I primi freddi non fermano il Museo e le grotte di Zungri: «Boom di visitatori. In inverno? Non chiuderemo»
La direttrice Pietropaolo annuncia le novità che interesseranno il sito, dal restauro delle grotte, ai progetti con le scuole per il recupero delle tradizioni legate all’arte tessile: «Centro culturale in fermento anche nel periodo di bassa stagione»
L’inverno alle porte non ferma l’entusiasmo a Zungri. Tra Museo, grotte e itinerari tra le “porte dipinte”, il paese continua ad accogliere decine e decine di turisti. Un segnale che viene accolto positivamente nel comprensorio che da tempo punta a destagionalizzare il turismo con percorsi in grado di cogliere il meglio dei borghi anche nei periodi cosiddetti di “bassa stagione”. Ne abbiamo parlato con Caterina Pietropaolo, direttrice del Museo della civiltà contadina e rupestre che ci racconta l’andamento del sito e le prospettive future: «Stiamo riscontrando dei numeri importanti in rapporto alla stagione. In modo particolare – evidenzia – la domenica il sito è molto visitato da calabresi mentre, durante la settimana, i visitatori sono per lo più stranieri. Novembre, generalmente un mese di transizione, è risultato particolarmente generoso: infatti abbiamo avuto la visita di Rai 3. E non solo. Non sono mancate le visite di personaggi noti come Claudia Trieste, modella e showgirl, eletta miss Italia 1997, che ha voluto inserire le Grotte di Zungri in un suo lavoro sui luoghi più belli ed importanti della Calabria così come Giovanni Arena, influencer, tiktoker e travel creator, i cui video promozionali sulla Calabria stanno spopolando sul web, raggiungendo il milione di Follower, scelto anche dal presidente Roberto Occhiuto per raccontare la Calabria nel mondo social».
Grotte, il restauro e il recupero
L’insediamento ad oggi è uno dei siti di punta del territorio vibonese. Si trova nell’immediata periferia del centro storico di Zungri, in località Fossi, sul costone esposto a sud-est della valle della Fiumara Malopera. L’ agglomerato di case-grotte sembra risalire al X-XII secolo e l’intera area viene riconosciuta con il nome di “Valle degli Sbariati” (monaci venuti dall’Oriente, presumibilmente primi abitanti del sito). Il sito si compone da un centinaio di grotte, di varie dimensioni e forme, occupa una superficie di circa 3000 mq ed è considerato un caso unico a livello regionale. Tant’è che Zungri viene spesso indicata come “La città di pietra” o la “piccola Matera di Calabria”. Il Museo invece custodisce oggetti della cultura tradizionale locale dal XIX al XX secolo. I reperti vengono organizzati in diverse sezioni tematiche tra cui agricoltura, tessitura, forgiatura, abiti e arredi domestici. L’arrivo dell’autunno e dell’inverno, come spesso accade, provoca una decrescita delle presenze turistiche nel Vibonese. Promuovere il turismo tutto l’anno, oltre alle parole, necessita della sinergia tra enti, operatori, strutture ricettive. Il tutto per consentire al visitatore di avere gli stessi servizi che troverebbe durante la bella stagione. Qualche piccolo passo, su tale fronte, sta già avvenendo grazie anche al lavoro portato avanti a Serra San Bruno, a Tropea, a Pizzo. Anche la città di pietra intende fare la propria parte: «Questo è il periodo in cui i visitatori, anche in gruppo, si organizzano a fare visita a Zungri per poi spostarsi nel pomeriggio a Tropea per godere delle bellissime luminarie oppure unire la visita con il Santuario di Mamma Natuzza. Ed è proprio in vista del Natale che il Museo ospiterà una Mostra dei presepi artigianali di Gianluca Gaudioso che, da qualche anno, si è cimentato nella riproduzione di presepi che ritraggono angoli caratteristici del centro storico. Proprio per questa occasione, dall’8 dicembre, abbiamo invitato le scuole a visitare la mostra, la cui finalità non è solamente quella di far conoscere ai nostri bambini e ragazzi la bellissima arte del presepe ma anche quella di far conoscere il centro storico sotto l’aspetto storico e culturale, le vecchie case che hanno dato i natali a nostri nonni, luoghi che sono stati lo scenario perfetto per le passate edizioni del presepe vivente».
