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Agricoltura, gli imprenditori vibonesi: «Settore primario martoriato dalla burocrazia»

A Stefanaconi si è tenuto un confronto organizzato dalla Copagri. Il presidente Santoro: «Impossibile attingere a tanti aiuti di Stato e comunitari, in quanto vi sono criteri e norme che non tengono conto delle criticità di alcune realtà territoriali»

Agricoltura, gli imprenditori vibonesi: «Settore primario martoriato dalla burocrazia»

Stefanaconi ha ospitato, nei locali della biblioteca comunale, organizzato dalla Copagri territoriale di Vibo Valentia, un interessante incontro con gli agricoltori della propria base associativa e non solo, per informarli sulle opportunità offerte dalla riforma della Politica agricola comune in vigore dal 2023 al 2027. Sono stati affrontati temi basilari con un triste riscontro, ovvero che gli aiuti diretti ettaro/capo bestiame, rispetto al passato periodo 2014/2020, registrano un calo del 40%. Il presidente della Copagri vibonese, Illuminato Santoro ha evidenziato senza dubbio alcuno che, considerata l’attuale lievitazione dei prezzi dei mezzi di produzione e delle materie prime, questo calo di aiuti, se le imprese non si impegneranno a fare corrette ed opportune scelte di ordinamento colturale e dei sistemi di allevamento, rischieranno il tracollo. In verità, ha spiegato ancora Santoro, «il budget annuale è sempre lo stesso, ovvero pressoché identico al periodo 2014/2020, la novità sta nel fatto che il 25% degli aiuti diretti al settore primario, circa 890 milioni di euro, indirizzati all’Italia tutta, dipendono da scelte facoltative, si distribuiscono in cinque ecoschemi di finanziamento». [Continua in basso]

Ciò significa che «se le aziende non hanno i giusti ragguagli per fare le più appropriate scelte di coltivazione, secondo i metodi imposti dalla normativa, si rischia di perdere questi finanziamenti che andranno a spalmarsi sul tessuto imprenditoriale di quei territori caratterizzati da una maggiore intraprendenza nel diversificare e riorganizzare all’occorrenza i fattori di produzione aziendali». «Al danno la beffa- Nel momento infatti di maggiore confronto con gli agricoltori, si prende atto che per gli aiuti di maggiore impegno, indirizzati al comparto zootecnico, pari al 42,4% dell’intero budget degli ecoschemi, di cui il territorio del Monte Poro e della Piana di Maierato è il maggiore interessato, sono subordinati ad una certificazione aziendale di benessere animale e biosicurezza, che deve avvenire ad opera di veterinari abilitati dal Masaf in base ai criteri imposti dal Decreto Ministeriale del 7 dicembre 2017. Ebbene – si fa rilevare- per conflitto di interessi, dato l’impegno di quasi tutti i professionisti del territorio nel pubblico e nel privato, alla data odierna risulta pressoché impossibile per le aziende agricole disporre di veterinari in grado di provvedere alle certificazioni nei tempi di presentazione della Domanda annuale di premio a scadenza 15 maggio». «Tempi duri per l’agricoltura. Un settore primario martoriato e bistrattato da una burocrazia che rende pressoché impossibile attingere a tanti aiuti di Stato e comunitari, in quanto si stabiliscono criteri e norme che non tengono conto delle criticità che in alcune aree della penisola sono pressoché insormontabili», chiosa Santoro.

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