I porti diventano Marina Resort, benefici per Vibo Marina e Tropea: ecco perché
Parla Antonio Lo Schiavo, promotore della legge di recente approvazione da parte del consiglio regionale della Calabria, che spiega i vantaggi anche per i due scali portuali del Vibonese
Lo scorso giugno è arrivata l’approvazione all’unanimità da parte della VI commissione consiliare. In questi ultimi giorni, poi, la proposta di legge per l’istituzione dei Marina resort in Calabria a firma di Antonio Lo Schiavo (co-firmatari Katia Gentile e Ferdinando Laghi) ha incassato anche il sì del consiglio regionale della Calabria che si è espresso – anche in questo caso – favorevolmente all’unanimità. La legge, che mira a rilanciare il comparto del turismo legato alla nautica da diporto e l’attrattività degli scali turistici calabresi, attraverso una politica fiscale che favorisca l’approdo delle imbarcazioni e l’utilizzo dei servizi nautici connessi, introduce una nuova tipologia di struttura ricettiva: i Marina resort, appunto. Si tratta di strutture organizzate per la sosta e il pernottamento di turisti all’interno delle proprie unità da diporto, ormeggiate nello specchio acqueo attrezzato come spazio ricettivo all’aria aperta. «I Marina resort rappresentano una nuova una porta di accesso al territorio e, in un connubio mare-terra, potranno rilanciare una forma di turismo alternativo, più lento», così il consigliere regionale nell’immediatezza dell’approvazione della legge. [Continua in basso]
Consigliere Lo Schiavo, quali i vantaggi di questa nuova legge?
«Il riconoscimento dei porti turistici come Marina Resort, equiparando i pontili a strutture ricettive all’aperto, fa sì che anche in Calabria, come già avviene in altre regioni, i gestori possano applicare l’Iva agevolata al 10 per cento, anziché al 22 per cento, alla sosta e al pernottamento dei diportisti e a tutti i servizi accessori».
Un grosso stimolo, quindi, a raggiungere la Calabria.
«Certamente: questa legge rappresenta in prima istanza un incentivo per chi sceglie di attraccare nei porti della nostra regione e mette il turismo nautico calabrese allo stesso passo di quello dei diretti concorrenti, sia tra le altre regioni italiane che già hanno adottato tale provvedimento sia tra i Paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo come Spagna, Grecia, Turchia».
In che modo si andrà ad incidere sul tessuto economico locale.
«Si tratta di una misura che inciderà direttamente sull’economia legata al turismo, non solo perché attrae maggiori flussi ma anche perché è in grado di innescare tutta una serie di attività collegate all’accoglienza. Penso alla ristorazione, all’approvvigionamento delle cambuse, al rifornimento di carburante, ai servizi nautici, a tutte quelle attività che già sorgono o che potrebbero nascere nei porti e nei retroporti, con ricadute positive sull’occupazione di tutto il settore».
Parliamo del Vibonese. Quali i benefici per i suoi due porti?
«Quando parlo penso evidentemente a Vibo Marina e Tropea, località che ospitano due tra i più importanti porti turistici della regione e di tutto il Sud Italia. Qui, a mio avviso, la legge sui Marina Resort porterà grandi benefici e potrà rappresentare anche un incentivo ad un tipo di turismo che non si fermi semplicemente nello specchio d’acqua portuale ma che da lì si muova anche alla scoperta dell’entroterra. In quest’ottica è utile immaginare come si possa sviluppare un’offerta turistica centrata sugli itinerari storico-culturali, religiosi, eno-gastronomici e tanto altro ancora, di cui il nostro territorio è ricco».
Chiudiamo: ci dica quali altri obiettivi si intende raggiungere.
«C’è, sullo sfondo, l’idea di un tipo di turismo più sostenibile, più “lento”, all’opposto del turismo “mordi e fuggi” dei grandi flussi. Una tendenza, questa, che sta prendendo sempre più piede in Calabria, prova ne sia il riconoscimento che il prestigioso settimanale statunitense Time ha tributato nei giorni scorsi al cammino Kalabria Coast to Coast tra Soverato e Pizzo. Non si pensi però solo un turismo elitario, fatto di grandi imbarcazioni e di armatori facoltosi, ma si inquadri questa legge anche e soprattutto nell’ottica di tutta quell’economia che ruota attorno ai porti turistici e che è fatta, oltre che di servizi al diportismo, anche di charter nautico e di ospitalità su imbarcazioni che costituisce un aspetto non secondario e che vede coinvolti nel nostro territorio decine di piccole imprese e centinaia di lavoratori».
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