Apertura in inverno
Sulla scia della decisione assunta lo scorso anno, il Museo resterà aperto anche nei mesi freddi: «È questo il periodo in cui si gettano le basi per future collaborazioni, intraprendendo relazioni che in estate, per ovvi motivi, è impossibile poter concretizzare», sottolinea la direttrice. Per l’insediamento rupestre, non mancano le prospettive future: «Zungri è beneficiario di un finanziamento di 1 milione di euro che prevede il restauro e recupero delle Grotte degli Sbariati. Sicuramente ora si potrà dare un impulso più che positivo all’intero sito così come al museo e consentire la realizzazione di tutte quelle opere che non si sono potute realizzare fino ad ora per rendere il parco archeologico più fruibile. Saranno lavori volti ad allargare anche l’offerta dei servizi ai visitatori». Intanto il Museo amplia la sua collezione giorno dopo giorno: «È stato inaugurato nel 2003 e da allora le donazioni non si sono mai arrestate. Ma un impulso maggiore si è avuto negli ultimi anni ricevendo donazioni anche da visitatori dei centri limitrofi. E questo ci riempie di orgoglio. Questo Museo non è una collezione di oggetti esposti in maniera fredda ed impersonale, ma è la ricostruzione della casa dei nonni dove tutto è esposto con logica sequenza e dove, ogni singolo oggetto, attrezzo, utensile, vestito, risveglia ricordi dell’infanzia, riporta alla vita trascorsa con i nostri cari che non ci sono più suscitando una forte nostalgia e che, per un attimo, fa ritornare bambini spensierati, avvolti tra dolci ricordi che ci fanno staccare dalla frenetica vita quotidiana.
I tesori del Museo
Credo che la stanza da letto sia quella più apprezzata dove veramente si può cogliere tutta l’essenza del tempo passato. Una ricca esposizione del corredo della nonna composto da asciugamani, camicie da giorno e da notte, coperte e completi da letto a “tri tili” ovvero lenzuola e coperte composte tre teli uniti aventi la misura del telaio, tutto rigorosamente tessuto a mano con i filati ottenuti da fibre naturali come lino, ginestra, canapa e lana. Ma anche i copriletti della festa in raso e seta ed il corredino neonatale. Non potevano mancare un abitino di San Antonio del 1975 e quello di San Francesco datato 1948. Impreziosiscono la stanza le tante foto, quadri e statuine devozionali sempre presenti nelle camere da letto dei nostri nonni».
La direttrice assicura: «Questa camera, unitamente alle altre due ricche di oggetti del passato, fanno di questo “Museo” un prezioso scrigno di antiche tradizioni, custodite gelosamente e con una cura maniacale affinché tutto venga trasmesso alle generazioni future. E a tal proposito è stato avviato un progetto con la scuola di Zungri che vedrà i bambini protagonisti di più attività didattiche volte alla conoscenza del Museo e delle Grotte affinché prendano piena consapevolezza del grande patrimonio che andranno ad ereditare, rendendoli così custodi di quel mondo ormai perduto ma ancora vivo nella nostra memoria. L’arte del telaio, del ricamo, della lavorazione delle fibre tessili con tutti gli strumenti utilizzati dalla battitura dello stelo della pianta alla filatura del lino, canapa, lana, ginestra fino al prodotto finito come coperte, teli, tovaglie, asciugamani, camicie, per passare alla collezione degli abiti da sposa di epoche diverse, alla ricca collezione di attrezzi da lavoro agricolo come gli antichi aratri in legno, il letto con il materasso di paglia ed il cuscino imbottito con la lana, le scarpe chiodate per non far consumare la suola, i lumi e molto altro ancora devono costituire un ricco bagaglio culturale che ognuno di noi deve fare proprio affinché nulla vada dimenticato. E chissà se un giorno tutto questo verrà catapultato nella modernità».
Il premio Unesco
Le Grotte degli Sbariati di Zungri hanno recentemente conquistato la giuria del concorso internazionale Unesco «La Fabbrica del Paesaggio». Il museo ha giocato un ruolo fondamentale nel conferimento di questo riconoscimento non solo perché custode di collezioni dedicate in gran parte al ruolo della donna nella casa, nella società, nella famiglia, nel lavoro contadino. Il polo culturale, infatti, è un punto sinergico tra tutte le attività escursionistiche della zona: «Il Museo non come fredda esposizione di oggetti del passato ma come un vero e proprio “centro culturale” in pieno fermento per le varie attività proposte nel comprensorio», chiosa Pietropaolo.
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