Spiagge: sei mesi per il censimento delle concessioni, poi la riforma
Prima di applicare la direttiva europea che prevede gare pubbliche per l'occupazione dei litorali, il governo Draghi vuole raccogliere tutti i dati relativi agli attuali beneficiari, compresi tempi e canoni corrisposti allo Stato
Tra i beni dello Stato in concessione ai privati ci sono gli spazi occupati dagli stabilimenti balneari. L’Unione Europea chiede da tempo che la concessione di questi spazi sia sottoposta a gara pubblica, ma la direttiva è stata finora disattesa dai precedenti esecutivi. Con il disegno di legge sulla Concorrenza, approvato il 4 novembre, il Consiglio dei Ministri è intervenuto con una soluzione di compromesso, chiedendo al Parlamento la delega per la mappatura e la trasparenza dei regimi concessori di beni pubblici. La soluzione proposta dal governo Draghi è quella di varare un decreto legislativo per la creazione di un sistema informativo di rilevazione delle concessioni al fine di promuovere la massima pubblicità e trasparenza relativa a tutti i rapporti concessori. Tradotto dal burocratese: prima di applicare le regole europee, il governo intende avere tutti i dati relativi ai beneficiari delle concessioni, alla loro durata e ai canoni corrisposti allo Stato. [Continua in basso]
In base alla direttiva europea, le concessioni possono essere affidate a privati solo con gare pubbliche aperte a tutti gli operatori presenti in Europa. Dal 2006, data di entrata in vigore della direttiva, si sono susseguiti una serie di rinnovi delle concessioni senza rispettare la direttiva europea, motivo per cui gli organi dell’Ue hanno recentemente bacchettato l’Italia aprendo una procedura d’infrazione in quanto il governo aveva prorogato fino al 2033, con la legge di bilancio per il 2019, le concessioni esistenti.
La riforma delle spiagge che il governo intende varare dopo i sei mesi necessari per la mappatura delle concessioni, non riguarderà solo i canoni, ma anche la durata e soprattutto le modalità di assegnazione delle concessioni balneari.
Uno scenario confuso e contradditorio sul tema delle spiagge, che provoca una situazione di incertezza per gli operatori balneari e frena, di conseguenza, la possibilità di investire sulla riqualificazione dell’attività, in un settore costituito da 30mila operatori e che conta un milione di addetti fra diretti e indiretti. Un importante comparto economico presente in misura importante anche nella provincia vibonese.
La decisione del Consiglio di Stato, chiamato ad esprimersi in merito, è attesa per le prossime settimane e potrà forse fare maggiore chiarezza sull’intricata vicenda.