“U ‘ncantatu”: personaggio che non può mancare nel presepe calabrese
Al contrario delle altre statuine non svolge nessuna attività. Eppure, questo pastorello non può passare inosservato
In tutta la simbologia del presepe, ogni personaggio ha una sua precisa funzione. Nel presepe calabrese, uno dei personaggi più tradizionali e importanti è sicuramente “u ‘ncantatu”, che è facilmente riconoscibile proprio grazie alla sua postura. Al contrario delle altre statuine, egli non svolge nessuna attività: non porta legna, non guarda pecore, non suona la zampogna. Eppure, questo pastorello non può passare inosservato, in quanto di solito viene collocato vicino alla grotta di Gesù Bambino e viene rappresentato con le braccia aperte e lo sguardo rivolto verso il cielo, con la testa leggermente reclinata all’indietro e l’aria, appunto, incantata, come se fosse rimasto stordito dalla luce della stella cometa.
In alcune parti della Calabria, infatti, è identificato con l’appellativo di “u ‘ncantatu d’a stija”. Il contrasto con le ricche vesti dei Re Magi, che portano i loro doni preziosi, è stridente: al contrario dei Magi, egli veste umili abiti da pastore e non porta niente, le sue braccia aperte sono vuote, ma il suo sguardo è pieno di stupore. Il suo posizionamento vicino alla grotta ha una simbologia precisa: in realtà questo personaggio offre un dono importantissimo non solo al Bambino, ma anche all’intera umanità. Egli non offre nulla di prezioso, ma il suo dono è lo stupore, la meraviglia per quel magico evento al quale ha potuto assistere: l’incanto della venuta al mondo del figlio di Dio.
“U ‘ncantatu” sembra dunque, soprattutto oggi, voler lanciare agli uomini l’invito ad avere ancora la capacità di stupirsi; il suo é un messaggio rivolto ad un’umanità che sembra ormai rassegnata, incapace di slanci emotivi, appiattita, omologata, priva di spiritualità. Dolcezza, incanto, semplicità, umiltà, sono queste le qualità che egli possiede e che colpiscono più di ogni altro dono.