«Vogliono smantellare Italcementi», Patania mette in guardia sindaco e prefetto
L’azienda bergamasca e la nuova proprietà tedesca avrebbero in animo di prelevare da Vibo Marina, macchinari e materiali senza aver programmato il destino dell’area. Il sindacalista dello Slai Cobas chiede l’avvio di un tavolo istituzionale.
«A due anni dalla chiusura dell’Italcementi di Vibo Marina nulla si è mosso politicamente, nessuna risposta vi è stata dalla componente istituzionale, i lavoratori continuano a percepire una misera somma di mobilità ancora per un altro anno. Poi saranno definitivamente senza nessun sussidio».
È la denuncia, l’ennesima, di Gianni Patania, sindacalista dello Slai Cobas, in relazione alla questione della cementeria di Vibo Marina, abbandonata da Italcementi al suo destino, così come buona parte dei lavoratori che vi prestavano servizio.
«Eppure – prosegue Patania – tante sono state le segnalazioni da parte nostra alla politica per tenere viva la speranza di un futuro lavorativo presso quell’area industriale, un’area industriale contenente quantitativi enormi di amianto, situazione della quale con un esposto è stata investita anche la Procura della Repubblica di Vibo Valentia. Evidentemente però – aggiunge – non interessa a nessuno la sorte degli ex lavoratori Italcementi e si lascia tutto nelle mani dell’azienda».
Circostanze che lo stesso esponente sindacale evidenzia nuovamente a beneficio del prefetto Giovanni Bruno e del sindaco Elio Costa, ai quali si rivolge la sua missiva, spiegando che «i vertici bergamaschi hanno deciso che, con il nuovo anno, inizieranno a smantellare macchinari e altro per delocalizzarli in altri stabilimenti. La cosa grave – per Patania – è che tutto ciò avviene nel silenzio assoluto della classe politica istituzionale di questo territorio e di quella regionale».
Motivo per cui, Patania chiede la convocazione di un tavolo istituzionale «affinché alcuni aspetti vengano chiariti e messi nero su bianco». Tra questi, stabilire se «l’azienda ha deciso di smantellare alcuni impianti con ditte esterne, devono essere i lavoratori attualmente in mobilità a lavorare con le ditte incaricate allo smantellamento stesso; convocare i vertici aziendali con i nuovi proprietari tedeschi e capire quale destinazione d’uso vogliono dare a quell’area che si estende su 33 ettari, se non c’è nessun progetto alternativo allora si chiede al sindaco di espropriare quell’area per pubblica utilità bonificarla».
Non e più accettabile, per Patania, che «nessuno intervenga su questa vertenza, noi non permetteremo che senza una discussione seria ai tavoli istituzionali qualcuno vada a smontare pezzi di fabbrica li bloccheremo con la forza».