Crisi da Covid, ristoratori vibonesi presentano un esposto in Procura: «Un disastro» – Video
I ristoratori e titolari di partite Iva che da mesi invocano aiuti da parte del Governo hanno deciso di rivolgersi al procuratore Camillo Falvo
Esasperati e inascoltati presenteranno un esposto in Procura i ristoratori e titolari di partita Iva vibonesi riuniti nel comitato Zona bianca. «I Dpcm emanati dal Governo – si legge nella denuncia – oltre che risultare insufficienti a fermare il diffondersi dell’epidemia da Covid, hanno avuto come risultato un gravissimo impoverimento delle attività produttive». Una contestazione rivolta al presidente del Consiglio dei ministri e ai commissari straordinari per l’emergenza. I firmatari della missiva contestano «l’illegittimità e l’arbitrarietà del confinamento delle persone, perché in violazione dell’art.16 della Costituzione».
Una formale denuncia «per i reati di epidemia colposa e delitto colposo contro la salute pubblica e per i reati di omicidio colposo plurimo».
Nella denuncia figura anche il presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì, «per i reati di omissione d’atti d’ufficio, per non avere adottato provvedimenti idonei e sufficienti a contrastare efficacemente la diffusione della pandemia, per aver usato negligenza nell’organizzazione della sanità regionale (…), determinando così l’aumento del livello di rischio di criticità sanitaria e determinandone per tale ragione la classificazione di zona rossa con la conseguente adozione delle misure restrittive più gravi compreso la sospensione delle attività commerciali ed economiche». Come se non bastasse, «si contesta inoltre di avere omesso di organizzare tempestivamente idoneo ed efficace servizio e sistema di vaccinazione della popolazione regionale». Questi alcuni dei passaggi più significativi dell’esposto che sarà presentato nei prossimi giorni al procuratore capo di Vibo Valentia, Camillo Falvo.
Un esposto che appare molto azzardato, sia nei toni che nelle accuse mosse nei confronti dei vertici istituzionali di Stato e Regione, ma che dimostra il livello di esasperazione e rabbia che ormai dilagano tra i ristoratori vibonesi. A rendere gli animi ancora più agitati, contribuisce la ormai quasi certa permanenza della Calabria in zona arancione, mentre il passaggio in zona gialla avrebbe almeno consentito a bar e ristoranti di restare aperti sino alle 22, purché si usino tavoli all’aperto. Qualunque sia il “colore”, comunque, l’unica cosa certa è che gli esercenti sono ormai alla disperazione. Mimmo Lo Bianco, ristoratore, attende da 7 mesi che il Comune di Vibo autorizzi l’istallazione dei dehors. «Senza un’adeguata copertura – spiega – alla prima pioggia dovrò chiudere bottega». «I tavoli all’aperto non sono una soluzione, con solo 10 posti a sedere – dice un altro ristoratore, Roberto Cagigi – i costi supererebbero i ricavi. Inutile riaprire». Da 14 mesi nella sua osteria, come nei locali di tutta la città, è calato il silenzio a causa di una pandemia che ha messo in ginocchio un intero Paese.