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Bivona, il Museo della Tonnara ancora chiuso: «La nostra storia strappata» -Video

L'appello dello storico vibonese Antonio Montesanti che da anni si batte per l'apertura del museo del mare completato da 5118 giorni ma mai reso fruibile al pubblico

Bivona, il Museo della Tonnara ancora chiuso: «La nostra storia strappata» -Video

“Lo strappo” è il titolo dell’originale quanto provocatoria vignetta realizzata dal fumettista Gianluca Costantini a sostegno della campagna di sensibilizzazione avviata da un gruppo di cittadini del vibonese che attende da anni l’apertura del museo della Tonnara di Bivona.

Il museo della Tonnara

«Esattamente da 5118 giorni», ricorda lo storico Antonio Montesanti. Correva l’anno 2005 quando «vennero acquistati gli arredi museali, oggi custoditi in alcuni magazzini nella disponibilità del comune di Vibo in attesa della loro definitiva collocazione». Da allora sono trascorsi 17 anni nel corso dei quali la struttura è stata vandalizzata, fino a quando non si è deciso di sbarrare le due porte di ingresso con muretti di cemento: «Una bruttura» la definisce lo stesso Montesanti.

La memoria dei luoghi

All’interno della Tonnara sbarrata sono custodite le radici di una comunità marinara con le storiche imbarcazioni dei Rais e dei tonnaroti immortalati nelle antiche foto strappate, «come strappata è la memoria dei luoghi, fatta a pezzi dall’ignoranza dei nostri amministratori», l’amaro sfogo di Antonio Montesanti che non si limita a criticare l’operato degli amministratori, ma propone una soluzione che appare semplice: «Se si volesse aprire il museo, bisognerebbe chiedere al Demanio, proprietario dell’immobile, la concessione d’uso, la cui spesa ammonta a circa 2mila euro annui», lo stesso ricorda come per i lavori di ristrutturazione e di arredo siano stati spesi negli anni qualcosa come «4 milioni di euro».

«Abbiamo appreso come l’assessorato comunale all’urbanistica – prosegue – abbia recentemente firmato una convenzione con la Regione Calabria per avviare l’ennesimo cantiere». Critico è il giudizio dello storico secondo il quale «basterebbe chiedere la concessione d’uso del bene, costituire un museo civico a cui fa capo un comitato tecnico scientifico che si occupi della programmazione e della valorizzazione del bene. Lo stesso comitato sarebbe anche in grado di controllare i lavori. La tonnara – conclude – non può essere un eterno cantiere, ma deve diventare un luogo identitario fruibile a tutti».

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