Caro gasolio: anche la marineria di Vibo Marina aderisce al fermo per protesta
Strozzati dall’aumento esponenziale che ha fatto lievitare le spese. Mercoledì le associazioni di categoria saranno a Roma
Strozzati dall’aumento esponenziale del costo del gasolio, che ha fatto lievitare le spese, anche la flottiglia peschereccia del porto di Vibo Marina, una delle più importanti della regione, è da stamattina attraccata e allineata presso la banchina antistante l’edificio della Capitaneria di Porto. Una protesta che andrà avanti, in base alle decisioni assunte delle associazioni di categoria, per una settimana. Niente pescato, dunque, fino al 13 marzo. I proprietari delle imbarcazioni da pesca hanno anche consegnato, simbolicamente, i documenti di bordo presso gli uffici della Capitaneria senza però sbarcare i marinai, decisione presa dagli armatori al fine di non far perdere giornate di stipendio ai dipendenti. Mercoledì le associazioni di categoria saranno a Roma dove, presso il Ministero competente, è previsto un incontro al fine di ottenere dal governo un sostegno a favore del comparto della pesca.
Lo sciopero generale è stato deciso dall’associazione Produttori Pesca «in quanto il caro-gasolio non permette più di sostenere l’attività e la pesca ha deciso di fermarsi. Il costo del carburante è salito, in poco tempo, da 1.000 a 2.500 euro al giorno. Così non possiamo più lavorare, i costi superano di gran lunga i guadagni». Mercoledì prossimo, dunque, l’incontro tra i sindacati di categoria e il Governo, dal quale i pescatori sperano di ricevere un sostegno con il prossimo decreto.