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Emergenza cinghiali, contestato il nuovo piano: «Nel Vibonese si potrà cacciare solo in 4 comuni»

Alcuni componenti dell'Ambito territoriale di Caccia Vibo Valentia 1 sollevano dubbi anche sul numero dei selecontrollori individuati: «Undici? Sono insufficienti»

Emergenza cinghiali, contestato il nuovo piano: «Nel Vibonese si potrà cacciare solo in 4 comuni»

I consiglieri Bruno Manduca, Giuseppe Mari, Onofrio Casuscelli, Luigi Colarusso, Domenico Marino e Nicola Pascali, in qualità di componenti dell’Ambito territoriale di Caccia Vibo Valentia 1, costituito da ben venticinque comuni vibonesi, contestano il nuovo piano di selezione degli ungulati varato dalla Regione Calabria per l’Ambito Territoriale VV1 per il periodo che va dal 15 aprile al 16 maggio 2021.

Il nuovo Piano

«Infatti, su venticinque comuni, quasi tutti interessati dalla problematica cinghiali (sia per la massiccia distruzione delle coltivazioni agricole che per i numerosi sinistri automobilistici) non riusciamo a comprendere – spiegano in una nota – quali criteri siano stati adottati per inserire solo quattro comuni, Maierato, Pizzo, Sant’Onofrio e Vibo Valentia, nel piano di selezione lasciando fuori ben 21 comuni martoriati da tale fenomeno».

I selecontrollori

Ma non è l’unica scelta a non convincere: «Le stesse curiosità riguardano i criteri di individuazione dei selecontrollori utilizzati nel piano. Chi li ha scelti? In base a quali requisiti? Vi è una commissione di valutazione? Come mai si stanno facendo ulteriori corsi di formazione quando non vengono utilizzati quelli già esistenti? Nella provincia di Vibo Valentia ci sono circa duecento cacciatori formati per la selezione e diversi altri in fase di formazione. Purtuttavia nell’attuale piano, nonostante l’emergenza cinghiali in atto, dovuta anche al fatto che quest’anno a causa delle zone rosse la caccia è stata sospesa per alcuni mesi, invece di spiegare tutte “le forze”, sempre nel rispetto delle norme e regole di sicurezza, la Regione ha voluto utilizzare solo pochissimi selettori, undici (11, tra cui alcuni di fuori provincia), i quali dovrebbero trovarsi negli stessi orari stabiliti dal decreto regionale contestualmente nei quattro comuni interessati dal piano, rendendo quasi nulla l’azione di riduzione del numero del selvatico».

Chiesto l’accesso agli atti

A giudizio dei componenti dell’Ambito territoriale di Caccia si tratta di un numero assai insufficiente pertanto chiedono accesso agli atti sia alla Regione Calabria che all’Ambito Territoriale di Caccia, «per comprendere quali reali motivazioni abbiano spinto gli attuatori del piano a prendere in considerazione solo quattro comuni su venticinque e undici cacciatori su circa duecento da utilizzare su migliaia di ettari e capire come possano in questi termini dare un contributo e un aiuto serio agli agricoltori e agli amministratore comunali che spesso si trovano costretti a sollecitare le Autorità preposte per ottenere interventi rapidi ed efficaci».

Particolare curiosità desta il fatto che «tra i selecontrollori impiegati nel citato piano ci siano soltanto membri di maggioranza del Consiglio dell’Ambito territoriale di caccia, mentre sono stati esclusi tutti i componenti di minoranza pur essendo in possesso dei requisiti. Ci domandiamo a questo punto: la vicinanza al presidente o al vice dell’Atc è un requisito fondamentale per essere inseriti nel piano? Chiediamo agli Enti preposti – concludono – di voler rapidamente intervenire affinché per il proseguo ci siamo dei piani più efficaci in grado di dare delle risposte serie soprattutto agli agricoltori e alla sensibilità degli amministratori locali a cui chiediamo anche la loro voce».

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