“Il giudice bambino”, il libro di Marco Baroncini presentato all’Istituto di criminologia
Nella sede dell’istituto vibonese, importante occasione di confronto sulla “verità processuale oltre ogni ragionevole dubbio”
Nei giorni scorsi, si è tenuta all’Istituto italiano di criminologia la presentazione del libro “Il giudice bambino – Alla ricerca della verità processuale oltre ogni ragionevole dubbio” (G. Giappichelli Editore), scritto da Marco Baroncini, avvocato del Foro di Milano e titolare della cattedra di procedura penale nel corso di laurea triennale in Scienze della mediazione linguistica indirizzo Criminologia e intelligence, nell’istituto vibonese. I lavori sono stati introdotti e moderati dal rettore Saverio Fortunato, che ha anche scritto la postfazione del libro.
Il libro di Baroncini è adottato per l’esame di procedura Penale: un testo di filosofia della scienza più che un testo giuridico. Tra i relatori era presente Vinicio Nardo, presidente del Consiglio dell’ordine degli avvocati di Milano, di origini vibonesi. Nardo si è soffermato sulla lettura del processo penale, individuando il processo come un algoritmo umano. L’autore, Marco Baroncini, ha spiegato che l’intento della sua pubblicazione è quello di stimolare la ricerca e, citando il professor Fortunato ha asserito che nel processo penale «più che cercare la verità bisogna evitare l’errore; più che avere un’investigazione interessata a scoprire la risposta giusta, deve evitare quella sbagliata».
Il professor Malucchi, avvocato del Foro di Pistoia e docente di Diritto penale, ha parlato di processo penale come un “ponte tibetano”; ossia, un luogo dove è difficile mantenere l’equilibrio, un percorso difficile che va affrontato rispettando le regole scritte. Atteso l’intervento del procuratore della Repubblica di Vibo Valentia Camillo Falvo, che si è soffermato sulla sua esperienza professionale, che lo ha visto protagonista in diversi ruoli in seno alla magistratura: giudice civile, penale, di Sorveglianza e di pubblico ministero. «Nella mia vita non penso di aver condannato un innocente, ma ho il dubbio di aver assolto un innocente», sono le parole di Falvo. Nel suo appassionato intervento si è soffermato sulla “verità processuale”, cosa ben diversa dalla “verità storica”, chiarendo che l’esistenza del pregiudizio mortifica il processo. All’importante giornata hanno partecipato alcune classi sia del Liceo Scientifico “Piria” di Rosarno e sia del Liceo “Severi” di Gioia Tauro. La diretta streaming è stata seguita online da 938 persone.