Embargo al petrolio russo: rischio nuova stangata sui prezzi dei carburanti
Le conseguenze di questa misura, decisa a livello europeo, rischiano di colpire i cittadini con previsione di un ulteriore aumento soprattutto del diesel
Il prossimo 5 febbraio scatterà l’embargo all’importazione di prodotti petroliferi lavorati dalla Russia. Le conseguenze di questa misura, decisa a livello europeo, rischiano di colpire i cittadini con previsione di un ulteriore aumento del prezzo dei carburanti, soprattutto il diesel, che sta già sfiorando pericolosamente la soglia di 2 euro a litro. L’Italia importava dalla Russia, fino a giugno 2022, solo il 5% di greggio, per poi interrompere del tutto la dipendenza dal gasolio russo in seguito alla risoluzione del “caso Priolo”. Nel territorio nazionale vi sono 13 impianti di raffinazione che rendono l’Italia praticamente autonoma, in quanto a fronte di un consumo interno di prodotti raffinati pari a 55 milioni di tonnellate, se ne raffinano 71 e si potrebbe arrivare ad una capacità produttiva di 88 milioni di tonnellate. Allora nessun problema per gli automobilisti italiani? Non è proprio così, in quanto il problema potrebbe, in teoria, venire dall’estero poiché alcuni paesi, come la Germania che dipende per il 30% dal gasolio russo, potrebbero rivolgersi all’Italia per soddisfare il loro fabbisogno energetico e ciò provocherebbe ripercussioni sulla disponibilità interne creando una inevitabile, e ulteriore, impennata dei prezzi alla
pompa. Uno scenario che, oltre a toccare direttamente gli automobilisti, potrebbe contribuire ad alimentare, ancora di più, la spinta inflazionistica.
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