Chiusura Banco di Napoli a Mileto, il sindaco: «Decisione presa a tavolino»
Salvatore Fortunato Giordano scrive al direttore-delegato dell’istituto bancario del gruppo Intesa San Paolo, Carlo Messina
L’anticipazione della nostra testata sulla probabile, ormai prossima chiusura della filiale del Banco di Napoli di Mileto, come si poteva facilmente desumere sta creando molteplici reazioni sul territorio comunale. Da subito, in tal senso, si è mosso il sindaco Salvatore Fortunato Giordano, il quale ha provveduto a inviare un’apposita missiva al direttore delegato dell’Istituto bancario del gruppo Intesa Sanpaolo, Carlo Messina. «Da notizie di stampa – si legge nella lettera – si apprende che è in atto una smobilizzazione della sede di Mileto del Banco di Napoli per essere accorpata a Vibo Valentia. Non è dato sapere in che termini e tempi verrebbe eseguita detta decisione. Senza voler entrare nel merito delle decisioni organizzative-economiche del Vs istituto di credito, mi preme, nella mia qualità di Sindaco del Comune di Mileto, porgere alla Vs Signoria la mia più decisa contestazione di quanto appreso per vie travese. La notizia chiaramente non è ufficiale, ma la stessa sembra essere altamente fondata e basata sull’esigenza, spesso non condivisibile, di risparmiare sui costi senza tener conto delle esigenze del territorio». [Continua in basso]
Il sindaco prosegue evidenziando che un istituto di credito come il Banco di Napoli, «che per tanti anni ha lucrato sugli interessi locali agendo quasi interamente da monopolista», non si può e deve dimenticare della sua storia territoriale «per assumere iniziative che di fatto depauperano la già fragile economia dei luoghi e in particolare di Mileto». E a sostegno della sua tesi ricorda che la sede è stata istituita negli anni 50/60, divenendo nel tempo «un punto di riferimento sia per gli operatori locali e sia per i Comuni contermini (Filandari, Ionadi, San Costantino, San Calogero, Rombiolo, Francica). Mi sembra sia una filiale gestita con grande oculatezza – aggiunge – ed ho notizie di attività economiche finanziarie poste in essere dagli sportelli non trascurabili». Dopo aver poi precisato che Mileto è il terzo comune più popoloso del Vibonese, unica sede vescovile e antica capitale normanna, Giordano si dice conseguentemente perplesso «dinanzi ad una decisione adottata a tavolino e senza alcuna informativa pubblica anche in relazione a quello che è il futuro economico di Mileto e dintorni, che, non so fino a che punto, sia stato valutato attentamente da chi ha deciso di operare questo “piano industriale “ che svantaggia Mileto». [Continua in basso]
In questo senso, chiaro il riferimento, «oltre a quanto sopra, alla nascita sul territorio della Cittadella di Natuzza Evolo, con tutte le attività connesse, che proprio in questi ultimi tempi hanno visto rinvigorirsi la loro realizzazione». Nello specifico, al fatto che il vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, monsignor Attilio Nostro, il prossimo 6 agosto «procederà alla consacrazione della Grande Chiesa voluta dalla mistica in odore di sanità (è in corso il suo processo di beatificazione) e realizzata dalla Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime. Il sito – rimarca – sarà meta di migliaia di fedeli provenienti da ogni parte del mondo, tanto è che la figura della mistica è stata assimilata, sia per la sua storia, le stimmate e il fenomeno dell’ubiquità, sia per il grande interesse che sta creando, a quella di Padre Pio, con ricadute evidenti sullo sviluppo di attività economiche, collegate al flusso del turismo religioso. E’ evidente, quindi, che, anche a seguito della chiusura del periodo Covid, il provvedimento sembra obiettivamente poco lungimirante e inopportuno, così come non pensabile che un centro che assurge a buona ragione quale capitale religiosa dell’intera Calabria venga lasciato senza una sede fisica di un Istituto di credito».
In conclusione il sindaco di Mileto non manca di sottolineare che «certamente il terreno lasciato libero verrebbe occupato dai concorrenti, che fino ad oggi, pur avendo tentato, non sono riusciti a scalzare il Banco Napoli, sia per l’offerta economico finanziaria, ma anche per il forte legame che nel tempo si è creato tra la popolazione e questo istituto di credito, considerato ormai un elemento storico del Nostro Comune, rapporto che con la paventata decisione verrebbe tradito». Da qui le richieste finali di informazioni sui punti esaminati e di una immediata istituzione di un tavolo tecnico, «al fine di esaminare attentamente le questioni poste e decidere in modo equilibrato le sorti di una sede bancaria importante per il territorio», condite dall’invito «a soprassedere a qualsiasi decisione rispetto alla chiusura totale della sede del Banco di Napoli di Mileto».