Partirei da qui, l’album di esordio del talento tropeano Antonio Il Grande
Al suo attivo una borsa di studio con Mogol e la partecipazione a Sanremo Rock. Il nuovo lavoro parla alla gente «per farla sentire meno sola»
Da Mogol a Sanremo, passando per un nuovo album. La parabola artistica di Antonio Il Grande prosegue il suo cammino ascendente. Dalla mezzanotte di oggi è infatti fruibile su Youtube il suo album d’esordio, “Partirei da qui”. Nomen omen per l’ep, un nome un destino, un po’ come se stesso e il fardello di un cognome che si porta addosso e che spinge ad aspettative puntualmente rispettate non appena ha un microfono in mano.
Eppure l’esordio di Antonio nella musica avvenne quasi per caso, ma di fronte a un mostro della canzone italiana come Mogol: un’esperienza che lo spinse ad approfondire quell’amore viscerale. Poi arrivò la partecipazione a Sanremo Rock, le migliaia di visualizzazioni su Youtube, i singoli e tanta voglia di raccontare la vita.
Oggi è un giorno speciale per l’artista tropeano, paragonabile alla nascita di un figlio. Lo abbiamo raggiunto per farci raccontare le sue emozioni e i suoi desideri.
Innanzitutto come si sente, cosa prova in questo momento?
Sono molto orgoglioso di questa nascita perché inizialmente era solo nei pensieri più reconditi della mia mente. È un disco autoprodotto, realizzato con le mie forze e con il contributo della mia famiglia, e questo raddoppia la soddisfazione per quanto fatto.
Il titolo dell’album è “Partirei da qui”. È un caso?
No, non è un caso, ma ha una doppia valenza: innanzitutto è preso da una delle canzoni che lo compongono, quella che in qualche modo mi ha fatto capire che avrei voluto fare questo nella vita; e poi, da come si può intendere, questo ep rappresenta un punto di partenza effettivo che spero mi porti a realizzare il mio sogno.
E qual è questo sogno?
Il desiderio maggiore è riuscire a far capire che sto facendo tutto questo per creare dei ponti con la gente, far capire alle persone che l’arte può farci sentire meno soli rispetto ad alcune sensazioni, stati d’animo, esperienze. La mia è una musica molto identitaria, un’arte che rubo alla vita e che individua dei sentimenti in cui chiunque può rivedersi. E poi, chissà, magari un giorno potrò vivere di tutto questo: questo è il mio secondo desiderio.
C’è qualcuno in particolare a cui si ispira la sua musica?
Magari non volutamente, ma la musica che ascolto influenza senza dubbio le mie produzioni. Penso a Battisti, a Brunori, a Cremonini, tutti artisti legati al filone del cantautorato italiano.
Quanta Calabria c’è nella sua arte?
Ce n’è sicuramente molta, a cominciare dalle persone che hanno partecipato dalla realizzazione. E poi anche il luogo in cui è stato realizzato: gli studi di Catanzaro sono stati una scelta identitaria ben precisa, simbolica. Io vivo a Firenze per motivi di studio e avrei potuto farlo lì, ma ho preferito tornare in Calabria. E questo non è stato un caso.
Un’opera fortemente voluta la sua, ma nata anche grazie al contributo di molte persone.
Sì. In primis devo ringraziare i miei genitori che sono stati in un certo senso i coproduttori dell’album, ci hanno creduto sin dall’inizio e mi hanno supportato. Poi i ragazzi che hanno partecipato alla produzione: Filippo Accorinti, Sergio Bagnato e Paolo Zangone che mi hanno accompagnato con i loro strumenti e non solo. Ma soprattutto devo ringraziare tutti quelli che hanno partecipato al crowdfunding e mi hanno permesso di realizzare questo sogno.
Progetti a breve scadenza?
Nelle prossime settimane ho in programma la promozione dell’album con dei live a Roma, Firenze, Milano. E poi uscirà il disco in digitale, il compact disc, che distribuirò a quanti hanno partecipato al crowfunding. In tutto questo spero di riuscire a inserire qualche appuntamento anche in Calabria. Il mio cuore è lì.
Per ascoltare l’album clicca qui https://www.youtube.com/channel/UCQchoeI3tTgBdxnabaKvQcA