Precariato, a Briatico focus su tirocinanti e formule di lavoro “invisibile”
Confronto tra sindacati, cittadini e sindaci sui temi del lavoro. Il consigliere regionale Mammoliti: «C’è una vertenza da costruire, ad oggi non hanno alcun riconoscimento»
I temi del lavoro sono stati al centro di un confronto presso il municipio di Briatico alla presenza dei sindacati, rappresentanti della politica, amministratori locali (in rappresentanza dei Comuni di Zaccanopoli, Zambrone e Parghelia), il sindaco della città del mare Lidio Vallone, il primo cittadino di Cessaniti, Francesco Mazzeo. Un appuntamento fortemente voluto dall’amministrazione che intende mantenere alta l’attenzione su precariato e disoccupazione. Vere e proprie piaghe sociali che coinvolgono tante famiglie anche nel comprensorio briaticese. Tramite l’intervento dei sindacati: Antonio Cimino, Cigl area vasta Catanzaro-Crotone-Vibo; Enzo Musolino, Cisl e Luca Muzzupappa Uil; si sono ripercorse le vicende che negli ultimi 15 anni hanno riguardato lsu, lpu, ex lavoratori della legge 15 e lavoratori legge 41 nonché dei tirocinanti. [Continua in basso]
Lavoro e precariato
Allo stato attuale, è stato fatto presente, ci si ritrova dinnanzi a condizioni normative diverse in base ai diversi bacini di precariato. Il raggruppamento non ha tenuto conto dei percorsi intrapresi per i singoli casi. E mentre, a grandi linee, la vicenda degli ex lavoratori socialmente utili – lavoratori di pubblica utilità, dopo anni di battaglie ha trovato uno sblocco, per alcune categorie di precari la strada è ancora in salita. Nell’ambito della discussione si è parlato anche dei tirocinanti della giustizia di cui una parte è stata stabilizzata tramite concorso. Quindi il nocciolo dell’incontro, lo stato degli oltre 4000 tirocinanti impiegati nelle pubbliche amministrazioni. Il problema, si è più volte rimarcato, consiste nel costruire un percorso comune e realistico che consenta l’accesso dei tirocinanti nella Pa. Il Pnrr, allo stato, rappresenta cospicue risorse che tuttavia non posso essere utilizzate per assunzioni ma solo per progetti: «Ci deve essere – ha commentato il sindaco Lidio Vallone – anche la volontà della Regione per dare ai tirocinanti uno status giuridico, devono essere adeguatamente contrattualizzati. Così facendo si può fare un ragionamento di più ampio respiro, discutere di questo bacino di lavoratori che – ricordiamo – svolge un importante servizio negli enti pubblici».
L’idea è quella di insistere su una proposta chiara, condivisa poiché esistono normative di non facile superamento. Un impegno condiviso a pieno dal consigliere regionale Raffaele Mammoliti che già nel dicembre scorso aveva sollecitato una ricognizione per la definizione di un quadro chiaro sull’insieme dei lavoratori precari esistente in Calabria. Al contempo aveva ribadito la necessità di elaborare un piano straordinario di lavoro per la loro stabilizzazione e attuare coerenti politiche attive del lavoro anche nei confronti degli inoccupati. Il particolare il consigliere Mammoliti ha spiegato: «L’azione della rivendicazione sociale per essere attuabile, per dare risposte concrete non speranze, deve esser agganciata a un quadro economico finanziario e un quadro normativo certi che possano dare una risposta prospettiva dignitosa e stabile occupazione. Per loro e per le Pa, per garantire i diritti di cittadinanza di questa regione». [Continua in basso]
Per Mammoliti sui tirocinanti: «Noi dobbiamo avere il coraggio di osare, non promettere cose irrealizzabili. Chi governa deve sapersi inventare possibili soluzioni per offrire l’efficienza delle pubbliche amministrazioni e delle garanzie di dignità occupazionale a chi da anni viene utilizzato con formule invisibili. Non c’è neanche il “precario”, non hanno neanche lo status, si parla si sussidi che vengono percepiti, non hanno fattispecie di riconoscimento. La vertenza è da costruire». Un altro passaggio ha poi riguardato la digitalizzazione delle pa partendo dalla carenza di personale: «C’è bisogno di impiegati preparati, capaci di rendere efficienti gli uffici, confrontarsi con Bruxelles, parlare le lingue. La digitalizzazione non si può fare sola, si deve puntare sulla risorsa umana».