Tonnara di Bivona, lo sfogo di Montesanti: «Si perde tempo nell’ignavia di tutti»
Lo storico denuncia la situazione d’impasse in cui versa il bene culturale: «Si simulano tavoli tecnici, inaugurazione ed incontri ma non si realizza nulla di concreto»
«Su 170 milioni di euro per progetti redatti dal Comune di Vibo Valentia per Invitalia, nell’ambito dei Contratti istituzionali di sviluppo, nessun euro sarà destinato alla Tonnara», questo l’incipit di un lungo e dettagliato j’accuse con cui lo storico locale Antonio Montesanti, da sempre impegnato nell’attività di recupero e valorizzazione dell’importante bene storico-culturale, denuncia la situazione d’impasse in cui ancora versa il Museo della Tonnara di Bivona.
«Simulando tavoli tecnici – prosegue ancora Montesanti -, inaugurazioni ed incontri istituzionali, si esulta dichiarando che “questo è il primo passo per farla rivivere”, mentre il conto delle cose malfatte diventa ogni giorno più vergognoso. Il Comune di Vibo dal 1999 beneficia di finanziamenti di diversi milioni per restaurare l’antica tonnara senza averla, dopo vent’anni, ancora completata. Questo impedisce di presentare schede di finanziamento per terminarla, come avvenuto con i Cis». [Continua]
«Sarà per questo – si domanda a questo punto Montesanti – che l’ente non potrà portarvi l’allestimento museale acquistato nel 2008 e costato più di 65mila euro, che una determina del 2015 descrive come messo in posa e collaudato mentre ancora giace negli scantinati del Comune? Di fatto se ne ha contezza solo 12 anni dopo, il 7 febbraio 2020, esattamente 4.381 giorni dopo l’acquisto. Da quella data sono passati altri 216 giorni, ma nessuno organizza la posa di quell’allestimento in tonnara. Del resto, a parte il piano superiore, tutto è degrado e abbandono, crepe e calcinacci, umidità e profilattici usati. Si organizzano tavoli tecnici per dare l’immobile ad altri enti perché non ci sono più soldi per fare il museo: una parte dei locali la darebbero alla Regione per un fantomatico Osservatorio ambientale e culturale e l’inesistente Museo lo lasceranno al MiBact, ponendovi magari la sede della soprintendenza vibonese. In tutto ciò, nessuno interpella il Demanio marittimo, tuttora proprietario dell’immobile, che ancora attende la regolarizzazione dei canoni pregressi ma che non ha mai effettuato alcuna verifica sullo stato di un bene di sua competenza».
«Nelle more – conclude amaramente Montesanti – tutto è possibile e la gente del luogo stenta a considerarlo un bene appartenente alla propria memoria storica. Giorni fa ho visto una foto, a corredo di un articolo giornalistico, che ritrae donne impegnate in politica che discutono sul tema della doppia preferenza di genere, alle loro spalle quello che avrebbe dovuto essere il Museo della Tonnara desolatamente chiuso, immagine icastica. Nell’ignavia di tutti, tutto si può fare e ogni giorno in più che passa è un giorno di vantaggio regalato alla mafia».