Turismo, le grotte di Zungri pronte ad un’estate da record: «Già diecimila visitatori»
Il sito, che per la prima volta ha mantenuto l’apertura anche nei mesi invernali, ha registrato ottimi numeri. Restano criticità, come il bisogno di ulteriori risorse per proseguire le campagne scavi e l’assenza di adeguata segnaletica fuori e dentro la provincia che indichi come raggiungere il paese: «C’è chi si perde nelle strade di campagna – ammette il direttore del Museo Pietropaolo – speriamo si ponga presto rimedio»
«I turisti rimangono affascinati in primis dal luogo. Spesso fanno tappa a Zungri pensando di trovare una sola grotta, poi scoprono la bellezza dell’insediamento. Rimangono affascinati dall’imponenza del sito e di come l’uomo si sia adattato a vivere in queste grotte. Non solo. Anche il paesaggio in cui è immerso, rendono le visite ancora più suggestive». Traccia un bilancio positivo, Maria Caterina Pietropaolo, direttrice del Museo della civiltà contadina e rupestre. I risultati raggiunti in meno di sei mesi dall’Insediamento rupestre sono degni di nota. Circa 10mila visitatori nonostante il meteo non sempre clemente, proiettano il sito verso un’estate rosea dal punto di vista turistico.
Le grotte di Zungri e il Museo
L ’agglomerato di case-grotte (X-XII secolo) e la “Valle degli Sbariati” (monaci venuti dall’Oriente, presumibilmente primi abitanti del sito) e l’annesso Museo sono divenuti nel tempo una delle mete più apprezzate a livello regionale. L’insediamento si trova nell’immediata periferia del centro storico di Zungri, in località Fossi, sul costone esposto a sud-est della valle della fiumara Malopera. L’area è attualmente composta da un centinaio di grotte, di varie dimensioni e forme, occupa una superficie di circa 3000 mq ed è considerato un sito unico a livello regionale: «Ad attrarre il turista, anche il fascino del mistero intorno alle grotte. Chiedono a quando risalgono, chi ha scavato con tanta precisione, fino a che epoca il sito è stato usato dall’uomo. Tutte domande a cui non possiamo rispondere con esattezza». È assai probabile che il sito si estenda ben oltre quanto finora riportato alla luce ma ulteriori indagini e studi sono fermi in attesa di finanziamenti. A corredo dell’insediamento, esiste un Museo in grado di raccontare la storia di una comunità fortemente legata alla terra, all’agricoltura e alla pastorizia. Richiami religiosi, le tradizioni, i costumi di un tempo rivivono nelle sale espositive grazie anche alla generosità di tanti cittadini che hanno donato utensili, antichi oggetti e vestiario.
Le porte dipinte
Zungri non è solo conosciuto per le sue grotte. Recentemente, infatti, tramite progetti volti al recupero delle zone più spoglie e abbandonate del paese, il centro storico è stato abbellito e valorizzato con porte dipinte.
Un’iniziativa nata con l’obiettivo di ridare dignità a vecchie abitazioni, molte disabitate. Il tutto è partito da un bando di concorso promosso dal Comune di Zungri a cui hanno risposto una decina artisti. I partecipanti hanno simbolicamente “adottato” un portone sul quale hanno interpretato, secondo la propria tecnica e il proprio stile, l’identità culturale e sociale del territorio zungrese: «Quest’anno – anticipa Pietropaolo- proporremo la seconda edizione del contest. Teniamo davvero a far diventare il cuore del paese, una galleria d’arte a cielo aperto. I risultati ci sono stati, e tutto questo ci spinge a continuare in questa direzione, a fare sempre meglio». Oltre alle porte dipinte, figura anche “il muro dei proverbi” realizzato dall’artista Giuseppe Costanzo. Lungo via 20 Settembre, detta dai cittadini locali “castedu” su un muro, mastro Pino ha collocato delle lastre di cemento con incisi vari proverbi che lui stesso ha realizzato.
Turisti alle grotte
Il turismo alle grotte negli ultimi tempi ha subito dei cambiamenti: «Quest’anno abbiamo molti visitatori dagli Stati Uniti d’America. Vengono in gruppi oppure singolarmente. E poi tanti francesi, non era mai accaduto prima. Sicuramente la presenza dell’Insediamento di Zungri all’interno di riviste di settore consente a Zungri di oltrepassare i confini regionali», evidenzia Pietropaolo aggiungendo: «Abbiamo registrato anche la presenza di tanti italiani, calabresi. Approfittano dei festivi. Per esempio per il 2 giorni siamo stati letteralmente invasi. Sono segnali importanti. Così come la massiccia presenza di scolaresche.
Il sito – aggiunge la direttrice del Museo – è visitato anche da tantissimi studenti a cui sono dedicate visite guidate con i laboratori didattici svolti nell’area delle grotte attrezzata con tavoli e panche». Più nel dettaglio, i laboratori vengono promossi allo scopo di «trovare un filo conduttore tra le attività che venivano svolte alle grotte ed il museo. Ad esempio la lavorazione della ginestra, del lino, della canapa, della lana, la pastorizia, l’agricoltura, l’arte del pane».
Ci sono aspetti sui cui però urge impellente intervento: «Molti visitatori lamentano la mancanza di adeguata segnaletica fuori dal paese (all’interno di Zungri le indicazioni sono presenti in più punti), faticano a trovare la strada. Addirittura c’è chi si perde in stradine di campagna. Arrivano qui provati dal viaggio, a volte anche arrabbiati con il Comune e lo stesso Museo, che però non sono responsabili. Ci chiedono, “Non potete provvedere voi per qualche cartello?”. È un disagio enorme che penalizza, per questo sollecitiamo gli enti preposti in continuazione».
I fondi
Allo stato attuale, non si sta procedendo con ulteriori studi/analisi dell’area circostante le grotte: «Si attendono fondi ma c’è tutto l’interesse e la curiosità di approfondire la conoscenza sulle origini del sito, sulla sua effettiva estensione», afferma Pietropaolo aggiungendo: «Abbiamo però una notizia positiva, ovvero l’ottenimento di 1 milione di euro -distinti in due tranche da 500mila euro per il 2024 e 500mila euro per il 2025- che serviranno al restauro delle grotte».
LEGGI ANCHE: Nicotera verso l’estate, l’assessore al Turismo: «Pronti ad accogliere tutti al meglio»
Turismo a Pizzo tra fede, cultura e mare: «È una città d’arte, destagionalizzare per crescere»
Parghelia e il mare: dai “tonnaroti” alle leggende sul quadro della Madonna di Portosalvo