che negli anni sono andate perdute e che neanche il cambio di governance, dopol’istituzione dell’Autorità di Sistema Portuale, sembra potere o volere recuperare.
«Al nostro porto abbiamo reso inutilizzabile il doppio binario sulle banchine – ricorda Montesanti – fatti scomparire la catena di congelamento e la produzione di ghiaccio per il trasporto marittimo agroalimentare, i silos del grano e le tramogge. Usiamo una sola gru portuale comprata negli anni ’90. Urbanizzate o inutilizzate le aree del retroporto, ignorato il waterfront, perso il mercato ittico comunale, persa la sede del Genio Civile Opere Marittime, non si riesce a fare la messa in sicurezza delle banchine, i fondali si insabbiano sempre di più, poniamo limiti al comparto pesca, a breve toglieranno i depositi costieri perché sottoutilizzati; non esiste una stazione marittima per gli aliscafi e le motonavi per le Eolie, la crocieristica è rimasta unmiraggio; non siamo snodo per le autostrade del mare perché, dicono, non possono attraccare navi-traghetto, quando invece è stato dimostrato che possono attraccare per il polo metallurgico; stiamo facendo chiudere i cantieri navali ed i maestri d’ascia sono privi di spazi idonei; le navi da crociera ci danno fastidio perché i turisti vanno solo a Pizzo e Tropea; probabilmente non avremo i spazi per lo sbarco del ferro da riciclare nella ex Italcementi; tra poco, non essendoci scalo merci, toglieranno la dogana e lo stesso potrebbe accadere per il servizio dei rimorchiatori. I nostri amministratori hanno assistito, muti, alla nascita dell’Autorità di Sistema Portuale senza rivendicare un rappresentante comunale nel consiglio d’amministrazione dell’ente. E qui mi fermo per non suscitare ulteriore indignazione. Ma ci rendiamo conto – conclude Montesanti – di quante stupidate sono state fatte in questi anni? Tutte fatte da quelli che oggi, come ieri, parlano dell’importanza del porto per lo sviluppo dell’intero Comune, dopo avergli tolto praticamente tutto, anche il suo nome».
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