Tradizione e gusto, l’Amaro del Capo conferma la sua leadership sul mercato
Il prodotto di Limbadi stacca il diretto competitor di un milione di bottiglie, registrando un +20% rispetto allo scorso anno
È da qualche anno ormai l’incontrastato “numero uno” delle vendite, tra gli amari d’erbe, all’interno del circuito della grande distribuzione organizzata (unico ambito ad essere censito), e, recentemente, ha consolidato la propria posizione staccando di oltre un milione di bottiglie il competitor che ha ottenuto la seconda posizione. Il Vecchio Amaro del Capo, punta di diamante della Distilleria Fratelli Caffo 1915, oltre a mietere successi guadagnando medaglie d’oro e citazioni nelle principali competizioni di settore (dal Belgio alla Germania), è ormai consacrato anche come il drink alcolico più gettonato dell’estate servito a -20 gradi o nelle versioni Capo Tonic, Negroni del Capo e Bark’n Storm. «Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso – afferma Nuccio Caffo, amministratore delegato della distilleria di famiglia – stimiamo un aumento delle vendite del 20%, ben oltre il dato di sette milioni di bottiglie dello scorso anno. Le somme potremo tirarle solo a fine anno, ma i presupposti per un ulteriore successo ci sono tutti. Di pari passo ci sono state importanti affermazioni nelle principali competizioni internazionali di settore che hanno fruttato la conquista di diverse medaglie d’oro». Una leadership ormai indiscussa per l’amaro alle erbe – che deve il nome ad una località poco distante dalla sede della distilleria, Capo Vaticano – prodotto leader di un’azienda, un gruppo industriale, che, da Limbadi, piccolo comune del Vibonese, in Calabria, ha scalato, nella sua categoria, i mercati dell’Italia, come certificato autorevolmente dalle rilevazioni Iri Infoscan. Un successo non solo nazionale: Caffo è presente, infatti, con proprie sedi, oltre che a Milano, in Germania e negli Usa. Il gruppo ha rilevato la Borsci San Marzano di Taranto nel cui grembo nasce l’Elisir S. Marzano e la distilleria Friulia di Passons Pasian di Prato (Udine) e da qualche tempo, come nuova sfida imprenditoriale, è impegnato a riportare in auge, in quel di Genova, l’Amaro di Santa Maria al Monte. Il cuore della produzione del gruppo, però, resta comunque stabilmente radicato in Calabria: «Qui a Limbadi – prosegue Caffo – abbiamo impiantato il più grande stabilimento per la produzione di alcolici del meridione. La nostra stella polare è e rimane la qualità. Tutte le fasi produttive si svolgono qui: dalle erbe prodotte nell’azienda agricola alla realizzazione dell’infuso che viene, poi, lavorato fino all’imbottigliamento e ai successivi passaggi relativi alla commercializzazione». E nel vecchio opificio esiste, per volontà dei Caffo, anche un Museo che raccoglie documenti, libri, erbari e tutto ciò che rimanda alla produzione dell’amaro: «Non è una struttura aperta al pubblico – chiarisce Caffo – ma su richiesta abbiamo aperto le porte a visitatori interessati e anche a qualche scolaresca». Attenzione alle radici ma anche valore al lavoro. «L’esempio è il rilancio della Borsci – dice ancora Caffo – dove abbiamo eliminato la cassa integrazione e dove tutti i dipendenti sono rientrati».