Bcc Vibonese “troppo fragile” per il Sole 24 Ore
L’istituto di credito nato dalla fusione delle Bcc di San Calogero e Maierato inserito tra le 37 banche in sofferenza dal quotidiano di Confindustria. Ma la federazione regionale rassicura: «Nessun rischio default».
Nella lista delle 37 banche a rischio pubblicata dal “Sole 24 Ore” c’è la Bcc Vibonese, nata dalla contestata fusione tra la Bcc di San Calogero e quella di Maierato. «Basta un niente – scrive il giornale edito da Confindustria -, qualche svalutazione in più per procurare perdite che impatterebbero sul capitale. Queste banche cooperative hanno in pancia più di un quinto del loro portafoglio impieghi zavorrato da sofferenze e incagli».
Per quanto riguarda la Bcc Vibonese si parla del 23,5 per cento. L’elaborazione del prestigioso giornale finanziario è fatta sui bilanci del 2014 nelle analisi condotta puntualmente dall’Ufficio Studi di Mediobanca. Insomma, a conti fatti, tenendo in considerazione che la maggioranza delle sofferenze l’istituto l’ha ereditato da Maierato, l’operazione “fusione” per San Calogero non è stata particolarmente conveniente.
Comunque, nonostante le procedure siano state portate a compimento, tra vibrate proteste da parte del comitato “No fusione”, in corso ci sono ancora degli strascichi giudiziari. Infatti, il comitato sta aspettando gli esiti dei diversi procedimenti penali e civili iniziati in quanto l’iter seguito per la delibera fusionista è considerato «a dir poco fraudolento» dai contrari alla fusione, poiché «l’assemblea – si legge in sintesi nell’esposto presentato in Procura – del 19 ottobre scorso, in cui si è deliberata la fusione, è stata preceduta da quella del 18 ottobre durante la quale 568 soci, personalmente o per delega, avevano sonoramente bocciato la proposta del presidente Barone che alle 10 ha chiuso i lavori e non ha consentito la registrazione di tutti i presenti, asserendo che c’erano solo 120 soci, facendo una forzatura».
Sulla vicenda, sollevata dal Quotiano del Sud, è intervenuta la federazione calabrese delle Banche di Credito Cooperativo. In una nota si legge: «Senza entrare nel merito – perché operazione troppo complessa e troppo tecnica per essere argomento di discussione generale – si può osservare che, ovviamente, per come più volte spiegato negli incontri pubblici a cui hanno partecipato esponenti di questa federazione, i dati iniziali risultanti dalla unificazione dei due istituti non potevano che evidenziare le difficoltà che il progetto di fusione intendeva contrastare».