Nuovi record per le grotte di Zungri, da inizio anno 25mila visitatori: «Boom di turisti anche dall’estero»
Il percorso archeologico si è arricchito di novità grazie al progetto delle porte dipinte. La direttrice del Museo, Pietropaolo: «Oggi il centro storico è diventato parte integrante dell’itinerario di visita. Tante le iniziative in programma»
Un percorso nella storia e nelle tradizioni che registra un interesse crescente e stimola alla promozione di ulteriori progetti culturali. La stagione estiva, per l’insediamento rupestre di Zungri e il museo della civiltà contadina, segna un positivo risultato. Numeri che testimoniano quanto sia stato lungimirante il lavoro teso al recupero della propria identità culturale. Ne abbiamo parlato con la direttrice del Museo, Maria Caterina Pietropaolo che ci spiega: «Possiamo stilare un bilancio positivo per questa estate. Siamo ritornati ai numeri della pre-pandemia in generale anche se, i numeri dei mesi estivi dello scorso anno, sono stati buoni. Da inizio anno sono stati quasi 25mila visitatori che si sono recati a Zungri per visitare le Grotte ed il Museo. I numeri sono stati crescenti negli anni e fanno ben sperare per uno sviluppo consapevole del territorio e per la nascita di nuove attività tese a rendere più servizi ai visitatori. Quest’anno abbiamo accolto i monaci certosini di Serra San Bruno e anche personaggi del mondo dello spettacolo come la nota conduttrice Roberta Lanfranchi».
Il sito è costituito da un agglomerato di case-grotte risalenti al X-XII secolo. Intorno alla “Valle degli Sbariati” ruotano ancora tanti interrogativi e le origini sono incerte. Tra le ipotesi, è che le grotte siano state realizzate da gruppi in fuga dall’Oriente. Recenti studi hanno evidenziato la possibilità quasi certa che il sito si estenda ben oltre l’area finora conosciuta. Le unità rupestri, in larga parte scavate nella roccia, non furono solo utilizzate ad uso abitativo ma anche come magazzini, per il ricovero degli animali, per produrre vino. Ad ingresso dell’itinerario delle grotte si trova invece il Museo. È stato allestito per permettere al visitatore di “affacciarsi” sul mondo contadino. Vi si trovano oggetti di uso quotidiano, utensili legati al mondo della pastorizia e dell’agricoltura. Ma anche testimonianze legato al difficile periodo delle emigrazioni.
Il percorso “Le porte dipinte”
Particolarmente apprezzato il percorso delle porte dipinte. Il progetto è nato con lo scopo di recuperare il centro storico, dove insistono diverse case disabitate: «L’idea si è rivelata vincente, nata quasi casualmente in una conversazione telefonica durante il periodo della pandemia tra me ed il vicesindaco, ed accolta con grande entusiasmo dal sindaco Galati, nel forte desiderio di ridare linfa vitale ad un centro storico semi-abbandonato, ma ugualmente visitato dai turisti».
Così «in soli due anni siamo riusciti a creare un percorso all’interno del centro storico che si è arricchito notevolmente, grazie al Concorso messo in atto dal Comune che ha permesso ad artisti di alto spessore di poter produrre delle meravigliose opere su porte abbandonate, andando ad inglobare la traversa delle Filastrocche ed il Muro dei proverbi, opera di mastro Pino Costanzo, ormai noto come l’artista del cemento». L’obiettivo, spiega la direttrice del Museo, è stato centrato: «Oggi il centro storico è diventato parte integrante della visita, molto apprezzato da tutti i visitatori che ogni giorno si recano a Zungri per visitare le grotte. Ed infatti è in atto la ripavimentazione del centro storico così come a breve verranno sostituiti tutti i corpi illuminanti. Questo a conferma che anche l’amministrazione ha sentito, già da tempo, la necessità di intraprendere un percorso volto al recupero del centro storico».
La scoperta di Zungri lascia i visitatori piacevolmente stupiti: «Non si aspettano di trovare un Museo ben organizzato, aperto tutti i giorni, con informazioni utili alla comprensione del sito rupestre, del museo così come delle porte dipinte. L’augurio è sempre quello di non mollare, di andare avanti sempre più determinati nel custodire questo grande tesoro dell’archeologia rupestre ma anche di sviluppare nuovi progetti per il recupero del centro storico. I nostri visitatori provengono da ogni angolo della Calabria e anche da regioni come il Trentino, Liguria, Sardegna. Negli anni sono cresciuti anche gli utenti dall’estero come inglesi, tedeschi, svizzeri, spagnoli. Per il primo anno abbiamo registrato un boom di francesi. A differenza dei villeggianti italiani, gli stranieri si informano. Partono da casa con un itinerario ben stabilito e seguono molto le guide», sottolinea Pietropaolo. Importante è la comunicazione portata avanti sui social: «Vengono a conoscenza del sito soprattutto grazie a internet e al passaparola in spiaggia. Certo, sarebbe importante che le strutture recettive propongano Zungri ai tanti turisti. Non sempre accade e questo ci dispiace».
I nuovi progetti
Nel frattempo si lavora alla realizzazione di nuovi progetti: «Il laboratorio della filatura rimane un obiettivo prioritario. Significa recuperare le nostre origini. Tante nostre nonne tessevano la lana, il lino, il cotone, la ginestra e la canapa. La tessitura rappresentava una fonte anche economica per la famiglia. Oggi è solo economia di nicchia per gli alti costi di produzione e per la mancanza di manodopera specializza. Dei vecchi telai non ne esiste più traccia». La direttrice del Museo aggiunge: «La produzione del lino, della canapa e del cotone era molto fiorente nel territorio zungrese, qua veniva coltivato, lavorato ed infine tessuto. Se una ragazza non aveva una buona dote non riusciva a trovare marito. Quindi la madre doveva, fin dalla tenera età delle figlie femmine, adoperarsi per allestire un ricco corredo. Testimonianze di corredi e tessuti si trovano esposti al Museo».
Al contempo «stiamo studiando percorsi didattici rivolti alle scuole ma anche attività rivolte ai visitatori che amano fare delle esperienze sul campo, sia all’interno del sito rupestre ma anche all’interno del museo. Lo spunto è quello di concretizzare giornate tematiche con l’ausilio di personale specializzato e guide professioniste per far riscoprire, anche ai residenti, i vecchi mestieri, dall’arte della tessitura alla produzione di antiche ceramiche, all’arte dell’intreccio per la realizzazione di cesti e “cannizzi”, alla raccolta delle erbe spontanee sia commestibili che utilizzate per l’estrazione dei pigmenti colorati che venivano utilizzati per tingere tessuti o per colorare le ceramiche». Infine si sta pensando a promuovere eventi dedicati «alla fotografia in collaborazione con associazioni di fotografi ma anche una estemporanea di pittura all’interno del sito archeologico».
LEGGI ANCHE: Arte e tradizioni, a Zungri la premiazione del contest “Gli antichi portoni raccontano”
Zungri, il centro storico si trasforma in una colorata bottega d’arte
- Tags
- zungri