La cipolla rossa di Tropea in dieci anni moltiplica la produzione con numeri da record
Sempre più regina indiscussa dell'agroalimentare calabrese e in continua conquista dei mercati internazionali
Trecentomila quintali all’anno per un volume d’affari di trenta milioni di euro. La “Rossa” di Tropea, certificata con il marchio Igp dal 2008 (Indicazione geografica protetta), in dieci anni ha decuplicato la sua produzione. Numeri da capogiro che confermano come la cipolla rossa sia la regina indiscussa dell’agroalimentare calabrese. Il 30% della produzione complessiva è destinato ai mercati esteri, soprattutto al nord Europa (Germania, Francia, Svizzera, Austria e Regno Unito), «ma non di più, data l’enorme richiesta interna», dichiara al Sole 24 Ore Simone Saturnino, responsabile della vigilanza sui mercati per il consorzio che tutela l’ortaggio. La domanda che arriva dagli Stati Uniti riguarda prevalentemente il prodotto trasformato: sono 200 le industrie convenzionate con il consorzio presenti su tutto il territorio nazionale: 107 produttori, 15 confezionatori, 6mila addetti alla raccolta su 2000 ettari di terreno, lungo la costa che va da Nicotera a Fiumefreddo Bruzio, comprendendo le provincie di Vibo Valentia, Catanzaro e Cosenza, dove il bulbo si coltiva da quattromila anni: la cipolla rossa di Tropea Igp è entrata nella grande distruzione nazionale e nei mercati all’ingrosso. [Continua in basso]
Ma la coltivazione della “Signora Rossa” trionfa principalmente nel cuore della Costa degli dei, tra i terreni freschi e sabbiosi baciati dal mare e il particolare microclima che la rendono unica e inimitabile. Le coste vibonesi e calabresi che la “curano” la rendono un singolare ecotipo, che se venisse coltivato altrove, senza l’interazione di fattori genetici, climatici e pedologici (che ne determinano le eccelse peculiarità organolettiche) non riuscirebbe a divenire il patrimonio che invece è. Per quantità raccolta, nel settore dell’ortofrutta è seconda solo alle mele del Trentino. Impossibile ogni tentativo di contraffazione: la certificazione Igp ne garantisce i fattori genetici, climatici e pedologici, che ne determinano la dolcezza del sapore. «Se cambia uno solo di questi fattori – spiega Saturnino – il prodotto non è più lo stesso, perdendo le sue qualità fisiche, chimiche e organolettiche». Il suo target è un consumatore alla ricerca della qualità, cultore della dieta mediterranea, che della cipolla calabrese conosce il gusto e i benefici: è antisettica, anestetica, diuretica, afrodisiaca. Regola il tasso di colesterolo nel sangue e riduce il rischio di diabete. Così si è disposti ad acquistarla a due euro al chilo. Sulle confezioni è sempre raffigurata la rupe di Tropea e il Santuario benedettino di Santa Maria dell’Isola.
Mille quintali all’anno sono destinati alla catena McDonald che ne fa una salsa per il panino My Selection Bbq, fra i più venduti (con carne bovina da allevamenti italiani, formaggio Gouda, bacon, insalata, salsa barbecue alla cipolla di Tropea Igp e aceto balsamico di Modena Igp): una scelta commerciale con cui la più grande catena di fast food al mondo ha voluto affiancare le eccellenze del comparto agroalimentare italiano. Il Consorzio ha siglato un accordo con la catena alberghiera Voihotels, che ha strutture in Italia e nel mondo: gli ospiti avranno l’occasione di vivere nei ristoranti dei resort esperienze gourmet a base di cipolla rossa di Tropea. «Straordinari i risultati ottenuti in termini di visibilità mediatica e di ritorno di immagine per Tropea e la Calabria» ha dichiarato il direttore marketing e comunicazione del Consorzio, Daniele Cipollina.
LEGGI ANCHE: La Rossa di Tropea protagonista al Marketing & Retail Summit
La cipolla rossa di Tropea tra i protagonisti del 30esimo Festival del peperoncino